Legge di stabilità, tutte le misure. Taglio al cuneo fiscale quasi ininfluente

Pubblicato il 17 Ottobre 2013 alle 14:15 Autore: Alessandro Genovesi

Legge di stabilità, tutte le misure. Taglio al cuneo fiscale quasi ininfluente

Come spesso accade in questi casi, la montagna ha partorito il topolino. Settimane di discussioni e di raccomandazioni sull’utilità del taglio al cuneo fiscale (la differenza tra quanto il datore paga e quanto finisce nelle tasche del dipendente) hanno prodotto, per i lavoratori dipendenti, un aumento netto in busta paga di 14 euro mensili. Un po’ poco, per risollevare un Pil che da anni fa registrare il segno meno.

E stiamo parlando del tetto massimo, che copre coloro che percepiscono uno stipendio tra i 950 e 1250 euro lordi al mese. Per tutti i redditi maggiori, il beneficio sarà quasi nullo: secondo i calcoli della Cgia di Mestre, confermati in gran parte anche da Palazzo Chigi, vi saranno casi in cui l’ “aumento” sarà di 3 euro mensili. Un paio di caffè e brioches.

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Oggettivamente poco, pochissimo. Ma d’altronde non ci si poteva aspettare altro, visto che le risorse destinate si sono fermate a 2,5 miliardi, meno dei 3 ipotizzati qualche giorno fa e molto meno dei 10 chiesti da Confindustria. Una cifra di per sé bassa, composta da 1,5 miliardi di vero e proprio taglio al cuneo, 1 miliardo di risparmio ai contributi sociali alle imprese  e una leggerissima limatura dell’Irap sul costo del lavoro, circa 40 milioni.

La Legge di stabilità partorita dal Consiglio dei ministri, però, non si ferma qui, e predispone una serie di altri rilevanti misure. Il tutto è consultabile online sull’account ufficiale Flickr del governo.

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Nello specifico, oltre ai suddetti 2,5 miliardi, nella manovra figurano circa 5 miliardi di tagli alle tasse (da fare in tre anni), di cui però mancano completamente i dettagli, e 3,9 miliardi per interventi vari come il rifinanziamento delle missioni all’estero e la cassa integrazione in deroga. Il totale è di 11,5 miliardi.

Ancora poco chiare sono le coperture finanziarie: saltato il taglio alla Sanità per volontà dello stesso premier, si procederà a colpi di spending review, dismissione di patrimonio pubblico (si parla di 3,2 miliardi) e lotta all’evasione fiscale.

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Un’altra stangata è in arrivo per il pubblico impiego: ci sarà un nuovo blocco della contrattazione fino a tutto il 2014. Prorogato fino al 2018 anche lo stop al turn over, con un meccanismo progressivo: assunzioni al 40% dei ritiri per l’anno 2015, al 60% per l’anno 2016, al 80% per l’anno 2017.

Stando alle dichiarazioni del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, le misure adottate dall’esecutivo “ci porteranno fuori dalla recessione. Non cresceremo a un ritmo cinese, ma torneremo a un Pil del 2%”.

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Certo è che difficilmente la legge di stabilità resterà tale e quale. Con l’approdo in Parlamento, infatti, i deputati e senatori avranno mano libera nel provare a cambiarla. E, a sentire, il ministro per la Pubblica Amministrazione, Giampiero D’Alia, farebbero bene: “A saldi invariati il governo è disponibile a modificare la legge, non c’è alcun dubbio. Offriamo al Parlamento un rapporto di collaborazione. La manovra può e deve essere migliorata, anche per quanto riguarda il settore del lavoro pubblico”. Però, aggiunge D’Alia, “per finanziare un rinnovo economico dei contratti ci vorrebbero oltre 7 miliardi di euro nel triennio ed è evidente che, rispetto alle esigenze che il Paese ha, abbiamo dovuto fare una scala di priorità”.

L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
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