Giochi Paralimpici estivi di Sydney 2000. La Spagna dei disonesti

Pubblicato il 18 Ottobre 2013 alle 10:13 Autore: Stefano Merlino

E’ stata una tra le frodi sportive più celebri, sicuramente la più vergognosa. A tredici anni di distanza è stata fatta giustizia sullo scandalo che ha colpito la Spagna del basket alla XI edizione dei Giochi Paralimpici estivi di Sydney del 2000. Questa volta il doping non ha nulla a che vedere con quelle fasulle imprese di atleti disposti a tutto pur di vincere e di essere celebrati.

Una festa dello sport. Sono tanti gli atleti che arrivano da tutto il Mondo per darsi battaglia nelle più disparate discipline, in un tripudio di bandiere e colori. Essere disabili non significa essere diversi. E’ la società che si dimentica troppo spesso di questi uomini e donne a cui la vita ha sì tolto qualcosa, ma non la voglia di combattere e di vivere

Gli organizzatori, per la prima volta da quando è nata questa manifestazione, introducono per l’edizione australiana una grande novità. Possono infatti partecipare anche gli atleti con disabilità intellettive e relazionali, una rivoluzione se si pensa che fino a quel momento potevano partecipare solo quelli con disabilità fisiche o sensoriali. Peccato che tra quei campioni dello sport e della vita, si nasconderanno atleti accecati dalla fama e dal denaro.

La Nazionale spagnola di basket che si presenta a Sydney è formata da 12 atleti, tutti con deficit mentali da loro stessi dichiarati con una lettera alla Feddi, la Federazione spagnola  degli sport degli handicappati mentali. Nessuna valutazione viene fatta dai medici, ma comunque per questi ragazzi si parla di un quoziente intellettivo inferiore a 70, ben al di sotto della media fissata a 100.

La Nazionale spagnola di basket alle Paralimpiadi di Sydney

La Nazionale spagnola di basket alle Paralimpiadi di Sydney

La Spagna demolisce tutte le avversarie che incontra, e la finale, vinta sulla Russia con un sonoro 87-63, è una formalità. E’ medaglia d’oro.

Non solo il basket. Per i colori spagnoli, infatti, le Paralimpiadi sono state un successo con più di cento medaglie conquistate in tutte le discipline. Un medagliere ricco, sul quale ben presto si abbatterà con tutta la sua violenza uno spaventoso uragano.

Javier Vega, coach della Nazionale di basket, è il primo a sospettare che i suoi giocatori siano in realtà dei normodotati, ovvero atleti senza disabilità. Troppo evidente la superiorità in campo degli spagnoli. Le smentite, ovviamente, non tardano ad arrivare da parte degli organi federali, a difesa dei risultati sorprendenti ottenuti dai propri atleti.

Ma ecco che Carlos Ribagorda, uno dei 12 cestisti campioni olimpici a Sydney, decide di vuotare il sacco e raccontare, in un’intervista shock, la verità. Parole di accusa le sue, che confermano quanto sospettato da Vega e che sconvolgono il Mondo dello sport.

Carlos Ribagorda

Carlos Ribagorda

“Tra i 200 atleti spagnoli partecipanti alle Paralimpiadi almeno 15 non avevano handicap fisici né mentali”. Viene a galla il progetto ideato dalla diabolica mente di Martin Vicente, il presidente della Feddi. L’atleta normodotato, evidentemente complice del presidente della Federazione, chiedeva il certificato di idoneità a praticare sport agonistici, quindi, una volta ottenuto, diveniva un tesserato della Feddi: in questo modo partecipare ai Giochi di Sydney era un gioco da ragazzi.  Tanti benefici economici venivano garantiti agli atleti. Non solo i premi per le medaglie ottenute ma anche, e forse in misura maggiore, quelli provenienti dagli sponsor.

E’ un duro colpo per la Spagna sportiva che si ritrova a celebrare un branco di abili criminali senza pudore. Solo due cestisti di quella squadra riusciranno a ottenere i premi, essendo stata accertata la loro disabilità. Ma delle medaglie, restituite, e della gloria di quei giorni, non resta più nulla. Solo tanta vergogna per una vicenda che è destinata a far parlare ancora per la leggerezza con la quale è stata di recente riaffrontata. Soprattutto se si pensa che questo scandalo non ha coinvolto solo il basket, ma si è estesa ad altre discipline.

Chi si aspettava una pena severa ed esemplare per l’ideatore di questo progetto, è rimasto profondamente deluso. Solo una multa di 5400 Euro a Vicente e la restituzione di tutti quei sussidi ricevuti per promuovere l’attività federale. Se non è il trionfo dei disonesti, poco ci manca.

L'autore: Stefano Merlino

Sono nato nel 1987 e da sempre mi piace scrivere. stefano.merlino@termometropolitico.it (Twitter: @stefano_mago)
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