Imu, il dilemma della seconda rata

Pubblicato il 6 Novembre 2013 alle 10:43 Autore: Gabriele Maestri

Dalle parole del ministro Fabrizio Saccomanni risulta chiaro quello che era già facile intuire prima:  le risorse per fare fronte all’abolizione della seconda rata dell’Imu vanno trovate, ma ora non ci sono. E le soluzioni che si prospettano non sono favorevoli (anche se sarebbero quasi “obbligate” in mancanza di altre ipotesi praticabili):  far pagare comunque la seconda rata, con la possibilità che solo questa sia più cara dell’intero tributo versato nel 2012. Almeno nei comuni che decidessero di ritoccare le aliquote al rialzo entro questo mese.

I conti proposti dal Corriere della Sera parlano chiaro: se non venisse completamente abolita l’Imu, a Milano per una casa “media” la seconda rata sarebbe più alta di 100 euro rispetto all’intera somma dovuta nell’anno precedente, perché il comune vorrebbe aumentare l’aliquota dallo 0,4% allo 0,6%. E la stessa cosa potrebbero fare altri comuni, per far fronte alla penuria di risorse che attanaglia molte casse comunali. Non accadrebbe dappertutto (a Bologna, pur a fronte di un ritocco al rialzo, i proprietari di case pagherebbero qualcosa di meno dell’anno scorso), ma il fenomeno va considerato con attenzione.

Imu

I conti – spiega sempre il Corriere – sono così pesanti per il fatto che, non essendo stata pagata la prima rata del 2013, dal totale calcolato in base alle nuove aliquote si dovrebbe sottrarre la metà dell’importo totale versato l’anno scorso: è dunque automatico che il conto risulti comunque più salato. Certamente l’idea che possa ritornare l’Imu così com’era non sarebbe un toccasana per il governo, visti gli impegni già presi e le pressioni esercitate dal Pdl perché si arrivasse all’abolizione totale dell’imposta per il 2013; sulle tasse sulla prima casa, in ogni caso, la legge di stabilità dovrà mettere le mani.

A molti però non piace l’approccio del nuovo tributo, la Tasi, che rispetto all’Imu avvantaggia gli immobili che abbiano alto valore catastale. Per correggere il meccanismo occorrerebbe introdurre delle detrazioni, ma in quel caso calerebbe il gettito (e alzare le aliquote scontenterebbe chi ha voluto a ogni costo l’abolizione dell’Imu). Un bell’inghippo, che però va risolto entro il 16 dicembre, data entro la quale sarebbe previsto il pagamento dell’imposta.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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