Greenpeace attacca i test sulle centrali nucleari

Pubblicato il 9 Novembre 2011 alle 13:00 Autore: Matteo Patané
Greenpeace contro il nucleare

Dopo l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima che ha sconvolto il Giappone l’Unione Europea aveva chiesto ai Paesi membri di avviare una serie di stress test sui 143 reattori in quel momento attivi all’interno dei propri confini (ridotti a 134 secondo i dati aggiornati al 21 ottobre 2011 della World Nuclear Association).

La ripartizione dei reattori, sempre dai dati della WNA, mostra:

  • 58 – Francia
  • 18 – Regno Unito
  • 10 – Svezia
  • 9 – Germania
  • 8 – Spagna
  • 7 – Belgio
  • 6 – Repubblica Ceca
  • 4 – Finlandia, Slovacchia, Ungheria
  • 2 – Bulgaria, Romania
  • 1 – Paesi Bassi, Slovenia

Il compito di approntare le test rules è stato affidato all’ENSREG (European Nuclear Safety Regulation Group), che ha stilato un documento di specifiche estremamente dettagliato, in cui venivano prese in considerazione evenienze che spaziavano dai terremoti alle alluvioni agli attacchi terroristici fino a interruzioni prolungate di energia elettrica.
Nel documento sono anche contenute le scadenze previste per la presentazione dei risultati deglistress test:

  • 15 agosto 2011 – Bozza del rapporto a livello di singola centrale
  • 15 settembre 2011 – Bozza del rapporto a livello nazionale
  • 31 ottobre 2011 – Versione definitiva del rapporto a livello di singola centrale
  • 31 dicembre 2011 – Versione definitiva del rapporto a livello nazionale
  • 30 aprile 2012 – Peer review

Al momento, quindi, sono pienamente disponibili sul sito dell’ENSREG i draft dei report nazionali, mentre iniziano ad affluire i report definitivi a livello delle singole centrali.

L’evoluzione ed il monitoraggio degli stress test sono stati seguiti con attenzione dalla ONG ambientalista Greenpeace che, non appena raccolti i draft dei report nazionali non ha mancato di sollevare le proprie critiche sulla conduzione dei test e sulla compilazione del report, corredata da una mappa interattiva costruita tramite l’applicativo Google Maps.

Le carenze evidenziate da Greenpeace si pongono su due livelli.
In primo luogo, denuncia l’organizzazione, quanto finora consegnato dai quindici Paesi nuclearizzati (i quattordici della lista del WNA più la Lituania) della UE tralascia alcune situazioni che proprio il disastro di Fukushima impedisce di bollare come casistiche puramente teoriche: in molti report mancano, per alcune o per tutte le centrali, le simulazioni relative a malfunzionamenti contemporanei in più reattori – esattamente quanto avvenuto in Giappone – nonché quelle relative a casi di impatti aerei analoghi agli attentati al World Trade Center dell’11 settembre 2001.
Inoltre, riporta sempre Greenpeace, i report non sono corredati dalle necessarie informazioni relative all’evacuazione dei centri abitati circostanti le centrali e non è stato tenuto in debito conto l’invecchiamento dei reattori, ovvero le simulazioni sono state effettuate utilizando i parametri “di listino” senza tenere conto del deterioramento e dell’usura a cui sono sottoposti i componenti della centrale nucleare.

Greenpeace contro il nucleare

La seconda critica è tuttavia ancora più significativa: Greenpeace punta infatti il dito contro le profonde diversità che sistematicamente si riscontrano da uno Stato all’altro. Vengono evidenziati, a mo’ di esempio, due casi particolarmente significativi: il reporto della Repubblica Ceca impiega infatti appena 7 pagine – meno delle specifiche stesse fornite dall’ENSREG! – per sei reattori, laddove laSlovenia è stata in grado di produrre un documento di 167 pagine per le simulazioni sull’unico reattore costruito sul suo territorio nazionale. Una discrepanza enorme, che tuttavia – puntualizza Greenpeace – serpeggia in tutta la UE secondo precise dinamiche: sarebbero infatti i Paesi in cui lo Stato non è direttamente il controllore delle centrali nucleari quelli ad aver condotto fino a questo momento i test più rigorosi. Oltre al caso della Slovenia, viene infatti citato come report di alta qualità quello francese, per inciso lo Stato con il maggior numero di reattori sul proprio territorio e potenzialmente quindi quello con il compito più complesso in fase di compilazione.
Al contrario vengono indicati come estremamente lacunosi i documenti prodotti da Regno Unito eSvezia.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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