Un paio di cose che mi ricordo su Monti

Pubblicato il 10 Novembre 2011 alle 14:04 Autore: Livio Ricciardelli
mario monti

Il centrosinistra propone D’Alema, il centrodestra risponde picche, sapendo la predilezione berlusconiana nei confronti di Gianni Letta. A questo punto la Casa della Libertà fa una proposta: noi indichiamo 4 persone non “nostre” che siamo disposti ad appoggiare se voi del centrosinistra la portate avanti. I fantastici 4 erano Franco Marini (si sperava infatti in  una replica del voto per la presidenza del Senato, che avrebbe causato complicazioni alla maggioranza di Prodi), Giuliano Amato (per creare problemi ai Ds considerando che egli pur essendo di quell’area aveva sempre rifiutato la tessera e addirittura la presidenza della Quercia), Lamberto Dini (mistero della fede) e…Mario Monti! Fassino allora se ne uscì dicendo: “Perfetto, allora noi candidiamo Napolitano”.

Non si ottenne il consenso del centrodestra e Napolitano fu eletto “a sfondamento” a seguito del quarto scrutinio.

Da quel giorno in poi il nome di Monti è sempre girato, candidato eterno e riserva della Repubblica. Mentre continuava la sua egregia attività tecnica e professorale (unico italiano membro della commissione Attali, versione seria della nostra commissione Marzano).

Fino ad un evento inedito per la Repubblica e la sua nomina a senatore  a vita. Un modo per legittimarlo politicamente, per garantire l’Europa e per politicizzare un ipoetico esecutivo tecnico. Nella peggiore delle ipotesi, un voto in più al Senato per un governo di larghe intese.

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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