Sentenza Minotauro, ‘Ndrangheta in Piemonte: 36 condanne

Pubblicato il 23 Novembre 2013 alle 16:47 Autore: Daniele Errera
Sentenza Minotauro, ‘Ndrangheta in Piemonte

Sentenza Minotauro, ‘Ndrangheta in Piemonte: 36 condanne. In prigione anche Nevio Coral, sindaco di Leinì. Assolti in 34.

Giugno 2011: l’Operazione Minotauro è operativa in Piemonte. Tutto era partito dalle confessioni (datate 2006) del pentito Rocco Varacalli, circa l’infiltrazione, anzi l’insediamento, della mafia calabrese, la ‘ndrangheta, nei territori del nord ovest. Le persone arrestate furono ben 146. Nella giornata di ieri, 23 novembre 2013, sono arrivate le sentenze di primo grado. Dei 74 imputati e 733 anni richiesti dalla procura, la presidente della Corte, Paola Trovati,  ha inflitto condanne a 36 pesone, assolvendone 38 ma solo per reati connessi, per un totale di 266 anni.

Trai nom i ‘pesanti’ che hanno subito una condanna si possono rintracciare Vincenzo ‘Enzo’ Argirò, considerato capo della area militare ‘ndranghetista torinese, punito con 21 anni e mezzo di reclusione e Salvatore De Masi, ritenuto il collegamento mafia-politica locale, condannato a 14 anni. Invece Rosario Marando, fratello di uno dei più grandi narcotrafficanti di cocaina al mondo, è stato assolto. Ma, forse, i nomi più importanti sono quelli politici: tra questi spicca Nevio Coral, sindaco di Leini, comune di oltre 15.000 abitanti in Provincia di Torino. In manette dallo scorso 8 giugno con l’accusa di ‘concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio’, è stato sanzionato con 10 anni di prigione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Sentenza Minotauro, ‘Ndrangheta in Piemonte

Il processo, affollatissimo di imputati, parenti ed avvocati, ha visto anche la partecipazione di un importante mondo della società civile: i presidi di ‘Libera – nomi e numeri contro le mafie’ hanno partecipato attentamente col fondatore don Luigi Ciotti in prima fila. Anche il procuratore capo Gian Carlo Caselli ha partecipato alla lettura delle sentenze, confermando quello che da anni ed anni affermava, ovvero che la mafia al nord – e specialmente nel suo Piemonte – c’è eccome: ”la mafia c’è perché c’è mercato per i sui servizi. Ci sono tante persone che traggono vantaggio dall’esistenza della mafia, persone che non hanno nessun interesse a denunciarla. Persone, politici e amministratori, che la legge penale non può punire perché la loro colpa è l’opportunismo”.

La presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, ha commentato soddisfatta il verdetto di ieri pomeriggio: “un risultato di grande rilievo nella battaglia contro le mafie. Se  da un lato si conferma la presenza della ‘ndrangheta anche nelle regioni più sviluppate del paese e la sua capacità di condizionamento della politica e dell’economia locale, dall’altro – ha continuato – si dimostra  l’efficacia dell’azione di contrasto della magistratura e delle forze dell’ordine e la determinazione dello Stato e della società civile a fronteggiare i poteri criminali”.

Daniele Errera

L'autore: Daniele Errera

Nato a Roma classe 1989. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali con la tesi "Dal Pds al Pd: evoluzione dell'organizzazione interna". Appassionato di politica, ha ricoperto vari ruoli nel Partito Democratico e nei Giovani Democratici. E' attivo nell'associazionismo territoriale.
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