Il discorso di Monti al Senato

Pubblicato il 22 Novembre 2011 alle 09:00 Autore: Matteo Patané
discorso di monti

Scendendo difatti nel dettaglio delle parole del nuovo premier, di può vedere come il suo discorso sia stato sapientemente strutturato in blocchi logici ben strutturati e strettamente correlati in modo da portare avanti un’unica, coerente, direzione di pensiero.
Dopo un preambolo quasi umile, fatto di saluti e ringraziamenti, Monti si toglie il guanto di velluto per iniziare letteralmente a stilettare il Parlamento, riuscendo ad evidenziare tutti i difetti e le storture della recente storia politica del Paese attraverso un’esaltazione del ruolo istituzionale del potere legislativo. Segue quindi una contestualizzazione della crisi, ed in particolare del ruolo dell’Italia nello scenario europeo, e proprio partendo dalla tesi delle mancanze della politica italiana e dall’antitesi di quanto l’Europa si aspetta da noi Monti riesce ad arrivare hegelianamente ad una sintesi – il suo programma – da una posizione di forza rispetto ai parlamentari che assembravano l’Aula.

discorso di monti

Rigore, crescita ed equità sono gli ingredienti fondamentali della ricetta Monti per il Paese, e la seconda parte del discorso declina nel dettaglio questi tre punti.
Monti esordisce in questo secondo blocco del suo discorso mostrando l’intreccio di questi tre punti, evidenziando come solo con un adeguato equilibrio tra questi elementi sia possibile impostare un modello di sviluppo sostenibile per il Paese e sferrando un nuovo colpo di fioretto ad una classe politica troppo impegnata a dibattere riforme dall’immediato e discutibile effetto elettorale piuttosto che assumersi l’onere di impostare riforme di ampio respiro e lunga gittata.
Da un punto di vista temporale il Governo Monti si propone due linee di azione, una volta a combattere nell’immediato gli effetti della crisi economica, ed una invece dedicata a porre le basi di un progetto di modernizzazione complessiva del Paese, per evitare sostanzialmente il ripetersi di simili contingenze.

Il primo punto, afferma il neo Presidente del Consiglio, parte dal vincolo di bilancio in Costituzione per arrivare a fornire a ciascun livello di governo precisi vincoli di spesa e investimento per creare automatismi e regole generali che possano innescare meccanismi virtuosi di controllo della spesa pubblica, anche attraverso l’utilizzo di revisori e certificatori esterni come già avviene in diversi altri Paesi.
Monti passa poi ai costi della politica. Consapevole del generale malcontento che serpeggia nella popolazione italiana ed in generale del crescente sentimento antipolitico, il nuovo premier individua proprio nei costi della pubblica amministrazione uno dei punti di rapido intervento, partendo dalla riduzione delle province, dall’accorpamento degli enti pubblici ove possibile e dall’introduzione di procedure di spending review.
Il tema previdenziale è naturalmente presente nel discorso di Monti, ma dalle sue parole sembra per il momento escluso un ulteriore ritocco dell’età pensionabile dopo le numerose riforme che già hanno avuto luogo su questi temi, lasciando aperte ipotesi su passaggi più rapidi verso il sistema contributivo e al tentativo di colpire le numerose sacche di rendita e cumulo che una politica complice o impotente non ha mai intaccato.
Un passaggio, breve ma significativo, è poi dedicato alla lotta alla criminalità, con particolare riferimento all’evasione fiscale.
Monti non sfiora mai direttamente il tema patrimoniale, ma al contrario parla apertamente di reintroduzione dell’ICI, definendo l’attuale situazione italiana un’anomalia nel contesto europeo. Anche il concetto generale di tassazione entra nel programma del nuovo Governo, attraverso una progressiva rimodulazione delle impote volta a favorire il reddito e colpire l’accumulo di capitale ed i consumi; sono quindi da attendersi, se Monti terrà fede a quanto promesso dinanzi al Senato, sgravi sull’IRPEF e nuovi inasprimenti dell’IVA.
Si passa poi al tema delle dismissioni, per le quali Monti prevede di stilare un vero e proprio calendario e tramite le quali prevede di ricavare almeno 5 miliardi di euro in tre anni, secondo quanto prescritto dalla lettera di intenti inviata dall’allora Presidente del Consiglio Berlusconi all’Unione Europea.
Il tema del lavoro occupa un passaggio rilevante del discorso di Monti, un passaggio in cui tenta di non scontentare nessuna delle formazioni che si sono offerte di sostenere il suo esecutivo: se da un lato infatti viene promessa maggiore equità, e tutela per il precariato attraverso anche l’introduzione di adeguati ammortizzatori sociali, dall’altro si conferma lo spostamento delle contrattazioni verso il luogo di lavoro a discapito dei contratti nazionali, aprendo di fatto al metodo Marchionne su scala nazionale.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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