Lo scandalo Juholt e i limiti dei socialdemocratici svedesi

Pubblicato il 30 Novembre 2011 alle 13:10 Autore: Antonio Scafati
juholt

Perché è evidente che i laburisti svedesi hanno ormai un problema legato alla figura del proprio leader. Dal secondo dopoguerra a oggi, al vertice del partito ci sono state in tutti sei persone. Nell’elenco figurano alcuni giganti della politica svedese come Erlander (che ha guidato i suoi dal 1946 al 1969) e Palme (dal 1969 al 1986). Poi sono arrivati Ingvar Carlson (negli anni difficili dal 1986 al 1996) e Göran Persson (dal 1996 al 2007) entrambi legati alla vecchia tradizione del partito e almeno una volta vincitori alle elezioni. Nel 2007 Mona Sahlin viene scelta come nuovo leader ma non lascia tracce memorabili. Dalla scorsa primavera è la volta di Juholt e la situazione è quella che è. Il partito l’ha riconfermato, ma colpi a sorpresa non possono essere esclusi visto che la maggior parte degli elettori laburisti continua a pensare che Juholt debba lasciare.

In pratica si sta palesando un problema di leadership che affonda le sue radici nel modo stesso in cui viene scelto il leader. In Svezia il partito socialdemocratico (ma non solo) affida a un apposito comitato la designazione dei candidati: spesso si tratta però di scelte blindate che attendono solo di essere ratificate dal congresso. È una dinamica che in questi anni sta mostrando palesi debolezze e che mette in luce i problemi di un partito che fatica a gestire il dialogo interno. Soprattutto in questa fase, invece, c’è bisogno di un colpo d’ala. La socialdemocrazia ha bisogno di parlarsi e parlare, di capirsi e capire prima di tutto dove vuole andare. Perché il problema, alla fine, è essenzialmente politico.

In questi anni il partito socialdemocratico si è ritrovato costretto a vivere una condizione inusuale nella sua storia: l’opposizione. Per decenni i laburisti hanno governato la Svezia anche nelle brevi parentesi in cui i conservatori sono stati maggioranza, i socialdemocratici hanno comunque dettato l’agenda. Dal 2006 non è più così, i Moderati del premier Reinfeldt guidano una coalizione di centro-destra riconfermata dagli elettori. I socialdemocratici devono inseguire. E non tutti sono concordi sulle scelte da fare. A oggi, infatti, se c’è una cosa che i commentatori rimproverano al partito è di non avere chiara la direzione da prendere. Svoltare al centro, come chiedono alcuni all’interno del partito? Ritornare alle origini e sinistra, come dicono altri? Entrambe le posizioni hanno pro e contro, ma il punto è che il partito non può più permettersi di tergiversare. Vero, le elezioni sono ancora lontane (si torna alle urne nel 2014), ma se i laburisti vogliono arrivare pronti devono dare l’impressione di avere idee chiare, programmi precisi, e azioni che vanno di conseguenza. Oggi tutto questo non c’è, o almeno molti elettori svedesi non lo vedono.

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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