Sud Sudan, fermare il massacro, subito!

Pubblicato il 18 Dicembre 2013 alle 16:10 Autore: Raffaele Masto
Sud Sudan

In Sud Sudan è ormai il massacro. Se i combattimenti non verranno fermati a breve nessuno sarà più in grado di evitare lo scontro totale. Tra il presidente Salva Kir e il suo ex vice Riek Machar non sembrano esistere possibili mediazioni. Entrambi si sono impegnati in questo scontro decisi ad annientare l’altro. Ed entrambi non stanno esitando a buttare nella fornace della guerra civile le loro tribù, le più importanti del paese: i Dinka e i Nuer.

Il fallimento è totale. Al momento dell’indipendenza del Sud Sudan si era parlato di una vittoria di tutta l’Africa perché un paese, dopo una guerra civile lunghissima, riusciva a fare secessione con un referendum, senza spargimenti di sangue. Oggi si vede che gli spargimenti di sangue sono solo stati dilazionati nel tempo. Il Sud Sudan, poi, doveva essere il simbolo di un paese che arriva alla indipendenza dopo una gloriosa lotta di liberazione. Oggi vediamo che ci è arrivato ma rischia di trasformare il paese in uno scannatoio come lo è stata Juba in questi due giorni.

Sud Sudan

Ancora: il Sud Sudan è stato uno dei paesi nel quale la solidarietà internazionale ha più investito. Juba è una delle capitali africane nelle quali c’è più presenza di agenzie umanitarie. La guerra rischia di bruciare risorse e investimenti a danno di una popolazione che è tra le più indigenti del mondo. Infine la guerra civile, se non verrà fermata, getterà nello scontro una popolazione (aspettativa di vita 45 anni) che ha conosciuto solo guerra e che verrà confermata in questa visione del mondo.

Le prospettive adesso non consentono ottimismo. Sembrano saperlo anche i “due presidenti”, Kir e Machiar. Il primo, il capo dello stato che dall’indipendenza si è sempre presentato in pubblico con quel suo cappellaccio nero, ha già dismesso gli abiti civili e si presenta in pubblico in mimetica militare. Non è un buon segno.

L'autore: Raffaele Masto

Giornalista di Radio Popolare-Popolare Network. E' stato inviato in Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa dove ha seguito le crisi politiche e i conflitti degli ultimi 25 anni. Per Sperling e Kupfer ha scritto "In Africa", "L'Africa del Tesoro". Sempre per Sperling e Kupfer ha scritto "Io Safiya" la storia di una donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio. Questo libro è stato tradotto in sedici paesi. L'ultimo suo libro è uscito per per Mondadori: "Buongiorno Africa" (2011). E' inoltre autore del blog Buongiornoafrica.it
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