Bravi a scuola? Il segreto è nel DNA

Pubblicato il 23 Dicembre 2013 alle 17:02 Autore: Marco Caffarello

Una ricerca del King College di Londra conferma come il profilo genetico di un individuo giochi un ruolo determinante nell’apprendimento, sopratutto delle materie scientifiche. Importante rimane allo stesso modo il fattore ambientale. Un’altra ricerca dell’Università di Parigi stabilisce invece la relazione tra anatomia del cervello ed apprendimento.

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Manca poco alla famigerata pagella di primo ‘trimestre’, e chissà cosa penseranno i genitori quando i propri figli la porteranno a casa, un ‘terrore’ per tanti, troppi ragazzi, ma a volte anche motivo di incommensurabile orgoglio. E chissà se penseranno inoltre di avere persino tutti i meriti, o le responsabilità, dei risultati dei propri ragazzi. A tal riguardo si può affermare che allorchè i genitori si prendono i ‘meriti’ o la ‘responsabilità’ dei risultati scolastici dei propri ragazzi, e magari vanno pure raccontando ai propri amici e/o parenti, “Questo ragazzo è tutto suo padre”, o al contrario, “ha tutti i difetti della madre!”, in un certo qual modo, non sono poi così lontani dall’affermare il ‘vero’. E’ ciò che infatti sostiene una recente ricerca del King College di Londra, pubblicata per l’autorevole rivista internazionale di scienze Plos One Medecine, e inseguito dal The Guardian, secondo la quale il codice genetico gioca un ruolo fondamentale, ma non ‘determinante’, nella facilità di apprendimento dei ragazzi, sopratutto per ciò che riguarda l’apprendimento delle materie scientifiche e matematiche. Analizzando infatti i risultati scolastici di oltre 11.000 giovani in un’età compresa tra i 14 e i 16 anni, coinvolti in quello che nel Regno Unito è chiamato General Certificate Secondary Education (GCSE), un programma di studi internazionale di alto livello, viene confermata l’ipotesi secondo la quale le differenze nei risultati degli adolescenti derivano sostanzialmente più dalla genetica che dalle capacità e professionalità del corpo docente e dall’ambiente familiare. Sopratutto il profilo genetico, spiegano i ricercatori, sembra che giochi un ruolo importante nelle capacità di apprendimento delle materie scientifiche e matematiche, incidendo per un equivalente del 58%. Allo stesso modo l’indagine rivela che minore è invece il peso dell’eredità genetica nell’apprendimento delle cd. materie umanistiche, dove sembra avere un ruolo ‘dominante’, invece, l’ambiente in cui gli adolescenti crescono. Ciò non significa, si badi bene, come sostengono gli stessi ricercatori del King College, che i risultati scolastici dei ragazzi siano determinati solo ed esclusivamente dal proprio profilo genetico, mentre l’ambiente e l’abilità dei docenti non giocano alcun nesso; anzi i fattori ambientali e familiari, così come le buone relazioni con il corpo docente, giocano comunque una parte molto importante nello sviluppo intellettivo dei ragazzi, incidendo per il 36%. Per arrivare a stabilire questo dato statistico, interessante è stato anche il metodo utilizzato dall’equipe di ricerca; questi, infatti, per poter stabilire quanto incidente sia il profilo genetico di una singola persona nell’apprendimento, hanno voluto analizzare con particolare attenzione i risultati scolastici di coppie di fratelli gemelli, sia monozigoti, quindi identici geneticamente, che eterozigoti, quindi non identici. Ebbene, confrontando i risultati, gli scienziati hanno potuto capire quanto infatti le differenze sono ascrivibili alla realtà genetica, e quanto invece all’ambiente. Per esempio, quando i gemelli identici ottengono diversi punteggi nelle varie discipline, la causa non può essere più la genetica, e deve essere quindi fatta risalire a ciò che gli scienziati chiamano “ambiente non condiviso”, ossia alla concreta relazione tra alunno e tutte le realtà ambientali che giocano un ruolo nell’apprendimento. Le prestazioni scolastiche di un ragazzo sono influenzate, ma non determinate, dal DNA. Mentre un bambino può eccellere, il suo gemello può fallire. Ma facendo comunque una media della popolazione studiata, circa la metà delle differenze nei punteggi del programma GCSE è dovuta alla genetica”, spiega per Plos One Medecine, Robert Plomin, esperto di genetica comportamentale partecipe allo studio del King college di Londra. Non a caso Plomin continua avanzando l’ipotesi seconda la quale nelle attività di apprendimento sarebbero coinvolti migliaia di geni, ognuno dei quali ha una sua propria e specifica funzione, molto dei quali al momento attuale sono del tutto ignoti alla scienza, ma potrebbero, spiega ancora, avere un ruolo nell’apprendimento per ogni ‘specifica sezione’ del sapere, come può essere la scienza, così come la storia, ma anche la musica, o le attività sportive e cinestetiche. Un’ altra ricerca invece, questa volta francese, svolta dal Laboratoire de Psychologie du Développement et de l’ Education de l’ Enfant dell’Université Paris Descartes, pubblicata per il the Journal of Cognitive Neuroscience il 30 novembre 2013, dimostra invece che ‘l’ apprendimento e il successo scolastico sono invece strettamente correlati all’anatomia del cervello. Ciò che infatti gli esperti chiamano “controllo cognitivo”, ossia la facoltà che abbiamo noi di ‘modulare’ i nostri pensieri, atteggiamenti,in funzione al contesto in cui ci troviamo, praticando quindi una scelta tra diverse procedure memorizzate precedentemente,(il controllo cognitivo svolge quindi un ruolo essenziale per l’ intelligenza e la capacità di apprendimento), e da cui quindi si evincono le tante e diverse esigenze pedagociche dei bambini, per cui qualcuno preferisce la geografia alla storia, la musica al disegno, secondo l’equipe di ricerca dipendono strettamente dalle singolari caratteristiche anatomiche del ‘cerveaux.

In pratica, diversa è la forma del Cervello, diverso sarà il campo del sapere del proprio fanciullo. Secondo il team di ricerca circa il 20 % dell’apprendimento cognitivo può essere quindi spiegato a partire da fattori anatomici, mentre il restante 80% è dovuto invece a vari fattori ambientali, ma in ogni modo questi risultati mostrano che a seconda delle caratteristiche morfologiche ed anatomiche del cervello, i bambini possono avere diverse esigenze pedagogiche in termini di apprendimento.

 

 

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