Bergoglio alla guida della revolución in America Latina

Pubblicato il 31 Dicembre 2013 alle 14:30 Autore: Giacomo Morabito

La rivista statunitense “Time ha assegnato poche settimane fa il titolo di “Person of the Year” del 2013 a Jorge Mario Bergoglio, ovvero l’attuale Papa Francesco I. Non si tratta del primo pontefice, però, a ottenere tale riconoscimento: infatti, i papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II lo ottennero rispettivamente nel 1962 e nel 1994. Stavolta, però, il premio è stato assegnato nello stesso anno dell’elezione del pontefice e questo perché, come dichiarato dal direttore del “Time” Nancy Gibbs, in meno di un anno Papa Francesco I ha fatto una cosa notevole: avviare una radicale trasformazione del Vaticano. Il suo carisma, unito alla svolta che intende dare alle istituzioni vaticane, ha catturato la simpatia di milioni di persone ormai disilluse dalla Santa Sede.

Ma ha anche attirato le antipatie. Lo scorso 26 novembre è stato pubblicata l’esortazione apostolica (un documento ufficiale dal Papa), in cui Francesco I denuncia severamente il capitalismo e il liberalismo economico. “La crisi mondiale che investe la finanza e l’economia manifesta i suoi disequilibri e, soprattutto, la grave assenza di un orientamento antropologico, che riduce l’essere umano a un unico dei suoi bisogni: il consumo”, così ha scritto il Papa. Le sue parole sono state subito messe in discussione, in particolare dagli esperti in ambito economico che lo accusano di non essere a conoscenza degli aspetti positivi che il liberalismo e la globalizzazione hanno dato finora.

Bergoglio

Pareri contrastanti, che comunque non potrebbero sminuire l’opera carismatica di Francesco I, soprattutto in America Latina: infatti, lì è molto amato, non solo perché è “uno di loro”, ma anche per il suo pensiero rivoluzionario su temi economici e sociali. Sebbene alcuni capi di Stato della stessa America Latina siano apparsi desiderosi di assicurarsi il supporto del Papa per scopi elettorali, al momento sembra più facile una “distensione” fra il Vaticano e gli Stati guidati da governi di sinistra, come Cuba e Venezuela. D’altronde, questi hanno alcuni in comune con il Papa: a prescindere dalla comune visione ideologica anticapitalistica, tali governi hanno già adottato delle politiche sociali che sostengono i poveri e gli oppressi.

Simili politiche potrebbero essere adottate in altri Paesi della regione: il pensiero di Francesco I sulle questioni sociali ed economiche sta avendo un impatto rilevante sulla popolazione latinoamericana, la quale aveva perso il proprio interesse nei confronti della Chiesa cattolica nel corso degli ultimi anni. E probabilmente grazie anche all’elezione di un papa sudamericano sarà possibile cambiare tale tendenza in America Latina, cioè la regione che ospita il maggior numero di cattolici al mondo.