Un’arma in più contro l’evasione

Pubblicato il 22 Dicembre 2011 alle 09:44 Autore: Matteo Patané
l'evasione fiscale

Cosa dovrebbe dunque cambiare con l’anno nuovo? Incrociando i dati bancari, da un lato viene per la prima volta preso in considerazione il patrimonio dei conti correnti e quindi vengono monitorate anche quantità di spese anomale rispetto al reddito che tuttavia non comportano l’acquisto di beni già tenuti sotto controllo; dall’altro lato il mondo finanziario entra prepotentemente sotto la lente d’ingrandimento, dal momento che le informazioni sull’acquisto di titoli, quote di fondi e altri stumenti finanziari saranno dall’anno prossimo sotto controllo.
Il cambio di paradigma è evidente: prima i dati bancari potevano essere usati solo per approfondire situazioni già sospette, ora costituiscono anch’esse parte del processo che porta ad identificare come sospetta la posizione di un contribuente. Un’arma in più di indubbia efficacia.
Dovrebbero restare fuori dai circuiti di Serpico, a causa dei mancati accordi internazionali con certi paradisi fiscali, gli spostamenti di capitali verso tali stati, ma anche in questo caso le variazioni dei conti correnti potranno fornire comunque informazioni utili per l’Agenzia delle Entrate.

Serpico, senza ombra di dubbio, rappresenta un attacco frontale contro l’evasione, un attacco di forza bruta, caratterizzato da un potente sistema centralizzato in grado di macinare dati su dati per individuare le illegalità. Il sistema sarà quindi in grado di migliorare il sistema di individuazione degli evasori – naturalmente ad ogni mossa del fisco è lecito attendersi una contromossa delle strategie di evasione fiscale, e bisognerà capire se con il controllo dei dati bancari si riuscirà a far avanzare realmente il fronte della legalità anche tenendo conto delle potenziali repliche – e sfrutta semplicemente la paura del controllo e delle sanzioni, nettamente inasprire, per fungere da deterrente per le evasioni future.
Per usare la terminologia di Luttwak, il fisco tenta in questo modo di esercitare un presidio puramente territoriale, mostrandosi unicamente come autorità giudicante; nelle disposizioni di Monti, almeno per ora, non sono infatti stati presi provvedimenti per favorire un controllo proattivo dell’evasione fiscale, strumenti per rendere economicamente convieniente al cittadino il comportamento virtuoso dei suoi clienti e fornitori di modo che egli stesso vestisse i panni di un dissuasore fiscale.
Un presidio di questo genere, egemonico e non territoriale, avrebbe forse richiesto maggiori risorse economiche, ma forse sarebbe stato in grado, a lungo termine, di modificare con maggiore incisività la mentalità del Paese spingendolo verso comportamenti più virtuosi.

Sicuramente non si può però parlare di occasione sprecata, il bicchiere è decisamente più pieno che vuoto: rispetto alla legislazione precedente sono stati fatti dei grandi passi in avanti, e senza alcun dubbio l’apertura dei dati bancari porterà frutti in termini di recupero delle somme evase; affiancare a questa sorta di Grande Fratello ulteriori strumenti per rendere economicamente sconveniente e socialmente immorale l’evasione fiscale saranno – auspicabilmente – i prossimi passi di questa guerra infinita.

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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