Tensione tra Scelta civica e “popolari”

Pubblicato il 2 Gennaio 2014 alle 18:12 Autore: Gabriele Maestri
monti tensione tra scelta civica

Tensione tra Scelta civica e “popolari”

Sembra sempre più tesa l’atmosfera tra ciò che resta di Scelta civica e i popolari che hanno lasciato la compagine montiana da alcune settimane: questi ultimi sono in numero minore, ma hanno dalla loro l’unico ministro che la forza politica aveva ottenuto, Mario MauroE proprio a partire da questo dato di fatto i rapporti sono sempre più difficili, con pretese e accuse che aumentano da una parte e dall’altra.

Proprio contro Mauro scrive uno dei primi post dell’anno su Facebook il deputato e responsabile economico di Sc Gianfranco Librandi, a proposito della cancellazione dell’accordo che il governo indiano aveva in corso con Agusta (controllata da Finmeccanica) per la fornitura di 12 elicotteri, voluta da New Delhi perché sarebbero state pagate tangenti dalla società italiana per avere garanzie sull’accordo stesso. “Complimenti! Bravo Mario Mauro, davvero un bel regalo di inizio anno! – scrive Librandi – Invece di andare in giro a spender soldi e a far campagna elettorale pro domo sua, sarebbe stato meglio si fosse occupato di questa vicenda. Ci faccia lui un regalo vero: si dimetta”.

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L’accusa pare di omesso controllo, ma sembra che il primo scopo sia ottenere la liberazione della poltrona da ministro. Accuse che non sarebbero state mosse a cuor leggero qualche mese fa: forse sarebbero covate sotto la cenere, pronte a esplodere alla prima occasione utile. Del resto, già a fine anno l’ex Fli Benedetto Della Vedova non le aveva mandate a dire a Pier Ferdinando Casini, sostenendo che “il suo riferimento ad atteggiamenti da Dr. Jekyll e Mr Hyde tra prima e dopo le elezioni suona autobiografico”, riandando agli esordi del governo Letta, quando tutti erano sorpresi per la nomina a ministro dell’Udc Giampiero D’Alia (in fondo il risultato del partito era stato scarsino) e Casini avrebbe voluto anche diventare presidente della commissione Esteri del Senato (e si sarebbe opposto alla candidatura della “montiana” Cancellieri al Colle).

E così, i dissapori che sono emersi nelle settimane più concitate del dibattito sulla decadenza di Silvio Berlusconi (Scelta civica era per il rigore, Mauro e altri puntavano soprattutto sulla clemenza per la pacificazione) danno ancora di più l’idea della “fusione a freddo” che la coalizione montiana aveva prodotto, senza una vera comunanza di fondo. Così l’Udc e i “popolari” hanno sbattuto la porta, accusando i “montiani” di essere “spocchiosi, come fossero unti dal Signore e con atteggiamenti professionali”, per usare parole di Casini, oppure “una sorta di partito di ottimati, senza che ci fosse un’abbondanza di ottimati”, in cui i popolari cattolici erano, per Lorenzo Dellai, “una cosa un po’ da sopportare”.

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Ora, naturalmente, il duello più duro riguarda le poltrone. Che Scelta civica reclama, esattamente come i popolari (che pensano che i “montiani” abbiano già avuto troppo). Da antologia il commento di Antimo Cesaro sul gruppo Per l’Italia: “Una zattera appesantita da ministri, sottosegretari e presidenti vari, molti dei quali eletti sotto un altro simbolo e oggi militanti in un simulacro di partito, non menzionato nei sondaggi e che rappresenta la naturale evoluzione di Ccd, Udr e Udc, fino ad arrivare a PI: acronimo di Polemiche Inutili, ineffabile come il PI greco, sebbene non abbia l’utilità e la tradizione culturale di quest’ultimo”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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