I risultati della Commissione Giovannini

Pubblicato il 12 Gennaio 2012 alle 09:20 Autore: Matteo Patané
commissione giovannini

Inoltre, la retribuzione è stata scorporata in tre elementi – importo netto, oneri sociali a carico del lavoratore e oneri sociali a carico del datore di lavoro – la cui somma costituisce, di fatto, il costo della carica per il cittadino. Per eseguire una comparazione reale tra l’Italia e gli altri stati la retribuzione complessiva viene trasformata considerando unicamente l’importo netto e gli oneri sociali a carico del lavoratore pesati sulla frazione di tali oneri applicata in Italia.

Il passaggio successivo, con il quale si entra nel vivo dell’analisi, dettaglia i risultati ottenuti dalla commissione nella ricerca di enti significativamente paragonabili a quelli italiani messi sotto traccia. Come emerge dalla tabella riportata, solo in alcuni casi la commissione è riuscita a individuare corrispondenze significative tra i vari Paesi; in altre situazioni è stata certificata la non esistenza di enti corrispondenti, mentre in altre ancora non è ancora stato possibile esplorare a sufficienza il quadro normativo degli altri Stati al fine di stabilire la validità di eventuali comparazioni.

Associazione degli enti valutati negli Stati oggetto di indagine

Particolarmente importante, inoltre, è il conteggio delle voci di costo, ovvero di tutti gli elementi dello stipendio di un politico considerati nel conteggio della retribuzione complessiva: la commissione ha individuato tre macrovoci, di cui la prima corrisponde all’indennità di base, la seconda ai benefit(diaria di soggiorno, spese di viaggio, spese per collaboratori, spese di segreteria e rappresentanza, assistenza sanitaria) validi per la durata del mandato e la terza relativa ai benefit (assegno di fine mandato, vitalizio, altro) che permangono dopo la cessazione della carica.

La parte di presentazione dei dati raccolti contiene infine un preambolo che raccoglie la lista degli enti contattati per il reperimento dei dati, sia in Italia che all’estero. Alle pagine 16 e 17 del documento Istat, finalmente i risultati raccolti.
Verranno analizzati i risultati validi per i deputati, ma un ragionamento analogo potrà essere effettuato con poche varianti per i senatori.

Esaminando le voci di costo, appare in primo luogo evidente come non tutte siano facilmente confrontabili, alcune perché non esprimibili in valore monetario, altre perché conglobate in aree diverse nei differenti Paesi.
È tuttavia possibile eseguire una macrocategorizzazione che consenta alcune comparazioni di massima.

Riepilogo dell’esito della valutazione
(Camera dei Deputati)

Nella tabella riportata non sono indicati i valori relativi alla terza categoria individuata dall’Istat, quella dei benefit extra mandato, in quanto spesso legati alla presenza di altri redditi o a tetti massimi al valore pensionistico in vigore nei singoli Stati. Concentrandosi comunque sugli elementi per i quali è possibile eseguire un confronto, e pur tenendo conto dell’assenza di alcuni dati per alcuni Paesi, emergono alcuni dati con grande evidenza.
L’indennità parlamentare italiana è di gran lunga la maggiore dei Paesi messi a confronto, e quasi doppia rispetto alla media europea.
Per quanto riguarda i benefit non monetari, i politici italiani si ritrovano in linea con l’Europa, e per ciò che concerne invece i benefit quantificabili in euro il nostro Paese appare addirittura sotto media, a causa dell’elevatissimo valore presente nella casella della Germania. Tuttavia, come riporta il documento Istat, nel parlamento tedesco, così come quelli olandese e austriaco, i collaboratori dei parlamentari sono alle dipendenze dell’Aula e non del singolo deputato: questo significa che i soldi vengono erogati solo in effettivo caso di utilizzo, mentre in Italia vengono semplicemente sommati allo stipendio dei deputati i quali, se non assumono collaboratori, finiscono per intascarsi lo stesso la cifra.

Malgrado effettivamente manchino i dati per ottenere una precisione al centesimo, è evidente come un risultato di massima possa definirsi raggiunto, ed è l’evidenza che i parlamentari italiani sono nettamente più pagati dei loro colleghi europei: anche non considerando l’escamotage dei collaboratori sopra descritto, un’applicazione di quanto previsto dalla commissione dovrebbe abbassare di circa 4.000 € lordi la retribuzione complessiva dei deputati, sottratti sostanzialmente all’indennità. Moltiplicando il valore per 630 deputati e per 12 mesi, si ottengono circa 30 milioni di euro annui di risparmio.
Forse noccioline, nella crisi del debito che ci attanaglia dove si parla di decine e anche centinaia di miliardi di euro con forse eccessiva facilità, eppure con questo semplice taglio si potrebbero finanziare 1.500 posti di lavoro a 20.000 € lordi annui, un importo più che decente ad esempio per il primo impiego di tanti, troppi giovani in cerca di lavoro.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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