Hollande, l’Europa e “Vacanze Romane”

Pubblicato il 18 Gennaio 2012 alle 13:11 Autore: Livio Ricciardelli
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In Francia non si fa che parlare della condanna a due anni di reclusione, che non sconterà a causa dei suoi 79 anni, a Jacques Chirac accusato di abuso di potere e di corruzione nel periodo in cui ricopriva l’incarico di sindaco di Parigi (avrebbe assunto dei dipendenti comunali ma per farli lavorare per il suo partito di allora, l’Rpr). Una condanna storica, la prima nei confronti di un ex Capo di Stato in Francia.

Ma il dibattito sulle elezioni presidenziali continua mentre pian piano si stanno delineando i vari schieramenti. E così mentre ha fatto discutere la maggior, o presunta tale, popolarità di François Bayrou rispetto a Hollande e si discute dello scarso peso politico della candidatura di de Villepin è passata un po’ in sordina la visita in Italia del candidato del Partito Socialista.

Hollande ha svolto uno strano itinerario nella capitale italiana a fine dicembre, dando vita ad un viaggio a tratti istituzionale (ha incontro Napolitano e Monti) a tratti informale (il segretario del Pd Bersani). Ma in questo viaggio ha affrontato anche dei rischi e ha portato avanti contraddizioni che non sembrano ancora del tutto sanate.

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In primo luogo bisogna ricordarsi che è sempre una responsabilità molto pesante per un politico francese fare dichiarazioni pubbliche a Roma sul proprio futuro. Entrò nella storia infatti la “Vacanza Romana” di Georges Pompidou nel 1969. Da poco estromesso dall’incarico di primo ministro, a causa di forti screzi con De Gaulle riguardanti formalmente la gestione dei tumulti del ’68 ma in realtà causati da una diversa visione del sistema politico e dell’universo gollista, il futuro Presidente della Repubblica francese annunciò la sua disponibilità a candidarsi alle elezioni presidenziali. Una dichiarazione a tratti gratuita che secondo alcuni danneggiò molto De Gaulle in vista del referendum sul decentramento dello stato, che comunque Pompidou sostenne onestamente, e che effettivamente anticipò la sua candidatura alle presidenziali del 1969 vinte al ballottaggio contro il candidato centrista Alain Poher.

Insomma, per i futuri presidenti Roma sembra essere una tappa fortunata.

Ma François Hollande, parlando perlopiù di Europa coi suoi interlocutori italiani, non ha sanato ancora dei dubbi nei confronti dell’approccio che l’ex segretario socialista intende dare alla sua ipotetica futura comunitaria.

Senz’altro Hollande è tra i più europeisti di rue Solferino. Fu lui il segretario che nel dicembre 2004 impose un referendum tra gli iscritti (ennesima sperimentazione pseudo – politologica del suo partito) per sancire la posizione dei socialisti sul referendum costituzionale europeo del 2005. Posizione ampiamente disattesa in primo luogo da parte di gran parte degli “elefanti” del Ps (Laurent Fabius su tutti).

Ma nonostante questo spirito europeista non è chiara la ricetta di Hollande rispetto alla logica intergovernativa del duo Sarkozy-Merkel. Ha parlato di una maggiore integrazione, ma senza spiegare cosa ha in mente. Insomma, molti commentatori non hanno colto nel candidato ricette decise come quelle del suo predecessore Mitterrand.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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