La xenofobia al tempo della crisi

Pubblicato il 26 Gennaio 2012 alle 14:59 Autore: Redazione
xenofobia

Beninteso, i problemi non mancano: il TTI mostra infatti come l’Italia sia il paese dove l’infondata percezione che la presenza immigrata sia costituita soprattutto da irregolari è più diffusa (65% contro una media europea del 34%) e dove i cittadini appaiono più inclini a confondere l’immigrazione regolare con quella irregolare (30% contro una media europea del 18%) e ad ascrivere anche agli immigrati regolari l’incremento della criminalità, in entrambi i casi a dispetto delle statistiche (generosamente sciorinate dai media solo quando portano acqua al mulino dell’intolleranza).

In questo panorama ambivalente, c’è da chiedersi che effetto avrà, nel medio-lungo termine, la crisi economica; i dati diffusi dall’ISTAT sul mercato del lavoro italiano (relativi al terzo trimestre del 2011) non possono che suscitare una duplice preoccupazione: se nel 2008-2009 le turbolenze finanziarie internazionali hanno distrutto posti di lavoro occupati dagli italiani, ma non quelli occupati dagli stranieri, negli ultimi mesi gli autoctoni sembrano aver riconquistato qualche posizione (+ 39.000 unità), ma a spese dell’incremento occupazionale degli stranieri. È ancora presto, avverte Luca Ricolfi, per parlare di una vera e propria inversione di tendenza, ma il timore è che, per reagire alla crisi, gli italiani per un verso riducano il ricorso al lavoro straniero (ad esempio tagliando le ore di colf e badanti), per un altro verso facciano il possibile per lavorare di più, anche accettando occupazioni che negli ultimi anni sono state appannaggio degli stranieri.

Se la xenofobia non è un destino, non va dimenticato che la guerra fra poveri ne è uno dei carburanti più potenti; di questo, anche, occorrerebbe tener conto nel predisporre i pacchetti anti-crisi.

di Monica Quirico

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