Lavoro, Tiziano Treu concorda con Renzi “Modello tedesco è il migliore”

Pubblicato il 3 Settembre 2014 alle 10:27 Autore: Gabriele Maestri

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L’ex ministro del lavoro Tiziano Treu si dice “un grande sostenitore” del modello di mercato del lavoro tedesco. “Anzitutto – afferma in un’intervista a La Stampa – dietro quel sistema c’è un modello di sviluppo: investimenti, innovazione, formazione specifica a favore di una manodopera molto qualificata”. I mini-job? “Sempre meglio – secondo Treu – delle mille forme di lavoro precario che abbiamo inventato. E in ogni caso, per evitare gli abusi basta approvare la legge sul salario minimo”. Tra le altre cose, Treu sottolinea, “la riforma fatta dal governo Schroeder ha rafforzato la flessibilità funzionale dei lavoratori. L’articolo 13 del nostro Statuto dei lavoratori impone ancora molti paletti. Invece poter cambiare la mansione di un dipendente è uno dei modi migliori per preservare il suo posto di lavoro e per combattere la precarietà”. Inoltre “quando si vuole interrompere un rapporto di lavoro, si paga una congrua buonuscita”. Sul superamento dell’articolo 18, Treu non è “ideologicamente contrario”, ma “il gioco – dice – non vale la candela” per “le tensioni enormi” su “una questione che a mio avviso in questo momento non è decisiva. Meglio il contratto a tutele progressive, è l’unica strada che permetta di ammorbidire il problema”. A proposito di articolo 18, oggi Renzi in un’intervista pubblicata dal Sole 24 Ore, ha detto: “la via è il contratto a tempo indeterminato flessibile, e il superamento dell’articolo 18 e della reintegra obbligatoria “è la direzione di marcia, mi sembra ovvio. Sarà possibile solo se si cambierà il sistema delle tutele”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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