Indipendente oppure no? Il futuro della Scozia in un referendum

Pubblicato il 5 Settembre 2014 alle 09:04 Autore: Antonio Scafati

Cornamuse, kilt e orgoglio da vendere. La Scozia è terra di tradizioni forti e radici profonde. È un paese dalla chiara identità dove in molti non resistono al piacere di marcare la differenza con gli inglesi. Tra pochi giorni, il 18 settembre, gli scozzesi avranno la possibilità di fare quello che per centinaia di anni i loro antenati hanno solo sognato: staccarsi dal Regno Unito, rendere la Scozia totalmente indipendente, e farlo non col filo della spada ma con un referendum.

Da una parte c’è il carismatico primo ministro Alex Salmond, leader dello Scottish National Party e della campagna ‘Yes Scotland’ appoggiata anche dai Verdi. Dall’altra c’è Alistair Darling, laburista, ex cancelliere dello scacchiere e leader del movimento ‘Better Together’, contrario all’indipendenza. A sostenere il no ci sono anche conservatori e liberaldemocratici.

La componente emotiva ha avuto il suo peso nella campagna elettorale e i sostenitori dell’indipendenza se la sono giocata meglio. Cartelli con la scritta ‘Yes’ in bianco su sfondo blu si trovano facilmente in giro per la Scozia. Più si va verso nord e più sono frequenti. I sondaggi danno il no in vantaggio ma la distanza tra i due blocchi si va assottigliando anche perché nei dibattiti televisivi Salmond ha impressionato più di Darling. Uno degli ultimi sondaggi dà i favorevoli all’indipendenza al 47 per cento, in netta ascesa. La vittoria del sì è possibile. Un finale al fotofinish molto probabile.

La prudenza è d’obbligo e molti analisti hanno messo le mani avanti: fare previsioni stavolta è complicato. Tanti gli indecisi. Inoltre basta avere sedici anni per votare e quello degli adolescenti è un territorio inesplorato per i sondaggisti, ha sottolineato la Reuters. C’è poi l’affluenza che stavolta promette di essere molto alta.

Volti noti e meno noti hanno detto la loro. Sean Connery è da sempre un sostenitore della Scozia libera e indipendente. Con lui anche lo scrittore Irvine Welsh. Per Mick Jagger e Paul McCartney Edimburgo dovrebbe rimanere nel Regno Unito. Allo stesso modo la pensa la scrittrice JK Rowling che ha donato un milione di sterline alla campagna ‘Better Together’.

Scozia 2

Photo by Shalom TesciubaCC BY 2.0

Il petrolio nel mare del Nord è il jolly nel mazzo dell’economia del paese che secondo i sostenitori dell’Indipendenza può rendere la Scozia più ricca e più equa. Il petrolio e il gas nascosti in quei mari grigi sono stati scoperti negli anni ’70 generando uno slogan che si adatta bene al tema di queste settimane: “È petrolio della Scozia”, parole e musica dello Scottish National Party. Ma gli esperti sono cauti: è impossibile sapere con certezza quanto petrolio c’è ancora sotto il mare. Ed è ancora più difficile ipotizzare con precisione quanto denaro in futuro sarà possibile ricavare dalla vendita degli idrocarburi.

A preoccupare la gente sono proprio le questioni concrete dell’economia, a partire dalla valuta. Per Salmond l’obiettivo è mantenere la sterlina negoziando un’unione economica con Londra dopo il referendum, al fine di condividere il potere decisionale che altrimenti resterebbe tutto nelle mani della Banca d’Inghilterra: in quel caso la Scozia diventerebbe una specie di ‘Panama’ europeo, come sottolineato da Darling.

Inoltre, cosa faranno gli scozzesi se l’Inghilterra dovesse decidere di non condividere la sterlina?  È la domanda che il fronte del no fa da settimane. Salmond è convinto di avere un asso nella manica: se Londra dovesse rigettare la richiesta di una condivisione monetaria, la Scozia indipendente non pagherebbe la parte del debito che spetta ad Edimburgo. Ma per Darling votare sì rappresenta proprio un salto nel buio. Dubbi ce ne sono anche sull’effettiva capacità di finanziare il generoso stato sociale promesso dai sostenitori dell’indipendenza.

La spaccatura attraversa l’intera società scozzese. La si vede sempre più chiaramente negli editoriali dei quotidiani. La si nota negli ambienti economici: chi è a favore, chi è contro. Alcuni imprenditori non hanno tanta voglia di tirare su un muro tra la Scozia e l’Inghilterra, temendo ripercussioni sugli affari. Altri credono in un futuro più prospero in una Scozia che si stacca dal Regno Unito. I grandi gruppi finanziari, nel frattempo, studiano strategie. La decisione che gli scozzesi prenderanno tra pochi giorni è la più importante in 300 anni di storia del Regno Unito.

Immagine in evidenza: photo by Igor GriffithsCC BY 2.0

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
Tutti gli articoli di Antonio Scafati →