Le borse tentano il rimbalzo, ma grossi rischi restano in agguato

Pubblicato il 20 Ottobre 2014 alle 16:31 Autore: Giovanni De Mizio

I mercati affondano e tentano il rimbalzo nella settimana delle leggi di stabilità dei Paesi dell’Unione Europea, l’area che desta maggiori preoccupazioni in termini di crescita. Le preoccupazioni riguardano, come ormai noto, la possibilità di un rallentamento globale che in Europa è già realtà per alcuni Paesi (fra cui l’Italia) e che potrebbe espandersi ad altri Paesi dell’area nelle prossime settimane, Germania compresa.

A ciò si aggiunge il prezzo in caduta delle materie prime (fra le quali ha brillato al ribasso il petrolio), che potrebbe spingere verso porti difficili i Paesi emergenti, già colpiti dal tapering della Fed che ha spinto i capitali verso porti più sicuri in attesa di capire in che direzione voglia andare il mondo. Il rallentamento di questi altri Paesi provocherebbe un ulteriore rallentamento dei Paesi sviluppati e quindi provocare nuove recessioni.

A ciò si aggiungono le tensioni geopolitiche sia in Medio Oriente sia ai confini d’Europa: Russia e Ucraina avrebbero raggiunto un “piccolo” accordo dulle forniture di gas naturale il prossimo inverno, cosa che dovrebbe tranquillizzare anche i Paesi consumatori europei che dipendono da Mosca. Resta da vedere però se le parti rispetteranno gli accordi fino in fondo, cosa tutt’altro che sicura, e si spera che esiste un piano di backup nel caso in cui questi timori non esplodano. Fra le altre incognite, infatti, potrebbe esserci un nuovo inverno rigido, che potrebbe contribuire al rallentamento delle economie del nord come avvenuto all’inizio dell’anno.

Non mancano poi le “wild card” recessive, ovvero fattori che rischiano di finire fuori controllo, causando ulteriori problemi. Fra questi c’è senza dubbio l‘ebola, la cui emergenza è stata finora malamente gestita dalle autorità mondiali: il rischio di pandemia globale, visto che il virus si trasmette con modalità piuttosto “complicate” e difficili da mascherare, è piuttosto basso, ma è necessario che le autorità sanitarie non commettano nuovi errori, in attesa di un vaccino che potrebbe non arrivare a brevissimo termine.

borse finanziarie

 

Tutte queste situazioni vanno senza dubbio monitorate, cercando di rimanere razionali: i mercati potrebbero rimbalzare nelle prossime settimane (per chi ama la statistica, di solito dopo le elezioni di mid-term di inizio novembre i mercati inaugurano dei “rally di Natale”), e i fondamentali per farlo potrebbero non mancare. La deflazione, aiutata dai prezzi in caduta nelle materie prime, potrebbe aiutare i consumi nella stagione più propizia, ovvero quella natalizia, restituendo un po’ di potere d’acquisto a chi è stato falcidiato dalla doppia e tripla crisi degli ultimi sei anni.

Il problema è che rimanere in deflazione (e anche in inflazione troppo bassa) per troppo tempo rischia di vanificare questi effetti (ad esempio la deflazione potrebbe costringere altre imprese a chiudere). Ciò è vero soprattutto per l’Europa, dove si aspetta con ansia di capire se Mario Draghi sarà in grado di salvare l’euro e l’Europa. Un’altra volta. La settimana macroeconomica si è aperta con dati non pessimi per l’industria italiana su base mensile, anche se sia fatturato che ordini continuano a rimanere in territorio negativo. I prezzi alla produzione in Germania, intanto, continuano a puntare verso un’inflazione allo zero per cento.

Martedì notte la Cina rilascerà produzione industriale e PIL: mentre il primo dovrebbe rimanere a galla, il secondo dovrebbe finire al di sotto di quella soglia (il 7,5% annualizzato) che fino a poco tempo fa sembrava dover essere invalicabile. Sarà importante vedere come risponderà Pechino, che già starebbe preparando nuovi piani di stimolo. Negli USA dovrebbe proseguire il lento recupero dell’immobiliare.

Mercoledì l’inflazione statunitense dovrebbe segnare una lettura ancora dell’1,7%, concedendo alla Fed ulteriore spazio per tenere i tassi a livelli bassi per un periodo di tempo più esteso, nonostante possa porre la parola fine al QE nel corso del meeting di fine mese.

Giovedì sarà giornata di indici dei direttori degli acquisti europei: la lettura dovrebbe essere in contrazione per la manifattura (Germania compresa) e in lieve e moderata espansione per il terziario. Le vendite al dettaglio a stelle e strisce dovrebbero far registrare una piccola frenataa settembre, mentre le richieste di sussidi di disoccupazione dovrebbero rimanere abbondantemente sotto la soglia di 300 mila (circa 280mila).

Venerdì toccherà alle vendite al dettaglio in Italia, attese in piccolo miglioramento su base mensile, ma in contrazione di un punto percentuale rispetto a un anno fa.

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