Tunisia al voto tra futuro e incertezze

Pubblicato il 25 Ottobre 2014 alle 07:42 Autore: Antonio Scafati

Sono trascorsi poco meno di quattro  anni dall’inizio della Rivoluzione dei Gelsomini: poche settimane dopo cadeva il regime di Ben Ali. Domenica la Tunisia andrà al voto per eleggere il nuovo Parlamento e soprattutto per continuare a cercare la propria strada. Il quadro politico è a dir poco frammentato: sono oltre 1.300 le liste depositate, un centinaio i partiti politici che si sono presentati.

Progressisti e laici si oppongono al partito islamico di Ennahda ma non ci sono fronti compatti né la battaglia elettorale può ridursi solo a questo. Difficilmente i principali partiti otterranno da soli la maggioranza: nel futuro politico della Tunisia potrebbe esserci un governo di unità nazionale.

Dopo essere stata al potere nei mesi successivi alla Rivoluzione dei Gelsomini, e dopo aver dovuto lasciare la maggioranza favorendo la nascita di un governo di transizione, Ennahda ha affrontato questa tornata elettorale con facce nuove e nuove strategie mettendo al centro della propria proposta la ripresa economica della Tunisia e aprendo al dialogo. Stando ai sondaggi se la giocherà contro l’avversario laico Nidaa Tounes, all’interno del quale figurano diversi personaggi del vecchio regime di Ben Ali.

Tunisia 2

Photo by Dag Terje Filip EndresenCC BY 2.0

L’economia in effetti è uno degli argomenti ad aver tenuto banco nel corso della campagna elettorale. La disoccupazione giovanile nel paese è alta. L’assenza di prospettive spinge spesso i ragazzi nelle braccia dell’estremismo: diverse centinaia si sono uniti all’Isis. Il deficit statale è sostanzioso. Le autorità faticano a tenere a freno l’inflazione. Il quotidiano Le Monde ha raccolto uno dei sentimenti diffusi nel paese: “Sotto Ben Alì, anche i più poveri potevano sopravvivere”.

La Tunisia è stata capace di partorire una delle Costituzioni più avanzate nel panorama arabo ma per molti il sogno della rivoluzione di quattro anni fa è svanito tra la scarsa sicurezza e un’economia fragile. È reale la possibilità che in tanti, presi tra disillusione e disorientamento di fronte al quadro politico, decidano di non recarsi alle urne. Alle elezioni del 2011, quelle seguite alla Rivoluzione dei Gelsomini, aveva votato il 60 per cento. Stavolta il numero potrebbe essere ancora più basso.

Inoltre c’è il timore che l’appuntamento elettorale possa portarsi dietro anche una scia di violenze. Negli ultimi giorni la Tunisia è stata scossa da diversi attacchi che le autorità riconducono a “gruppi terroristici”. Decine di migliaia di soldati e agenti di polizia saranno impegnati affinché le elezioni si svolgano nel modo più regolare possibile. “Siamo pronti” dicono le autorità.

“Il primo obiettivo dei terroristi è quello di impedire lo svolgimento delle elezioni poiché il successo dell’esperienza tunisina sarebbe un modello per la regione” ha dichiarato Ghazi Jribi, ministro tunisino della Difesa al quotidiano francese Le Monde.

Immagine in evidenza: Photo by McKay SavageCC BY 2.0

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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