Jobs Act, la minoranza Pd attacca “Riforma degna della Troika”

Pubblicato il 21 Febbraio 2015 alle 11:05 Autore: Andrea Turco
fassina

Ieri il premier Matteo Renzi con un po’ di euforia ha dato il via libera al tanto atteso Jobs Act. Ma non tutti, all’interno del Pd, condividono l’esultanza del capo del Governo. Tra questi uno dei leader della minoranza democrat, Stefano Fassina. “Con questo decreto il Pd di Renzi diventa il partito degli interessi forti. Dopo essere arrivato sulle posizioni di Ichino ora ha raggiunto Sacconi che, a questo punto, può entrare nel Pd di Renzi” afferma Fassina a Repubblica. “È una straordinaria operazione propagandistica – sottolinea -. Restano tutte le forme di contratti precari. Con questo decreto il diritto del lavoro italiano torna agli anni Cinquanta. Renzi attua l’agenda della Troika economica con una fedeltà che, sono certo, il professor Monti invidierà”.

Il ribelle democrat boccia la riforma su tutta la linea. “La rottamazione dei co.co.co c’è già stata, rimangono solo nella pubblica amministrazione dove, per il blocco delle assunzioni, non ci sarà alcuna trasformazione. Per esempio resterà tutto come adesso per i professionisti senza partita Iva. Rimangono anche i contratti a tempo determinato senza causalità; restano il lavoro intermittente, il lavoro accessorio e pure l’ apprendistato senza requisiti di stabilizzazione. Il carnet di contratti precari non cambia. È una foglia di fico per coprire l’unico vero obiettivo di questo governo sul lavoro: cancellare la possibilità del reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento ingiustificato, cioè cancellare l’articolo 18”. “Il previsto aumento dei contratti a tempo indeterminato ci sarà non grazie alla cancellazione dell’articolo 18 bensì per effetto del taglio dei contributi per tre anni per i neoassunti nel 2015. Una misura che costa tantissimo e che, date le condizioni della nostra finanza pubblica, non sarà ripetibile”.

Jobs Act, Vendola: “Questa è una controriforma”

Vendola

Sulla stessa linea d’onda di Fassina si trova il leader di Sel, Nichi Vendola. “Questa è una controriforma. Conferma, nonostante la volontà contraria del Parlamento, i licenziamenti collettivi. Non chiarisce quali siano le risorse utili ad alimentare gli ammortizzatori sociali, conferma la sparizione dell’art. 18, sparisce il diritto al lavoro e avanza il diritto al licenziamento, restano 45 contratti atipici su 47. Siamo a un punto di svolta ma molto, molto, molto negativo” dichiara Vendola intervistato da Gr1 Rai.

Jobs Act, Critiche da Cuperlo e Barbagallo

L’ex presidente del Pd, Gianni Cuperlo, concorda con entrambi. “I decreti attuativi sul Jobs Act vedono da parte nostra un giudizio critico, anche perchè il governo non ha ritenuto nemmeno di recepire quelle che erano delle raccomandazioni contenute nei pareri delle commissioni parlamentari” . Per il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, “Renzi ha preso una direzione, che per me non è quella giusta peccato che coi decreti non si creino i posti di lavoro. E men che meno si favorisce l’occupazione facilitando i licenziamenti”.

Jobs Act, Bombassei promuove la riforma

Chi invece esulta con il premier è il mondo di Confindustria. “Si tratta di norme meno vincolanti per le aziende – spiega a Repubblica il patron della Brembo Alberto Bombassei, – Dal momento dell’assunzione gli imprenditori, come credo sia giusto, si prendono impegni crescenti. Nel momento in cui un datore di lavoro assume un dipendente, non si sente più vincolato per la vita a quel rapporto, come accadeva prima. Per questo non pochi annunciano ora l’intenzione di assumere”.

L'autore: Andrea Turco

Classe 1986, dopo alcune esperienze presso le redazioni di Radio Italia, Libero Quotidiano e OmniMilano approda a Termometro Politico.. Dal gennaio 2014 collabora con il portale d'informazione Smartweek. Su Twitter è @andreaturcomi
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