Senato, la riforma spiegata bene

Pubblicato il 13 Ottobre 2015 alle 17:05 Autore: Ilaria Porrone

Approvata la riforma costituzionale del Senato (DDL Boschi) con 179 favorevoli, 16 contrari e 7 astenuti. Forza Italia e Sel non hanno partecipato al voto mentre M5S e Lega hanno scelto l’Aventino. Azzurri e grillini hanno lasciato l’Aula quando l’ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha preso la parola. Esultano, via twitter, il premier Renzi e il ministro Boschi. Il leader di Sel Nichi Vendola parla di “un ciclopico pasticcio, un capolavoro di sgangheratezze. Un colpo al cuore alla Costituzione nata dalla Resistenza”. Il presidente del Senato Pietro Grasso rivendica su Facebook la sua imparzialità: “È stato un percorso lungo e segnato da momenti tesi: non sono state settimane facili. In coscienza posso dire che in un clima così infuocato ho fatto di tutto per rimanere imparziale senza lasciarmi condizionare dalle ragioni degli uni o degli altri”.

Dopo il voto finale di oggi in Senato mancheranno ancora tre passaggi parlamentari prima dell’entrata in vigore della nuova legge.

La riforma del Senato è una legge costituzionale, e la sua approvazione ha una procedura complessa e diversa da una legge ordinaria. E’ necessario che Camera e Senato votino lo stesso testo una prima volta, nella cosiddetta “prima lettura”: la riforma è stata approvata una volta dal Senato e dalla Camera, ma il testo è stato sempre modificato. Se la legge sarà approvata oggi dovrà passare di nuovo alla Camera votata: se l’approvazione avverrà senza modifiche allora la ‘prima lettura’ potrà essere conclusa. Il testo passerà una seconda volta sia alla Camera che al Senato e solo allora entrerà in vigore. Se in seconda lettura la legge non riceverà i due terzi dei voti in entrambe le Camere, sarà necessario un referendum confermativo: se il 50 per cento più uno dei votanti approverà la legge, la Costituzione potrà essere modificata. La fine del bicameralismo è stato da subito uno degli obiettivi principali del Governo: un percorso iniziato con il Governo Renzi che dal 2014 ad oggi ha superato diverse fasi e che ha causato non pochi problemi al partito di maggioranza, tra scissioni, minacce di abbandono, ostruzionismo e una forte opposizione delle minoranze.

Costituzione: cosa cambia

Se non ci saranno imprevisti nell’ultima fase dell’iter di approvazione, l’approvazione della riforma del Senato porterà non pochi cambiamenti nell’assetto istituzionale del Paese.

Il nuovo Senato sarà composto da 100 elementi, con un’elezione di secondo grado, invece dei 315 di oggi: 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 personalità illustri nominate dal presidente della Repubblica e saranno i Consigli regionali a scegliere i senatori tra i sindaci dei loro territori. La ripartizione sarà in proporzione alla popolazione di ogni territorio, con un minimo di due senatori per ogni regione. Il mandato sarà di 7 anni e non ripetibile, l’elezione dei nuovi senatori sarà legata al rinnovo dei consigli regionali con sistema proporzionale, per evitare uno sbilanciamento a favore del partito di maggioranza.

Il nuovo Senato, oltre a non essere eletto direttamente dai cittadini, avrà meno poteri rispetto quello attuale: non potrà più votare la fiducia ai governi in carica e la sua funzione principale sarà quella di “funzione di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica” (Regioni e Comuni). Il potere di voto sarà conservato per le riforme costituzionali, leggi costituzionali, leggi sui referendum popolari, leggi elettorali degli enti locali, diritto di famiglia, matrimonio e salute e ratifiche dei trattati internazionali. I senatori avranno però la possibilità di esprimere proposte di modifica anche su leggi sulle quali non hanno stretta competenza: potrà esprimere proposte, su richiesta di almeno un terzo dei suoi componenti entro 30 giorni dalla richiesta, dopodiché la legge tornerà alla Camera che avrà 20 giorni di tempo per decidere se accogliere i suggerimenti. Per quanto riguarda le leggi sui poteri delle regioni, per respingere il parere del Senato, la Camera dovrà esprimersi con la maggioranza assoluta dei suoi componenti. Il Senato potrà votare anche la legge di bilancio, le proposte di modifica andranno consegnate alla Camera entro 15 giorni.

Con la riforma del Senato viene modificato il anche il Titolo V della Costituzione: sarà lo Stato a delimitare la sua competenza esclusiva (politica estera, immigrazione, rapporti con la chiesa, difesa, moneta, burocrazia, ordine pubblico, ecc.).

Per l’elezione del Presidente della Repubblica non saranno previsti delegati regionali e cambierà anche il quorum: nei primi quattro scrutini saranno necessari i due terzi, dal quinto all’ottavo tre quinti, dopo l’ottavo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.

La Corte Costituzionale vedrà aumentati i suoi poterio e potrà intervenire, sempre su richiesta di un terzo dei componenti della Camera, con un giudizio preventivo sulle leggi che regolano elezioni di Camera e Senato. La Consulta avrà un mese di tempo per pronunciarsi.

 

L'autore: Ilaria Porrone

Classe 1987, vive a Roma. Laureata in Relazioni Internazionali presso l’Università di Roma Tre. Appassionata di storia e comunicazione politica, nel tempo libero è una volontaria della ONG Emergency. Collabora con Termometro Politico dal 2014. Su twitter è @IlariaPorrone
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