Beppe Grillo e quelle profezie catastrofiche mai avveratesi

Pubblicato il 14 Ottobre 2015 alle 15:57 Autore: Martino Abbracciavento

Beppe Grillo appare sul grande schermo della Rai a partire dagli anni ’80 come comico.

Nel 1986, durante un varietà televisivo del sabato sera, Fantastico 7, pronunciò una battuta sul Partito Socialista e sul suo segretario Bettino Craxi, all’epoca anche Presidente del Consiglio dei ministri: «La cena in Cina… c’erano tutti i socialisti, con la delegazione, mangiavano… A un certo momento Martelli ha fatto una delle figure più terribili… Ha chiamato Craxi e ha detto: «Ma senti un po’, qua ce n’è un miliardo e son tutti socialisti?». E Craxi ha detto: «Sì, perché?» «Ma allora – ribatte Martelli – se son tutti socialisti, a chi rubano?».

Il fatto ebbe come conseguenza l’allontanamento per breve tempo di Grillo dalla televisione pubblica.

Negli anni continua a far cabaret nelle piazze e nei teatri di tutta Italia, fin quando nel 2008 decide di creare delle “liste civiche a 5 stelle”, che porteranno nel 2009 alla nascita del “non partito” Movimento 5 Stelle.

Da questo momento inizia una campagna di comunicazione  in rete contro la politica e contro il sistema, rilasciando molte volte alcune dichiarazioni che hanno rilasciato nei lettori non poche perplessità.

Le profezie di Grillo

Alla fine del 2012: “Per la prima volta l’Italia va a votare anticipatamente senza che il governo in carica sia stato sfiduciato dal parlamento”, in realtà su otto casi in cui ci sono state le elezioni anticipate in seguito allo scioglimento delle due Camere, quattro volte si è andati a votare senza “che il governo in carica fosse sfiduciato in parlamento”. Non è stata dunque la prima volta.

Nel 2013 in un’intervista al tabloid tedesco Bild: “L’Italia in autunno sarà in bancarotta, le piccole e medie imprese falliranno, tra settembre e ottobre il governo sarà a corto di soldi e avrà difficoltà a pagare le pensioni e gli stipendi”.

A marzo 2013: “Abbiamo 300.000 leggi. La burocrazia ha sostituito la democrazia”, con i dati ufficiali alla mano si può notare, invece che, il numero di leggi in vigore sembrerebbe, circa trenta volte inferiore a quello affermato da Grillo, che peraltro usa questo dato con una certa disinvoltura.

Agli inizi del 2014: “Facebook ha comprato Whatsapp ma non ha mica dato dei soldi. Gli ha dato delle azioni di una società che adesso non vale niente”. Da quello che emerge però la transazione è stata pagata in parte cash (quindi Facebook ha dato dei soldi) e in parte in azioni con un titolo che non ha perso valore, al contrario è rimasto pressoché costante. Grillo quindi tenta di far credere di aver trovato il bidone in una transazione che per il momento sembra un ottimo affare per entrambi gli attori in gioco.

A marzo del 2014: “La nostra economia, da quando siamo entrati nell’euro, è diminuita del 20 per cento”, in realtà il calo più significativo si vede invece nel periodo 2008-2013: da quando è esplosa la crisi il Pil italiano ha perso 7,5 punti percentuali. Ma questa è un’altra storia. Sicuramente sono stati anni non esaltanti per la crescita italiana, ma non abbiamo perso il 20% del Pil dall’entrata dell’euro.

A settembre del 2014: “In questi giorni il bollettino delle morti sul lavoro è diventato un bollettino di guerra. E’ uno dei pochi successi di Renzie, un bel +7.1% di morti rispetto all’analogo periodo del 2013. 489 morti ad oggi”. Sebbene i numeri siano sicuramente da bollettino di guerra, non si riscontra “un bel +7,1% di morti” citato da Grillo, il quale, con la sua famosa inopportuna irriverenza conclude sostenendo che “per eliminare il problema della disoccupazione e della mancanza di lavoro, il governo ce la sta mettendo tutta. La soluzione è semplice, è sufficiente eliminare i lavoratori”.

A maggio del 2015: “Un terzo delle nostre aziende hanno chiuso da quando siamo nell’euro”. Le cose però non stanno proprio così, in realtà da quando l’Italia è entrata nell’euro il numero di aziende è cresciuto di oltre 1,2 milioni.

L'autore: Martino Abbracciavento