Francesca Barracciu si dimette dopo rinvio a giudizio per peculato

Pubblicato il 21 Ottobre 2015 alle 16:48 Autore: Redazione
Francesca Barracciu, dimissioni

Francesca Barracciu, sottosegretaria dei Beni culturali ed esponente del Partito Democratico, si è dimessa dopo che è stata rinviata a giudizio per l’accusa di peculato aggravato e uso illecito dei fondi dei Gruppi del Consiglio regionale della Sardegna. Questa la decisione del Gup di Cagliari, Lucia Perra, che ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio proposta dal pm Marco Cocco nell’ambito della maxi indagine sull’allocazione delle risorse economiche destinate ai gruppi del Consiglio regionale relativamente durante la XIII legislatura, fondi che sono stati sospesi per quella in corso.

Francesca Barracciu, le dimissioni

“Ritengo doveroso dimettermi  e avere tutta la libertà e l’autonomia necessarie in questa battaglia dalla quale sono certa uscirò a testa alta”, con queste parole, l’ex candidata alla presidenza della Regione Sardegna, annuncia la scelta di consegnare le dimissioni, chieste a gran voce dopo la decisione del Gup dal Movimento5stelle. Anche Elvira Savino, deputata di Forza Italia, aveva rivolto la questione al premier Matteo Renzi, domandando se avesse intenzione di chiedere alla sottosegretaria di abbandonare l’incarico dopo la decisione della magistratura.

Francesca Barracciu, dimissioni

Alla Barracciu, presente oggi in tribunale e chiamata a comparire in aula il prossimo 2 febbraio, vengono contestate spese per 81mila euro. Criticata anche la scelta di Renzi di nominarla sottosegretario quando era già sotto indagine:

“Ho sempre detto che non ci si dimette per un avviso di garanzia. E se parliamo di faccia, le dico con sguardo fiero che per me un cittadino è innocente finché la sentenza non passa in giudicato”, aveva dichiarato il presidente del Consiglio in un’intervista a Repubblica.

Francesca Barracciu, le indagini

A smuovere l’interesse del pm Cocco sarebbero state le troppe incongruenze presentate dall’onorevole durante i due interrogatori a cui si è sottoposta, oltre all’intercettazione di una telefonata tra la Barracciu e un regista sardo, considerata come un tentativo di inquinare le prove. Poco convincente anche la motivazione delle spese, tutte attribuite a rimborsi relativi a viaggi chilometrici effettuati nell’isola per attività politico istituzionale con la sua auto privata. Spetta ora agli inquirenti l’ultima parole sull’aspetto legale della vicenda, per quello politico potrebbero bastare le dimissioni.

Irene Masala

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