Spagna, PSOE: cuspide del partito spinge per dimissioni Sánchez

Pubblicato il 30 Settembre 2016 alle 16:27 Autore: Alessandro Faggiano
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Spagna, PSOE: cuspide del partito spinge per dimissioni Sánchez

Dopo la debacle elettorale in Galicia e País Vasco, l’ attuale leader del PSOE – Pedro Sánchez – si è ritrovato senza nessun appoggio. L’ organo esecutivo del partito ha rassegnato in blocco le proprie dimissioni. E la base del partito si spacca.

Pedro Sánchez: uomo solo al comando

La sconfitta elettorale in Galicia e País Vasco, per quanto fosse preventivata, è stata ancor più pesante di quanto ci si potesse aspettare. Le liste di Podemos vincono la loro sfida elettorale contro il partito più prossimo nello scacchiere ideologico. Non solo:  il Partido Popular ha riconfermato la maggioranza assoluta in Galizia, nonostante l’incremento della competitività elettorale e la presenza di Ciudadanos. Non si sarebbe potuto profilare uno scenario peggiore per lo storico partito socialista spagnolo. Nonostante la debacle, Sánchez ha confermato immediatamente che non avrebbe rinunciato alla segreteria del partito. La reazione dei baroni e della elitè socialista non si è fatta attendere: alle stizzite dichiarazioni dei leader regionali, sono seguite le dimissioni (in blocco) di alcuni dei vertici dell’ esecutivo socialista. Risaltano la presidentessa del PSOE, Micaela Navarro, e i presidenti della Generalitat Valenciana e di Castilla la Mancha (rispettivamente Ximo Puig ed Emiliano Garcia Page). Dopo un periodo di alta tensione tra il segretario generale e i massimi esponenti di partito (includendo lo storico ex-presidente Felipe González) è definitivamente scoppiata una guerra fratricida, che spacca la stessa base del partito socialista.

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PSOE: “golpe” o manovra necessaria?

La prolungata emorragia di consensi che ha colpito il Partito Socialista (tra elezioni generali ed autonomiche) sembra poter assumere dimensioni catastrofiche, in ottica di terze elezioni generali. Il PSOE è considerato il partito chiave per poter sbloccare la partita sulla formazione dell’ esecutivo nazionale. Se, da un lato, mette i socialisti in condizioni di incidere più di qualsiasi altro partito, dall’ altro sono maggiormente esposti alle critiche degli altri schieramenti. In caso di “elezioni sotto l’albero”, il PSOE potrebbe ritrovarsi con un regalo indigesto: la perdita della seconda posizione, a vantaggio della coalizione formata da Podemos e Izquierda Unida. È questo uno dei nodi cruciali delle grandi manovre all’interno del partito. Sánchez perpetua nel “no secco” a Mariano Rajoy. La posizione del segretario – all’inizio condivisa dai più – ha perso sempre più consensi (tanto all’interno dell’ organigramma di partito che nella stessa base elettorale). Con lo spettro delle terze elezioni, l’ unica soluzione per fermare l’ emorragia di voti sembra che sia la “concessione” di un governo di minoranza targato Partido Popular. Nonostante ciò, l’estremo pragmatismo della cuspide del PSOE e i metodi “poco ortodossi” con cui sta portando avanti l’ esautoramento di Sánchez, non sono ben visti da una parte della base elettorale che vede – nell’ astensione – una “traición” ai valori socialisti.

PP e Podemos alla porta, per un governo di continuità o di cambio

Il Partito di Rajoy, conscio del grave momento di crisi del PSOE, tende la mano (ora più che mai) allo storico rivale. Nel frattempo, Iglesias si schiera con Sánchez, affermando che “pretendere di far dimettere un segretario generale, eletto dalla base, è una frode”. La segreteria politica di Podemos sa perfettamente che, senza Sánchez al comando (finora strenuo oppositore di un governo di destra) , le “larghe intese” tra PP, PSOE e Ciudadanos si concretizzerebbero ben prima di una terza tornata elettorale. Madrid è in fermento per il possibile “golpe” ai danni di Pedro Sánchez. Una manovra che – per quanto spregiudicata e discutibile – potrebbe sbloccare definitivamente la situazione per la formazione dell’ esecutivo nazionale. Se Sánchez riuscisse a mantenere la segreteria, si potrebbero aprire le porte per un governo di cambio targato “PSOE e Unidos Podemos + astensione di Ciudadanos e partiti nazionalisti”. D’altro modo, l’ opzione di larghe intese “PP + astensione PSOE e Ciudadanos”, apre al governo di minoranza di Rajoy

L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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