Open Data e collaborazione digitale: quando è la comunità a fare politica

Pubblicato il 2 Maggio 2012 alle 11:24 Autore: Andrea Boscaro
open data

Il movimento che sta portando, uno dopo l’altro, gli Enti locali italiani ad adottare le procedure degli Opendata devono essere – e lo sono – uno stimolo affinchè soggetti pubblici e privati, commerciali e no profit utilizzino questi dati per renderli più fruibili ai cittadini con interfacce intuitive e con chiavi di lettura non necessariamente legate al rapporto con la Pubblica Amministrazione.

Dopo l’approvazione degli opendata – ovvero della pubblicazione online di tutte le informazioni statistiche raccolte nel suo ruolo – da parte della Regione Piemonte, sono già nati i primi motori semantici per fare ricerche dentro questo straordinario patrimonio documentle ed altre iniziative sono nel cassetto pronte ad andare online.

Questo fenomeno deve portare anche alla nascita di progetti che si avvalgano della collaborazione dei cittadini (la cosiddetta “mass collaboration”) per creare valore nei confronti della cosa pubblica. Qualche esempio tratto da esperienze internazionali:

– il quotidiano inglese Guardian è famoso per aver reso i lettori del sito (non i suoi giornalisti) protagonisti della scelta di quali informazioni dovessero essere pubblicate rispetto al milione di documenti che il Governo inglese rilasciò per dimostrare la propria buon fede di fronte allo scandalo delle spese pazze dei politici britannici;
– il sito inglese Fixmystreets.com è una mappa collaborativa che permette ai sudditi della Corona britannica di segnalare episodi di vandalismo e di mancanza di sicurezza e di creare un senso di partecipazione pubblica alla vita del territorio;
– in città come Amburgo e Belo Horizonte, il processo di redazione del bilancio è partecipato e coinvolge online i cittadini nel dare la propria opinion sulla rilevanza delle diverse voci di spesa;
– Mapecos.com negli Stati Uniti permette di analizzare le emissioni prodotte da oltre 20 mila stabilimenti industriali ed è legata a movimenti ambientalisti e sociali di presidio del territorio;

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Senza ricordare che le persone sono scese in piazza in Egitto e in altri Paesi nordafricani esattamente il giorno in cui è stato oscurato Internet, quel che è certo che il digitale va affrontato dalla politica anche come luogo in cui attivare risorse da parte della cittadinanza, non solo come luogo dove aggregare consenso o attivare operazioni di CRM. Ma forse per questo ci vuole un altro stile di leadership: che emerga è una grande curiosità e speranza verso il futuro.

L'autore: Andrea Boscaro

Fondatore del think tank dedicato al marketing digitale The Vortex e già Amministratore Delegato di Become (la ex Pangora), Andrea Boscaro si è laureato con lode all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano in Scienze Politiche. Durante il suo anno di Erasmus in Gran Bretagna, ha fin dagli anni '90 potuto comprendere quanto Internet possa rappresentare una rivoluzione nella società e nel mercato. Dopo una breve esperienza in Omnitel 2000, ha lavorato per 4 anni come business development manager in Lycos Italia gestendo accordi tesi ad arricchire il portale sia dal punto di vista editoriale che delle linee di ricavo. Dall'aprile del 2004 si è occupato di Pangora (poi entrata nel gruppo americano Become) estendendone le partnership, la notorietà ed il volume d'affari. Andrea Boscaro è inoltre utore del volume "Tecniche di web-marketing" edito da Franco Angeli
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