I Marxisti per Tabacci. La mitizzazione tardiva dell’universo sovietico

Pubblicato il 19 Novembre 2012 alle 17:38 Autore: Livio Ricciardelli

La fan page di Facebook “Marxisti per Tabacci” spopola sul web. Una geniale operazione politico-comunicativa raffigura l’assessore al bilancio del comune di Milano, nonché candidato alle primarie del centrosinistra, come l’unico candidato in grado di traghettare il nostro paese fino al porto del socialismo reale d’impronta sovietica.

Una pagina che ha riscosso interesse da parte dei media, che ha ottenuto una sorta di placet satirico da Tabacci e che lo stesso deputato dell’Api ha citato nel corso di un suo intervento ad Agorà su RaiTre. Una pagina satirica così ben fatta, i fotomontaggi del “compagno Bruno” sono oggettivamente bellissimi, tanto da far credere che si tratti di una pagina gestita in realtà da qualche società di comunicazione se non da qualche studente intento a scrivere una tesi di laurea sulla comunicazione politica.

La pagina però al tempo stesso pone un interrogativo che in pochi si sono posti, distratti forse dall’effige dell’ideologia tabacciana: cosa ha spinto, con successo, all’idea di accostare il tema dell’iconografia sovietica (e dunque socialista) a quella del candidato Bruno Tabacci?

Le risposte possono essere varie. Ma solo in una di queste vi è una riflessione un po’ più complessa su alcune dinamiche politiche e culturale che riguardano in questo frangente al sinistra italiana.

In primo luogo vi è una risposta “partigiana” e a tratti complottista che vede questo strumento in realtà come un espediente pseudo-bersaniano per buttarla “in caciara”. Facendo satira su un candidato che alla fine otterrà, nonostante il forte pressing moscovita, un risultato abbastanza residuale in queste primarie si tolgono elemento di satira (e quindi di attenzione politica) nei confronti del vero competitor di Bersani in questa partita. Ovvero Matteo Renzi.

Mai scordarsi che quando nel 2005, nel corso del programma “RockPolitick” andato in onda su RaiUno e condotta da Adriano Celentano, Maurizio Crozza pronunciò in maniera canterina l’ormai celebre frase “Ho sognato Che Guevara e c’è Bordon” il primo ad essere entusiasta della trovata satirica fu proprio l’allora capogruppo della Margherita a Palazzo Madama che invitò a cena il comico genovese.

Un’argomentazione parziale in quanto, nonostante i rispettabili 8.000 fan, difficilmente si riesce ad oscurare seppur in minima parte una candidatura come quella di Renzi attraverso i rapporti tra Tabacci e il comunismo.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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