Epifani: congresso Pd, propongo l’8 dicembre Regole, niente accordo: si discute domani

Pubblicato il 20 Settembre 2013 alle 20:19 Autore: Gabriele Maestri

Ora, se non altro, una proposta di data c’è. L’8 dicembre, per i credenti cattolici giorno dell’Immacolata Concezione, potrebbe essere anche il giorno in cui gli iscritti del Partito democratico saranno chiamati a votare per indicare il loro segretario nazionale. Questa, per lo meno, è la proposta che Guglielmo Epifani ha lanciato dalla tribuna dell’Assemblea nazionale Pd, sentiti i due vicepresidenti dell’organo, Ivan Scalfarotto e Marina Sereni.

La decisione, ovviamente, non è definitiva, soprattutto perché manca l’accordo di base sulle regole che dovrà avere il congresso e, in particolare, sulla sua scansione temporale, in particolare per quanto riguarda l’elezione dei vertici locali del Pd (se dovrà precedere o seguire quella del segretario nazionale), cosa che più potrebbe incidere sui tempi.

Il fatto è che la Commissione del congresso, che una bozza di regole avrebbe dovuto stenderla entro ieri, sta ancora lavorando, per cui Roberto Gualtieri, che avrebbe dovuto presentare il contenuto della discussione in una relazione, dovrà intervenire domani mattina in apertura dei lavori. “Alle 9 e 30, puntuali, mi raccomando – precisa al microfono la vicepresidente Sereni – altrimenti vi dico le 9 per iniziare comunque alle 9 e 30”.

Assemblea tutto

L’Assemblea Pd (immagine da YouDem.tv)

Di fatto, dunque, il primo giorno di assemblea si esaurisce in un’ora scarsa di tempo, la relazione del segretario Epifani e poco più. Ai tanti che erano già arrivati oggi per iniziare a discutere seriamente di regole, tutto questo non garba per niente, e qualcuno lo dice al microfono. “Scusate, ma mi sembra di essere in una puntata di Ai confini della realtà – lamenta Paolo Cosseddu – noi siamo venuti addirittura un giorno prima e non ci sono le regole da discutere… è una situazione paradossale!”

“E’ un’osservazione ragionevole e ci scusiamo di questo – replica la Sereni – ma la Commissione ha lavorato ininterrottamente e ieri è stata rallentata dai lavori parlamentari“. Fa una pausa brevissima, durante la quale realizza che probabilmente, la percentuale dei presenti che credono a questa versione “ufficiale” rasenta lo zero, così aggiunge subito “e poi, li leggete anche voi i giornali, quindi sapete già…”.

Quello che di certo non sapevano – e non potevano sapere fino a un’oretta prima – era cosa avrebbe detto effettivamente il segretario Pd Epifani. Il quale, come era comprensibile, ha tenuto la questione congresso per ultima, in fondo. Ma veramente in fondo, più di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare. Prima di arrivare a parlare delle regole dell’assise e di “dare la data” – una delle pochissime cose che i presenti aspettano e per cui sono lì – Epifani parla per 40 minuti.

Nella prima mezz’ora scarsa, chi è arrivato all’Auditorium della Conciliazione assiste impotente a una lunga (ma per Epifani “necessaria” introduzione) sulla vicenda giudiziaria e parlamentare di Berlusconi, sul suo videomessaggio (“una foto ingiallita di un film già visto” che peraltro appesantisce il clima con le invettive contro il centrosinistra e la magistratura), sulla stima per Napolitano, sulle colpe del governo Berlusconi in economia e sull’Iva che non va assolutamente aumentata.

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L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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