La Camera respinge la sfiducia a Cancellieri Ligresti “La segnalai a Berlusconi” ma il Ministro smentisce

Pubblicato il 20 Novembre 2013 alle 11:12 Autore: Gabriele Maestri
Sfiducia alla Cancellieri

E’ in corso alla Camera la discussione sulla mozione di sfiducia individuale che il MoVimento 5 Stelle ha presentato nei confronti della ministra della giustizia Anna Maria Cancellieri, dopo l’emersione del “caso Ligresti” che la vede coinvolta.

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Hanno annunciato il loro voto favorevole alla sfiducia la Lega Nord, Fratelli d’Italia, oltre che ovviamente il M5S. Anche Sel, però, in aula annuncia il sostegno alla mozione, qualora la ministra non si dimetta spontaneamente: “Se così non sarà – spiega il deputato Daniele Farina – temo che dovremo essere noi a dare il nostro voto di sfiducia e a votare, nostro malgrado, quella mozione”.

Sfiducia alla Cancellieri

 

MINISTRO DELLA GIUSTIZIA CANCELLIERI SMENTISCE LIGRESTI – E’ surreale pensare che, in entrambi i casi” in cui è stata commissario straordinario a Parma, “Annamaria Cancellieri abbia potuto chiedere un interessamento per rimanere a Parma, potendo ricoprire incarichi più impegnativi e qualificanti”. E’ quanto si legge in una nota del ministero firmata dal portavoce del ministro, Mauro Mori.

SALVATORE LIGRESTI “SEGNALAI A BERLUSCONI CANCELLIERI PERCHE’ RESTASSE A PARMA” – Dopo il voto sulla mozione di sfiducia al ministro Cancellieri respinta dalla Camera emergono nuovi particolari nel caso Ligresti – Cancellieri. Ligresti nell’interrogatorio del 15 Dicembre scorso ha parlato di una segnalazione compiuta a favore di Anna Maria Cancellieri. Salvatore Ligresti: “la segnalai a Berlusconi per la prefettura di Parma. Segnalai il caso a Silvio Berlusconi perché l’attuale ministro della Giustizia mantenesse il suo incarico di prefetto a Parma. Lo fa mettere a verbale lo stesso imprenditore di Paternò svolto nell’interrogatorio del 15 dicembre scorso davanti ai magistrati milanesi che lo indagano per presunta corruzione del presidente dell’Isvap, Giancarlo Giannini. ”Mi feci latore del desiderio dell’allora prefetto Cancellieri – racconta Salvatore Ligresti agli inquirenti – che era in scadenza a Parma e preferiva rimanere in quella sede anziché cambiare destinazione. L’attuale ministro Cancellieri è persona che conosco da moltissimi anni e ciò spiega che mi si sia rivolta e che io abbia trasmesso la sua esigenza al presidente Berlusconi. In quel caso – puntualizza ancora Ligresti – la segnalazione ebbe successo perché la Cancellieri rimase a Parma”.

EPIFANI “SODDISFATTO PER COMPATTEZZA PD IN AULA” – Guglielmo Epifani: “Sono soddisfatto per la compattezza del Pd in Aula. E’ andata come doveva andare” aggiunge Epifani, ricordando la riunione dei deputati Pd di ieri sera e l’indicazione di voto contrario alla mozione di sfiducia.

CAMERA RESPINGE MOZIONE DI SFIDUCIA – Con 405 no la Camera ha respinto la mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri presentata dal Movimento 5 stelle. A favore 154, 3 gli astenuti. Presenti 562 deputati.

IL NO DEL PD. CIVATI: “DA LETTA ENNESIMO RICATTO” – Voterà invece contro la mozione il Pd e, salvo sorprese poco prevedibili, non ne presenterà una propria, dopo l’avvertimento del premier Enrico Letta, in base al quale una mozione di sfiducia contro la Cancellieri avrebbe avuto lo stesso valore di una sfiducia al governo. “Trovi lei il modo, anche visibile, per consentire a chiunque di poterle fare una telefonata o di accedere a una procedura che metta in discussione la possibilità, da parte di chi non ha voce, di potersi fare ascoltare e avere una risposta ai propri problemi”, il segretario Pd Guglielmo Epifani annuncia il no del suo gruppo alla mozione di sfiducia. Il segretario del Pd ha poi attaccato il M5s: “C’è un uso del populismo molto sgangherato. Ho ascoltato il MoVimento 5 Stelle, ma dico loro con grande rispetto ma anche grande fermezza: come abbiamo visto in Basilicata, a furia di urlare e di mettere cartelli si finisce per non prendere nemmeno un voto”.

Il no di Epifani alla sfiducia  non toglie che un gruppo di parlamentari mantenga la sua idea sul caso Cancellieri: “Cuperlo, il sottoscritto, Civati e Michela Marzano abbiamo detto che la Cancellieri si deve dimettere – rivendica Paolo Gentiloni – e in quattro abbiamo chiesto direttamente a Letta di adoperarsi nei prossimi giorni perché il ministro si dimetta”.

Il comportamento del presidente del Consiglio però non è piaciuto a Pippo Civati, che aveva proposto di presentare una mozione democratica: “I miei compagni di partito hanno deciso diversamente, accogliendo l’ennesimo, impolitico, ricatto: o cosi’, o nulla”. Afferma Civati di non riconoscersi più “in un Pd che considera ‘interesse superiore’, tutto eccetto quello che sente e importa alle persone. Per questo mi sono candidato per cambiarlo. Dopo questa ennesima prova deludente di questo partito apparato governativo, lo faro’ con ancora più energia e determinazione”.

civati sfiducia alla Cancellieri

IL DIBATTITO TRA I PARTITI – La giornata inizia di fatto con il vicepresidente Pd della Camera Roberto Giachetti, secondo il quale “Letta non avrebbe dovuto porre una questione di tenuta del governo sul caso Cancellieri. In un paese normale un ministro si dimette per problemi politici, e in tutta questa vicenda ce ne sono stati tanti”. Attacchi dal Pdl Augusto Minzolini: “Per difendere il ministro Cancellieri Letta ha usato la ragion di Stato o, meglio, di partito: imbarazzante.”

Il Pdl-Fi, però, vota comunque contro la sfiducia, senza rinunciare alla polemica: “Noi annunciamo una fiducia morale e convinta al ministro – dice in aula il capogruppo Renato Brunetta – Mentre questa è una fiducia di Pirro, una fiducia in maschera. Oggi il Pd infila un cappio doppio attorno al collo del premier”. Per Brunetta questo “è un voto fasullo e insincero da parte del Pd, una finzione ridicola allestita in un Parlamento ridotto a una sala giochi dei renziani, dei civatiani, dei cuperliani, dei lettiani che praticheranno oggi una danza macabra attorno a Letta e al suo governo”.

renato brunetta sfiducia alla cancellieri

D’accordo con Letta invece Scelta civica con Giuliano Cazzola: “Ha affermato il diritto delle persone impegnate nelle istituzioni ad essere difese dallo sciacallaggio dei dossier e dal volantinaggio delle intercettazioni telefoniche e ha ribadito che ci sono opportunità politiche che hanno pari dignità di altre esigenze nella vita di una nazione”.

LA PROTESTA DEL M5S – In aula, ovviamente, gli occhi sono puntati sul M5S: “Renzi, Cuperlo e Civati si adeguano ‘con rammarico’ alla richiesta di Letta di salvare il ministro Cancellieri – scrive su Facebook Roberto Fico -. Come volevasi dimostrare le loro chiacchiere si sono risolte nel nulla. Solo rumore, niente di concreto”. Prima dell’intervento della deputata Giulia Sarti, i colleghi stellati hanno fatto squillare contemporaneamente i loro cellulari, ‘puntandoli’ verso il ministro Guardasiglli, al grido di “dimissioni, dimissioni” (venendo richiamati dalla presidenza).

giulia sarti Sfiducia alla Cancellieri

“Il ministro diceva che si sarebbe messa a disposizione della famiglia Ligresti. E tutti gli altri detenuti? E il personale di cui non si parla mai? Quanti avrebbero bisogno di ottenere un trasferimento? Quanti arrivano al suicidio?” Per la Sarti il richiamo dell’Europa sulle carceri sovraffollate vale per tutti, “non solo per i detenuti che fanno di cognome Ligresti” e attacca la ministra per il rapporto tra il figlio e la Fonsai dei Ligresti. “Una volta bisognava conoscere persone influenti per avere raccomandazioni o favoritismo. Ora occorre il numero di cellulare del ministro per avere corsie preferenziali. Ministro, e’ meglio non farle certe telefonate”.

LA DIFESA DELLA MINISTRA – Tocca poi alla ministra Cancellieri parlare. Per lei nel trasferimento di Giulia Ligresti ai domiciliari “non c’è stato nessun inconsueto zelo né un’anomala tempestività, ma un’ordinaria attività di prevenzione che si è sviluppata in maniera autonoma”. Conferma le sue cento e più comunicazioni all’amministrazione penitenziaria su altri detenuti: “Respingo con assoluta fermezza il sospetto” che esista una “giustizia di classe” che distingue fra “cittadini di serie A e B”, fra “ricchi e poveri”.

E se sulla vicenda di Giulia Ligresti rivendica un comportamento in linea con “i miei doveri di ministro e la mia coscienza”, anche sul seguito non ammette sospetti o insinuazioni: “Non ho mentito al Parlamento né ai magistrati su alcun elemento di fatto utile a chiarire la vicenda e non ho mentito sulle mia amicizia con Antonino Ligresti”. Così come nega di avere mai parlato male della magistratura: “Sono state estrapolate alcune frasi nella mia conversazione con Gabriella Fragni per dire che io avrei delegittimato l’operato della magistratura. Tutto ciò è assolutamente falso, lo dimostra la mia vita la servizio dello Stato”.

Sfiducia alla Cancellieri

A prova della sua trasparenza, la Cancellieri sottolinea: “Sono stata io stessa a riferire il contenuti della comunicazione con Antonino Ligresti. Se non l’avessi fatto mai sarebbero diventati noti perché non intercettati”. Il sentimento che prevale ora è l’amarezza perché : “è stato toccato il mio onore e quello della mia famiglia“. Confida in un rinnovato voto di fiducia del Parlamento (quella di Letta sa di averla sempre avuta) e assicura: “Non ho acquisito alcun debito di riconoscenza, ho agito in assoluta fedeltà e lealtà alle istituzioni. Se avessi avuto un dubbio su questo, non avrei avuto esitazioni a lasciare l’incarico”. Alla fine del discorso, però, solo Scelta civica applaude.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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