Assemblea Pd, Renzi incoronato segretario “Grillo non faccia il buffone”

Pubblicato il 15 Dicembre 2013 alle 14:09 Autore: Alessandro Genovesi

È il giorno di Matteo Renzi. A Milano si è riunita alle 11 l’Assemblea Nazionale del Partito democratico per ratificare il risultato delle primarie per la segreteria di domenica scorsa, che hanno visto trionfare il sindaco di Firenze col 68% dei voti. Presenti tutti i big, tra i quali anche il Presidente del Consiglio, Enrico Letta.

L’intervento di Letta – Ed è proprio del premier il primo intervento, concentrato sulla necessità di “ripartire dal lavoro, soprattutto per i giovani”. Secondo Letta, inoltre, è ora che i giornalisti cessino di scrivere retroscena su presunti dissapori tra lui e Renzi pechè tra noi due “non c’è e non ci sarà mai contrapposizione”.

Anche Guglielmo Epifani, da oggi ufficialmente ex segretario, interviene sul palco milanese e rivendica il “grande successo delle primarie”, per poi evidenziare come la nuova leadership renziana dovrà garantire l’unità del partito senza però “rinunciare al pluralismo interno”. Infine una battuta anche contro Berlusconi e Grillo, rappresentanti del “populismo che il Pd deve contrastare”.

Il discorso di Renzi – Finalmente  arriva il turno del vincitore delle primarie, il sindaco di Firenze Matteo Renzi, incoronato nuovo segretario dall’assemblea dei delegati. Molteplici i punti toccati nel suo primo discorso da leader dei democratici: piano per il lavoro, legge elettorale, rimborsi ai partiti, rapporti tra Italia e Europa.

Pronti via e il sindaco apre con i ringraziamenti: prima agli ex segretari Veltroni, Franceschini, Bersani ed Epifani e al Presidente del Consiglio Enrico Letta, poi ai suoi diretti competitor alle primarie, Cuperlo, Civati e Pittella. Proprio su Cuperlo Renzi si sofferma, apprezzandone la scelta di accettare la presidenza del partito, visto che “insieme siamo più forti”.

Si passa poi all’agenda che Renzi ha in mente per il futuro del partito e del paese: “Mi hanno votato per il cambiamento, bisogna esserne consapevoli. Partiamo da qui e dettiamo l’agenda: è l’ultima occasione ridare dignità all’italia. Dobbiamo far fare la pace tra la politica e i cittadini, tra le istituzioni e gli italiani”. Ciò che serve “al nostro partito” continua Renzi, “è la discontinuità: il termine rottamazione era tranchant e volgare, è vero, ma serviva per farsi capire dai media. La rottamazione racchiude in sé il concetto del cambiamento radicale, percepito come il bisogno, di chi crede nella politica, di un netto stacco col passato. La pagina va voltata, quel passato è importante ma va superato, altrimenti il Pd sta nel museo delle cere. Casa nostra è invece sulla frontiera”.

Renzi

Per quanto riguarda i rapporti col governo, il neo segretario ribadisce concetti già espressi: “Ora è tutto nelle mani del Pd, che, dopo la fuoriuscita di Berlusconi, è stragrande maggioranza nella maggioranza. Dobbiamo dare una visione per i prossimi anni e dare un’agenda al governo per il 2014. È fondamentale arrivare alle prossime europee con risultati chiari e netti, non balbettanti”.

Non manca un attacco ai governi Berlusconi e una sottolineatura della necessità di tenere i conti pubblici in ordine: “Negli anni passati la destra ha fallito accampando solo alibi (Follini, Casini Fini) ultimo dei quali è la Merkel. Invece mettere apposto i conti lo si fa per i propri figli, non per la signora Merkel. Il futuro non può essere paura e minaccia ma dev’essere speranza e fiducia”.

Centrale, nel discorso di Renzi, è il 2014, anno in cui si dovrà fare con Alfano “un accordo alla tedesca, voce per voce”.  “Al primo punto – spiega Renzi – sta il lavoro, chiudendo l’era ideologica. Abbiamo passato dieci anni a discutere dell’art. 18 mentre nessuno investiva più in italia. Vanno cambiati gli ammortizzatori sociali, tutti hanno diritto ad un sussidio universale, mentre è inaccettabile la cassa integrazione solo per alcuni”.

Il lavoro è il tema principale di tutto l’intervento di Renzi, che sottolinea alcuni dati per nulla incoraggianti per il Pd: “Nelle ultime elezioni i dati sono sconvolgenti: il Pd è il terzo partito tra precari, operai e disoccupati. Dobbiamo invertire la tendenza: nell’arco di 1 mese va presentato un progetto che semplifichi il lavoro, riformi gli ammortizzatori sociali e cambi la formazione”. Poi una stoccata al Nuovo Centrodestra: “Nel patto di colizione introdurremo anche le unione civili, che piaccia o meno a Giovanardi, perchè noi siamo il Pd e dobbiamo fare il Pd”.

Infine Renzi si rivolge direttamente a Beppe Grillo, al quale riserva una vera e propria bordata a Beppe Grillo: “Grillo, hai 160 parlamentari decisivi, noi rinunciamo ai 45 milioni di rimborsi elettorali, li restituiamo. Ma a una sola condizione: il Movimento 5 Stelle accetti l’abolizione del Senato e voti la riforma della legge elettorale. Se non ci stai sei, per l’ennesima volta, un buffone e un chiacchierone”. 

L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
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