Nuove tasse sulla casa, il quadro si complica Il governo vuole aumentare la Tasi, no di Sc

Pubblicato il 4 Gennaio 2014 alle 10:27 Autore: Gabriele Maestri

Ufficialmente la seconda rata dell’Imu 2013 non è ancora stata cancellata del tutto (toccherà al Senato esprimersi a partire da martedì), ma il capitolo “casa” rischia di creare ancora tensioni pesanti sul piano politico e sociale. In base alle ultime notizie, infatti, il governo sarebbe intenzionato – attraverso un emendamento al decreto Imu, da presentare proprio al Senato – ad aumentare le aliquote massime della Tasi (la tassa sui servizi indivisibili), permettendo ai comuni di innalzare sensibilmente il prelievo fiscale a livello locale per esigenze di bilancio.

Si parla, in particolare, di un ritocco all’insù dell’1 per mille, per cui l’aliquota Tasi sulla prima casa salirebbe dal 2.5 per mille al 3,5 per mille e quella sulle altre abitazioni si innalzerebbe  dal 10,6 per mille all’11,6 per mille. Stando alle voci che si rincorrono in queste ore, le nuove risorse darebbero ossigeno alle casse comunali, ma dovranno essere utilizzate (almeno in parte) per prevedere detrazioni a favore delle famiglie e dei soggetti svantaggiati.

Il governo vuole aumentare la Tasi baretta

Il sottosegretario Pd all’economia, Pier Paolo Baretta, conferma in qualche modo la notizia, che però irrita Scelta civica, che ha già minacciato con il suo responsabile fiscale Enrico Zanetti di non votare a favore della modifica qualora il governo torni “sul luogo del delitto” aumentando di nuovo le aliquote.

Esasperati i proprietari di case, che temono una stangata (l’aumento è una facoltà, ma quasi tutti i comuni ne fruirebbero) che porterebbe la Tasi quasi ai livelli dell’Imu, fino a superarli per le seconde case: “Ricorrere di nuovo al settore immobiliare avrebbe un effetto psicologico sul mercato totalmente deleterio – ha detto Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia – La gente non ce la fa più e ci chiede di reagire, azionando le clausole degli accordi e dei contratti collettivi da noi sottoscritti. Se si ubbidirà, per l’ennesima volta, ai Comuni lo faremo”.

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Nel frattempo, si avvicina la scadenza per la prima rata della Iuc (Tasi e Tari), prevista per il 16 gennaio, anche se i comuni in base alla legge di stabilità possono posticipare la data: in assenza di notizie, è probabile che molti cittadini pagheranno a ridosso della scadenza (la Tasi con l’aliquota base dell’uno per mille e la somma pagata per la vecchia tassa rifiuti con la prima rata del 2013 per la Tari). Il 24 gennaio, invece, scade comunque il pagamento della “mini-Imu” per i comuni che hanno aumentato l’aliquota oltre il 4 per mille, per cui i proprietari dovranno versare il 40% della differenza tra l’aliquota maggiorata e il 4 per mille.

I sindaci, però, stanno cercando di intervenire su questo punto: i primi cittadini dell’Emilia Romagna (con in testa quello di Ravenna, Fabrizio Matteucci) chiedono che la “mini-Imu” sia sostituita con un prelievo una tantum sul gioco d’azzardo (anche per rimediare alla figuraccia dell’emendamento, votato anche dal Pd, che di fatto penalizzava gli enti locali che limitavano i giochi). La proposta è arrivata al ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio, che la valuterà con attenzione, ma la strada sarebbe in salita perché è difficile cambiare le norme in corso.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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