USA: paure e dubbi nella lotta al terrorismo

Pubblicato il 19 Febbraio 2014 alle 14:30 Autore: Giacomo Morabito

A distanza di oltre dodici anni dagli attentati dell’11 settembre 2001, il governo di Washington ha annunciato la possibilità di attacchi terroristici a bordo degli aerei. Secondo l’U.S. Department of Homeland Security, ci sono delle informazioni “molto credibili” riguardanti una possibile minaccia di esplosivo, nascosto nelle scarpe o in alcuni tamponi, sui voli partiti dall’estero e destinati ad atterrare negli Stati Uniti.

Le forze di sicurezza sono state sollecitate ad intensificare le operazioni di controllo agli imbarchi di partenza. Al momento, non c’è alcuna indicazione sulla natura di un complotto, su una linea aerea in particolare, un luogo o un tempo specifico, tuttavia i passeggeri potrebbero essere conseguentemente sottoposti a controlli rafforzati, come le perquisizioni personali e i controlli corporali a base di raggi.

intervento usa su proteste turchia

casa bianca

In questi giorni, inoltre, i più alti membri dei servizi di intelligence e sicurezza si sono riuniti per studiare le possibili opzioni militari in Siria, poiché considerata come un grande campo d’addestramento per il “jihad globale” in quanto, come in alcune aree dell’Afghanistan e dello Yemen, alcuni combattenti provengono dai Paesi occidentali e sono istruiti per compiere attentati presso i rispettivi Paesi d’origine.

Il capo della CIA, John Brennan, ha avvertito i membri del Congresso degli Stati Uniti riguardo alla presenza di circa 7500 guerriglieri islamici provenienti da altri Paesi sul territorio siriano, di cui alcuni potrebbero essere addestrati per lanciare attacchi contro gli interessi statunitensi.

Ecco giustificato l’allarme da parte del governo di Washington contro i possibili attacchi dei combattenti islamici con passaporto statunitense: la principale priorità è di individuarli, qualora tentassero di rientrare negli Stati Uniti. Inoltre, la nascita di un rifugio sicuro per gli jihadisti in Siria sarebbe una sconfitta per l’amministrazione Obama, da evitare anche a costo di intervenire militarmente, nonostante la contrarietà dell’opinione pubblica.