Re Carl XVI condanna il fallimento del modello svedese

Pubblicato il 23 Dicembre 2020 alle 11:34 Autore: Edoardo Sereni Lucarelli

Il Re di Svezia ha condannato pubblicamente il fallimento dell’approccio del Governo nel contenimento degli effetti della pandemia di Covid-19.

Re Carl XVI, durante il suo consueto intervento televisivo di fine anno, mandato in onda dall’emittente SVT, ha infatti apertamente dichiarato: “Abbiamo fallito. Molti nostri connazionali hanno perso la vita e ciò è terribile. I cittadini svedesi stanno soffrendo tremendamente.”

I commenti del Re, il quale raramente si è espresso in passato su questioni di attualità, sono stati inizialmente interpretati come una critica nei confronti dell’atteggiamento poco interventista del Governo.

Fonti provenienti dalla Casa Reale rassicurano, però, sul fatto che il Re non intendesse interferire con decisioni di carattere politico, ma che le sue riflessioni dovessero essere estese all’intera popolazione svedese. Il Sovrano non ha ben accolto la poca premura nel prendere provvedimenti per prevenire l’eccessiva diffusione del contagio.

Il Primo Ministro Stefan Lofven ha appoggiato le dichiarazioni del Re, rimettendo tuttavia ogni giudizio sulla gestione della pandemia alla fine della stessa, affermando che “Solo quando l’avremo definitivamente superata, potremo trarre le dovute conclusioni”.

L’approccio del Governo

Il Governo, invece di imporre per legge eventuali restrizioni, ha deciso di fare affidamento sulla responsabilità e sul senso civico dei propri cittadini, diramando solo delle raccomandazioni. Non è prevista alcuna sanzione nel caso in cui queste non fossero rispettate.

La Svezia non ha mai imposto alcun lockdown generalizzato, né tantomeno ha previsto l’obbligo di indossare le mascherine nei luoghi pubblici. Inoltre, sono rimasti aperti bar, ristoranti e negozi.

Tuttavia, a partire dalla scorsa settimana, è stata attivata per la prima volta decisa l’attivazione della didattica a distanza per tutte le scuole secondarie della regione di Stoccolma. Tale misura è stata presa in risposta all’ingente aumento dei casi di contagio verificatisi nelle ultime settimane.

La Svezia ha infatti subito duramente i colpi inferti dalla seconda ondata di contagi, tanto da spingere il governo ad abbandonare parzialmente la linea non-interventista. Dalla scorsa settimana è infatti proibita la vendita di alcolici dopo le 10 e sono vietati assembramenti, anche all’aperto, di più di otto persone.

La situazione epidemiologica in Svezia e nei vicini scandinavi

Il fatto che la Svezia si trovi in una situazione di particolare criticità non è certo un segreto. La scorsa settimana, il direttore del Dipartimento di Sanità di Stoccolma – Bjorn Eriksson – ha dichiarato di essersi trovato costretto a rimandare a dopo il 31 gennaio qualsiasi tipo di intervento che non fosse correlato al Coronavirus. La situazione nella capitale è infatti piuttosto preoccupante, dal momento che risultano momentaneamente occupati il 99% dei posti in terapia intensiva disponibili.

Le criticità che la Svezia sta affrontando risultano poi ancora più evidenti se si paragonano le sue statistiche con quelle dei vicini scandinavi. Con i suoi 367mila casi, la Svezia conta infatti più contagi della somma dei casi rilevati in Danimarca (134mila), Norvegia (44mila) e Finlandia (33mila).

Per quanto riguarda i decessi, il raffronto rischia di risultare persino più impietoso. In Svezia sono infatti morte 7,993 persone, più del triplo della somma di quelli di Danimarca (1,053), Finlandia (503) e Norvegia (405).

L'autore: Edoardo Sereni Lucarelli