Genova, il PD e la sindrome delle primarie

Pubblicato il 16 Febbraio 2012 alle 11:30 Autore: Matteo Patané
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Marta Vincenzi ha ottenuto un pessimo risultato. Malgrado le sue adirate esternazioni su Twitter, è chiaro che il sindaco godeva di scarsa popolarità nel proprio elettorato, vuoi per scelte poco felici vuoi per una errata presentazione alla cittadinanza delle stesse. Temi come la moschea, la gronda, Fincantieri hanno progressivamente appannato l’immagine della Vincenzi, fino alla tremenda alluvione dell’autunno 2011 che ne ha definitivamente minato l’autorevolezza, per quanto fosse oggettivamente impossibile imputare una qualche colpa specifica all’amministrazione comunale in carica. Il 27% dei consensi è comunque un risultato decisamente poco lusinghiero, così come la vittoria in appena quindici dei settantatre seggi (più due in cui si è verificato un pareggio con Doria) in cui si votava. In particolare, la Vincenzi vince o pareggia nei seggi più piccoli, mentre soffre pesantemente nelle zone maggiormente abitate del centro e delle ex aree industriali. Tra le zone cittadine di spessore, infatti, il sindaco viene premiato solo a Rivarolo.

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Roberta Pinotti, se possibile, ha fatto ancora peggio, trionfando solo nella sua Sampierdarena. La senatrice cattolica, che in teoria avrebbe dovuto raccogliere attorno a sé i delusi dell’operato della Vincenzi e aprire la strada all’alleanza con il Terzo Polo, ha fallito miseramente nell’impresa, dimostrando il vero errore del PD in questo frangente. Se per la Vincenzi le motivazioni del non voto possono essere ricondotte all’alveo di un dissenso personale, la Pinotti è stata considerata dalla cittadinanza come il simbolo di una svolta centrista che l’elettorato di centrosinistra non gradisce e che ha quindi punito severamente. Né il Terzo Polo ha tentato di influenzare le primarie – sempre a partecipazione libera – con un sostegno nell’urna per la senatrice democratica, evidenziando come anche l’elettorato centrista non sia particolarmente interessato ad un’alleanza verso sinistra.

L’incrocio di questi fattori ha spianato la strada a Marco Doria, il terzo incomodo su cui si sono riversati i voti e le speranze del centrosinistra cittadino. Al di là le battute che accomunando Doria a Monti – anche Doria è docente universitario – mettono in evidenza la passione del PD per i professori al governo, non è trascurabile una componente di esasperazione da parte di una base che desidera un ritorno a sinistra dopo la continua rincorsa al centro che caratterizza i sistemi maggioritari bipolari.

Risultati delle primarie 2012 a Genova
(aggregazione per quartiere)

 

Mappa dei risultati delle primarie 2012 a Genova

Osservando la distribuzione del consenso, si vede come Doria sia riuscito a imporsi in otto quartieri su nove, tuttavia la distribuzione del voto evidenzia molto bene tanto la struttura dell’elettore tipo dei vari candidati, quanto l’immagine che al giorno d’oggi la sinistra proietta di sé.
Doria ottiene infatti i suoi migliori risultati nel centro cittadino, di fatto arrivando a pareggiare nelle periferie che corrispondono alle ex aree industriali.
Così come Pisapia – che infatti in campagna elettorale dedicò grande attenzione proprio alle periferie meneghine – Doria è espressione di una sinistra intellettuale più che operaia e sicuramente meno inquadrata negli schemi di partito ereditati dalla struttura del vecchio PCI; proprio per questa ragione sfonda nelle classi borghesi che popolano il centro cittadino e invece stenta di più nelle periferie ex operaie… che tuttavia difficilmente faranno mancare il proprio appoggio al momento del voto reale.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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