I Death Bond attraversano l’Atlantico

Pubblicato il 22 Febbraio 2012 alle 13:28 Autore: Matteo Patané
death bond

Andando però a indagare nel dettaglio, emergono alcuni punti che consentono di inquadrare meglio il fenomeno.
In primo luogo è evidente che, per quanto la vendita della polizza possa essere volontaria, si tratta pur sempre di una rinuncia dettata da un bisogno impellente di liquidità; inoltre la vendita della polizza avviene a prezzi nettamente squilibrati a favore dell’investitore e contro il contraente, che arriva a rinunciare al 60% del proprio incasso finale (al netto dei premi ancora da pagare).
Si potrebbe osservare che alla fine il trasferimento della polizza dal contraente all’investitore trasla lo scontro tra chi perde e chi guadagna ad un mondo puramente finanziario: alla fine sarà uno tra la compagnia assicurativa e l’investitore a vincere la scommessa… non bisogna però dimenticare che in questo caso la scommessa è sulla durata di una vita umana, ed il margine di profitto è costituito per la compagnia assicurativa dalla differenza tra premio e somma versata alla fine, e per l’investitore tra somma versata e prezzo di acquisto polizza più premi pagati. Da questo punto di vista il prodotto finanziario avrebbe come obiettivo principalmente le assicurazioni, ma non si deve dimenticare che spesso la differenza tra attivo e passivo viene fatta proprio sui premi pagati inizialmente dal contraente.
Infine, non si deve trascurare un importante risvolto etico e morale; non tanto incentrato sull’atto in sé di scommettere sulla durata della vita di una persona, quanto piuttosto sul sistema valoriale che la ricerca della vittoria in questa scommessa porta a generare: il contraente originale della polizza varrà tanto di più quanto minore è la sua aspettativa di vita, rendendo una persona un premio tanto più ambito quanto più è anziana o inferma… e per molti aspetti, quindi, raggirabile da un abile promotore finanziario. Inoltre, dal punto di vista macroeconomico, i death bond costituiscono un valido indicatore della qualità della vita: tanto più essa è bassa, tanto maggiore sarà il giro di affari di questi prodotti. Scenari di guerra, o di disagio sociale, sono una manna per gli investitori sulla vita e sulla morte delle persone. Al tempo stesso, considerata l’attuale, profonda, commistione tra potere economico e potere politico, non vi è nulla che vieti a politici interessati di avviare riforme tese verso un generale peggioramento della qualità della vita.

 

È innegabile che le politiche di austerity relative al tema previdenziale, che prevedono un innalzamento dell’età pensionabile fino alle soglie dei 70 anni nei prossimi decenni, unito al progressivo invecchiamento della popolazione europea, siano al contrario un incentivo per i death bond.
E non è un caso se importanti agenzie di rating come Fitch stiano per la prima volta prendendo in esame la possibilità di offrire valutazioni su simili prodotti, atto mai accaduto in passato.

Sicuramente il diffondersi di simili strumenti certamente non giova all’immagine generale del mondo del credito e della finanza, già da ora additati come i principali responsabili dell’attuale crisi economica. Eppure, imperterrito, questo mondo continua a (re)inventare prodotti finanziari sempre più shockanti, che arrivano a giocare con la vita delle persone in una maniera mai vista prima.

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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