Nel 2012 occupazione più alta per gli stranieri che per gli italiani. Perchè?

Pubblicato il 24 Marzo 2014 alle 14:45 Autore: Gianni Balduzzi

“Rubano il lavoro agli italiani”, “No, fanno i lavori che gli italiani non vogliono fare”. Sugli stranieri e l’immigrazione si scaldano gli animi, gli stereotipi più triti e ritriti vengono rispolverati. Ma quale è la realtà sull’occupazione e il lavoro degli immigrati in Italia rispetto a quello degli italiani, e qual è la situazione in Europa?

I dati dell’ISTAT sono aggiornati al 2012 e vediamo di seguito come in Europa l’occupazione degli stranieri sia distribuita, in maniera, c’è da dire, più uniforme di quella della popolazione nazionale. Del resto non è difficile immaginare che tra gli immigrati via sia più mobilità e spostamento da una nazione all’altra sulla base delle possibilità occupazionali:

L’Italia in questa classifica è messa bene: gli stranieri avevano una occupazione più alta della media, e superiore a quella degli autoctoni.

Lo vediamo meglio qui:

Il dato è degno di nota: è l’unico grande Paese e con una quota consistente di immigrati a vedere dati migliori per l’occupazione per gli stranieri che per i lavoratori nazionali.

Al contrario vediamo che il gap in grandi Paesi con importanti flussi migratori come Francia e Germania è tra il 10% e il 15%.

Vediamo i dati sulla disoccupazione:

La disoccupazione degli stranieri in Italia è minore della media europea, mentre quella degli italiani è maggiore, almeno nel 2012, e il gap delle due misure (a svantaggio degli stranieri) è tra i più bassi in Europa, al contrario degli altri grandi Paesi.

Vi possono essere una serie di motivazioni:

Nei Paesi di vecchia immigrazione come Francia e Germania a popolazione straniera è ormai stabile, spesso alla seconda o terza generazione, e la mobilità in caso di disoccupazione più ridotta, si tratta di persone che il lavoro lo hanno perso, più che non trovarlo. E la crisi economica ha colpito in queste società avanzate di più settori a bassa specializzazione appannaggio degli stranieri, questo in teoria anche in Italia, ma con differenze che vedremo dopo.

La struttura dell’immigrazione in Spagna, più recente, è simile a quella italiana, ma lì la disoccupazione ha colpito in modo molto più duro sia gli autoctoni sia gli stranieri, e principamente rispetto all’Italia vi è una enorme differenza nel prossimo indicatore che andiamo a vedere, l’inattività:

Gli italiani hanno livelli di inattività molto più alti degli spagnoli e in media di tutti gli europei, tanto che superano di molto anche quelli degli stranieri. Una caratteristica che osserviamo è che nei Paesi più avanzati e del Nordeuropa come Francia, Germania, Svezia, Paesi Bassi, ecc, sono gli stranieri ad essere più inattivi, probabilmente per le questioni di immigrazione ormai stanziale detti prima, e per la presenza di importanti sussidi assenti nell’area mediterranea.

Tornando però all’Italia e all’eccezione principale che rappresentiamo, ovvero il principale Paese con occupazione straniera superiore a quella nazionale e dioccupazione italiana solo di poco inferiore a quella straniera, vengono utili i dati nazionali, scorporati per macro-regioni:

Vediamo come mentre il Nord sembra invece allinearsi alla realtà europea, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione, è il Sud a creare questi enormi squilibri. Addirittura nel meridione la disoccupazione stessa degli italiani è molto superiore a quella degli stranieri, e si accentuano le differenze nell’inattività.

Di fatto il Sud Italia riproduce in modo parossistico le enormi distorsioni, due principalmente, probabilmente uniche in Occidente, di cui è vittima l’Italia a livello economico, e di cui questi dati sull’occupazione degli stranieri sono solo uno degli effetti collaterali:

1) non si tratta infatti del fatto che “gli stranieri rubano il lavoro agli italiani”, ma  che nonostante sia un Paese nominalmente avanzato, le mansioni lavorative sono a basso valore aggiunto, molto più che in altri Paesi, le dimensioni delle aziende sono piccole, spesso non richiedono competenze avanzate, i settori della ricerca e sviluppo, quelli tecnologici, o dei servizi alle aziende o le competenze manageriali interne alle aziende stesse, sono limitate, tanto da non garantire l’occupazione neanche di quei pochi laureati che abbiamo, ch esono molti meno rispetto agli altir Paesi europei

2) un mercato del lavoro che scoraggia le assunzioni e e una struttura familiare orientata alla rendita e al risparmio che non induce all’attività, e non solo dei più giovani.

Naturalmente il lavoro nero ha un peso, ma sappiamo che gli stranieri non sono certo meno coinvolti degli italiani in questo, quindi a parità di coinvolgimento i dati su occupazione e disoccupazione rimangono rilevanti e devono farci riflettere su come le cause non sono negli stranieri, anche se per molti è comodo prendere dei capri espiatori facili, ma insiti nelle distorsioni alla propria economia che gli italiani hanno voluto e che sono tra le principali cause del proprio declino.

 

L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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