ESCLUSIVA TP: Simboli per le elezioni europee, al via il secondo giorno

Pubblicato il 7 Aprile 2014 alle 09:42 Autore: Gabriele Maestri
simboli

Piano piano i misteri cadono: sono da poco passate le 6 e 40 di domenica mattina quando in testa alla fila che aspetta di depositare i simboli per le elezioni europee al Viminale si materializza Roberto Calderoli, con un vistoso plico pronto per la consegna. Era dunque legato alla Lega il primo misterioso depositante, così come il secondo, al quale è venuto a dare man forte il deputato Davide Caparini: lui addirittura ha dormito lì e poco dopo le 6 si alza da un sottile materassino posto alla base delle transenne.

In fila 2

Parlano dunque del Carroccio i primi due contrassegni: il primo è l’ultima variazione dell’emblema tradizionale, con la pulce del Freiheitlichen accompagnata all’Alberto da Giussano e il riferimento “Basta €uro”; il secondo contiene solo quella dicitura su fondo blu. Il significato del messaggio ripetuto due volte non è ben chiaro, toccherà al ministero capirci qualcosa. I simboli si scoprono poco dopo le 8, quando la polizia ha detto a Mirella Cece, che fino a quel momento ha tenuto l’ordine sulla piazza, che i depositanti possono entrare a gruppi di tre.

Mirella dirige

Scelta europea nuovoInsieme ai leghisti entra anche il rappresentante di Scelta europea, nella sua ultima versione “montianamente corretta”: al posto del pallino dell’Alde c’è la “pulce” di Scelta civica che – assieme al simbolo già presente di Centro democratico – permette alla formazione di non raccogliere le firme. In effetti gli unici elementi che emergono con chiarezza sono il nome del cartello e quello del candidato alla guida della commissione, Guy Verhofstadt; la loro imponenza finisce per schiacciare i simboletti dei partiti, ma i depositanti sperano che, sulla scheda, qualcuno li riconosca ugualmente. Certo che vedere i loghi di Cd e Scelta civica della stessa dimensione, quando le forze potrebbero essere verosimilmente diverse nei numeri, lascia almeno perplessi.

Militanti e bandiere

Fratelli d'Italia 2014

Il primo a entrare nella seconda infornata è Marco Marsilio per Fratelli d’Italia: appena la Cece chiama il suo nome, spuntano e iniziano a sventolare una ventina di bandiere, tenute ben nascoste fino a quel momento. Il contrassegno scelto somiglia in tutto a quello uscito vincitore dalle primarie, con il simbolo di An in basso, ma si è voluto inserire a ogni costo anche il cognome di Giorgia Meloni (in giallo, com’era giallo il riferimento a Fini nel contrassegno del 2006), a costo di incastrarlo in alto tra il contorno e il nome del partito, con un effetto grafico che è per lo meno discutibile. Dopo Marsilio tocca a Carlo Gustavo Giuliana, con la sua collaudata provocazione “Io non voto” e a Casa Pound.

Entra poi lo storico depositante Luciano Gesuelli (tutti pensano sia venuto a portare il contrassegno del Pd, mentre si scoprirà che ha riesumato, per precauzione e d’accordo con Pierluigi Castagnetti, il simbolo del Ppi) finché, con il numero 8 (“Mi piace molto, è il segno dell’infinito!”) è proprio il turno di Mirella Cece. Passa a qualcun altro il blocchetto con i numeri d’ordine per governare la fila e varca la soglia del palazzo: la seguiamo, mentre saluta tutti (non è un eufemismo: dopo tanti anni di pratica di deposito dei simboli e governo della fila conosce quasi tutti i poliziotti e i funzionari del servizio elettorale) e, dopo il check in, viene accompagnata da un’addetta al salone allestito per la presentazione dei contrassegni.

Desk 2

Sacro romano impero liberale cattolico - Giuristi del Sacro romano impero liberale cattolico - Movimento liberal cristiano Giustizia e libertà - Atuttocampo nel tempo e nello spazioLì lei consegna tutti i documenti necessari: la dichiarazione di presentazione del suo simbolo, l’atto di notorietà come presidente dei suoi gruppi politici, il loro programma, le designazioni di coloro che potranno depositare le liste nelle varie circoscrizioni. Se manca qualcosa, il contrassegno non avrà effetti e non verrà nemmeno esaminato nel merito. Arriva poi il momento di verificare se il simbolo stampato corrisponde a quello ufficiale dei quattro movimenti che fanno riferimento alla Cece (Sacro Romano Impero Liberale Cattolico, Movimento Europeo Liberal Cristiano “Giustizia e Libertà”, Giuristi del Sacro Romano Impero e Atuttocampo, nel tempo e nello spazio) e che si propongono come fine l’approdo a una monarchia costituzionale, su base parlamentare, ispirata e “controllata” dal Papa. Praticamente una teocrazia illuminata, che la Cece esprime nel suo contrassegno sontuoso, in grado di riassumere tutto il suo pensiero teologico (e non a caso lei è anche una teologa). La intervistano in tanti, incuriositi dal simbolo e lei non si nega, spiegando la sua filosofia e il suo programma.

Movimento No Euro - Lista del grillo parlanteNel frattempo completano le operazioni di deposito anche i rappresentanti della lista Tsipras e il gruppo torinese di Renzo Rabellino (venuto a consegnare soprattutto Lega Padana e No Euro, che prova di nuovo a usare la dicitura “Lista del Grillo parlante”, ma stavolta con il nome birichino più piccolo rispetto alla parola “parlante”, nel tentativo di far passare il simbolo senza censure. Si rivede poi l’Italia dei Valori con il gabbiano-iride ultima versione, mentre per vedere apparire in bacheca il MoVimento 5 Stelle (depositato da un incaricato di Grillo, arrivato da solo e senza particolare clamore) bisogna attendere il numero d’ordine 23. Stavolta niente cloni insidiosi: la tutela di cui ora il M5S gode, grazie al suo gruppo di parlamentari, non temerebbe comunque confronti.

Ncd-UdcA brevissima distanza arriva un altro dei simboli “freschi”, nel senso che sono stati sfornati poche ore prima del deposito: quello composito tra il Nuovo centrodestra e l’Udc. Si tratterebbe, a detta del depositante Dore Misuraca, di un primo passo verso una collaborazione stabile tra le due forze politiche. Un primo passo che però fagocita del tutto i Popolari per l’Italia di Mario Mauro, che nel nuovo simbolo non lasciano quasi traccia: non si vede nemmeno un millimetro della freccia tricolore e, non fosse per la sigla azzurrina Ppe (che c’entra più con l’Europa che con Mauro) non si potrebbe in alcun modo immaginare la loro presenza. Il 60% del contrassegno è occupato dagli alfaniani, il resto dal partito di Cesa, che mette il suo simbolo su fondo bianco, rendendo quasi illeggibili le vele sottostanti allo scudo crociato, piuttosto schiacciato per farlo entrare nel semicerchio inferiore.

Democrazia cristiana (Sandri)

Il fatto è che l’Udc, con il numero 26, è arrivata più tardi: con il numero 10 era già apparsa in bacheca la Democrazia cristiana. Anzi, meglio precisare (viste le liti giudiziarie che continuano da quasi vent’anni): la Democrazia cristiana il cui segretario è il friulano Angelo Sandri. Due donne erano arrivate sabato in fila a prendere posto (“Siamo del movimento Veritas”), ma al mattino successivo con l’apparizione di Sandri in piazza si è svelato l’arcano: “E’ arrivata la Democrazia cristiana!”, ha gridato qualcuno, e non si sarebbe potuto dire altrimenti, vista la cravatta dello stesso Sandri con lo scudo in bella vista. Scatta immediata la curiosità e arrivano le interviste. E se Misuraca, richiesto di un parere sulla convivenza dei due scudi crociati, si limita a dire che “non è una novità, è già successo, toccherà al ministero decidere”, la delegazione agguerrita di Sandri ha già presentato un esposto al Viminale per lamentarsi della confondibilità dei due simboli. Staremo a vedere.

DiCi

Destre uniteDavanti alle bacheche sfilano poi i Pensionati di Carlo Fatuzzo (ma prima c’erano anche i Pensionati e invalidi di Luigina Staunovo Polacco e un nuovo raggruppamento di Pensionati e consumatori), mentre c’è una penuria di fiamme: non si vedono ancora quelli della Fiamma tricolore né il gruppo di Romagnoli di Destra sociale (che probabilmente non verrà), mentre compare solo il simbolo delle Destre unite (gruppo piemontese che voleva unire la Destra, Fli e Destra sociale), anche se non seguirà alcuna lista. Poco dopo però spuntano anche le ali d’aquila rossa e nera del Movimento sociale per l’Europa che, con molta fantasia, sembrerebbero fiammeggiare.

Spazio anche a Io Cambio, formazione guidata dall’ex leghista Angelo Alessandri che ha fatto un accordo con il Maie e, grazie al suo seggio parlamentare (quello di Ricardo Merlo), potrà presentarsi in tutta l’Italia senza raccogliere firme. Subito dopo, con il numero 32, finisce in bacheca il nuovo simbolo del Pd, mentre Forza Italia ha il numero 38. I big – per lo meno i partiti che sembrano avere intenzioni serie sulle liste – ormai hanno depositato tutti, compresi i Verdi europei che cercando di sfruttare il collegamento al gruppo esistente a Strasburgo (senza avere però propri eletti) per evitare la raccolta firme: sarà dura, molto dura. C’è tempo ancora mezza giornata per il deposito: nel frattempo, il rito della predemocrazia va avanti.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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