Violenze in Venezuela, Maduro e l’opposizione verso il dialogo

Pubblicato il 7 Aprile 2014 alle 14:30 Autore: Giacomo Morabito

Al termine di un incontro, svolto a Caracas, con una delegazione di otto ministri degli Affari Esteri dei Paesi dell’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUD), il Presidente del Venezuela Nicolás Maduro ha annunciato di incontrare alcuni esponenti dell’opposizione. Maduro, quindi, ha accettato la “proposta” fatta dai mediatori dell’UNASUD, commentando così la propria decisione: “Loro mi hanno proposto un incontro con una delegazione dell’opposizione, per la pace, la democrazia e il Venezuela”.

Si tratta del primo spiraglio che appare nella crisi che da mesi oppone il governo di Caracas all’opposizione antichavista. Maduro intende collaborare con l’opposizione lavorando su due programmi, ovvero quello per la pacificazione e quello per gli investimenti e lo sviluppo economico e, a tal proposito, egli ha aggiunto: “Intendo porre sul tavolo i temi centrali che devono essere affrontati congiuntamente da tutto il Paese”.

venezuela opposizione

D’altra parte, anche l’opposizione ha posto delle condizioni: l’entrata di un terzo mediatore, l’amnistia per gli arrestati del suo campo e ritorno degli “esuli” e il disarmo dei collettivi di autodifesa. Il governo venezuelano, al momento, ha accettato che la Santa Sede possa mediare fra le parti e facilitare il dialogo.

Intanto, continua anche lo scontro messo in atto dai media e dalla rete, in particolare dai social network, che si esprimono secondo il “colore” di chi li orienta. Sebbene gran parte dei media internazionali non dichiari la verità sul Venezuela, non è sufficiente per ricercare le cause della crisi del chavismo, cancellato dalle recenti manifestazioni antigovernative sfociate in vera e propria guerriglia urbana nelle città venezuelane.

A proposito degli scontri, Amnesty International ha pubblicato il report “Venezuela. Los derechos humanos en riesgo en medio de protestas”, elencando tutti i dati della crisi venezuelana: almeno 37 morti, più di 550 feriti da proiettili di gomma o d’arma da fuoco e 2157 arrestati, appena 66 dei quali liberati senza condizioni. Questo bilancio risale al 27 marzo e, al momento, le vittime sono già salite a 39.