Beni per 13 milioni di euro confiscati dalla Finanza ad Angelo Balducci e famiglia

Pubblicato il 19 Settembre 2014 alle 10:20 Autore: Gabriele Maestri

I finanzieri del comando Provinciale di Roma stanno procedendo alla confisca di numerosi beni immobili, autoveicoli, quote societarie e conti bancari dell’ex provveditore alle Opere Pubbliche di Roma nonché presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici Angelo Balducci e dei componenti del suo nucleo familiare, per un valore stimato in circa 13 milioni di euro.

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La confisca è stata disposta dal Tribunale di Roma-Sezione Misure di Prevenzione e riguarda l’intero patrimonio accumulato nell’ultimo decennio dalla famiglia Balducci, puntualmente ricostruito grazie alle mirate analisi economico-finanziarie condotte dagli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, coordinati dalla Procura della Repubblica della Capitale.

Balducci, con altri funzionari pubblici e imprenditori, è stato al centro delle indagini condotte dalle Procure di Roma, Firenze e Perugia sulla cosiddetta cricca degli appalti: un esteso e organizzato fenomeno di malaffare, definito da alcuni degli intercettati come ‘sistema gelatinoso’ che, dal 1999, a fronte dell’uso sistematico della corruzione e di articolati illeciti tributari diretti a camuffare l’erogazione di tangenti, ha consentito la metodica assegnazione a un numero chiuso di imprese favorite, in primis quelle di Diego Anemone, di rilevantissimi appalti pubblici, tra cui anche quelli relativi ai cosiddetti Grandi Eventi (Mondiali di Nuoto 2009, Vertice G8 all’Isola de La Maddalena, Celebrazioni del 150esimo Anniversario dell’Unità d’Italia).

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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