Juventus Roma finisce in Parlamento

Pubblicato il 6 Ottobre 2014 alle 12:29 Autore: Antonio Atte
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Juventus Roma è già diventato un caso politico. Passato sotto i raggi X delle moviole e per le forche caudine della contestazione romanista, il controverso arbitraggio di Rocchi è destinato ad uscire dal rettangolo di gioco per varcare la soglia dei palazzi della politica. Analoga sorte toccò nel 1998 ad un altro vituperato fischietto: Filippo Ceccarini, la cui celebre svista sul contatto tra Iuliano e Ronaldo, in un decisivo Juve-Inter ormai destinato ad imperitura memoria, finì sui banchi di Montecitorio, oltre a quello degli imputati.

Sono ben due gli esponenti politici intenzionati a portare il caso in Parlamento: si tratta del piddino Marco Miccoli (nomen omen dell’intreccio indissolubile tra il mondo pallonaro e quello politico nel Belpaese) e di Fabio Rampelli, capogruppo di Fdi-An alla Camera.

“Presenterò un’ interrogazione parlamentare al Ministro dell’Economia ed un esposto alla Consob dopo i fatti che si sono registrati ieri sera durante la partita Juventus Roma”, fa sapere Miccoli. “Ricordo che Roma e Juventus sono società quotate in borsa, e quindi gli incredibili errori arbitrali (oltre a falsare il campionato e minare la credibilità del Paese) incidono anche sugli andamenti della quotazioni borsistiche. Per questo, con i miei atti parlamentari ispettivi, sollecito il Ministro Padoan e la Consob a chiarire se ci possono essere stati atti che ledono le normative vigenti, svantaggiando e penalizzando gli incolpevoli azionisti”.

Juve-Roma Juventus Roma

La partita di ieri, secondo l’esponente Pd, ha dato “una pessima immagine dell’Italia nel mondo”. “Meritocrazia e qualità – prosegue piccato Miccoli – vengono messi in secondo piano a favore di decisioni errate. Più che dell’articolo 18, sono sicuro che gli imprenditori stranieri siano messi in fuga soprattutto da questa arbitrarietà e mancanza di certezza nell’applicazione delle regole, assolutamente impensabile in qualsiasi altra parte del mondo civilizzato. A Roma c’è l’americano Pallotta che continua ad investire in Italia. Speriamo che ieri non abbia visto la partita. O, almeno, che l’abbia dimenticata in fretta”. Insomma, se le aziende straniere non investono in Italia e se i mercati europei arrancano, la colpa è anche un po’ di Rocchi. Che Renzi lo tenga a mente per il suo Jobs Act.

Più attento alle eventuali ricadute sull’ordine pubblico, invece, Rampelli. Secondo il deputato, il comportamento dell’arbitro Rocchi “avrebbe potuto e potrebbe far scaturire incidenti dalle conseguenze incalcolabili”. “A tutto c’è un limite”, tuona Rampelli dalla sua bacheca Facebook. “Gli italiani pagano fior di quattrini per il campionato di calcio e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Delrio, che detiene la delega allo sport, ha il dovere di spiegarci come intenda garantire risultati ottenuti per esclusivi meriti sportivi”.

Dagli scranni del potere si eleva dunque un coro unanime, pronto a soddisfare le improrogabili richieste dei fedeli del pallone. Per la Borsa, per l’ordine pubblico, per l’Italia, insomma. L’imperativo è uno solo, categorico e impegnativo per tutti: moviola in campo subito.

 

Antonio Atte

L'autore: Antonio Atte

Classe '90, stabiese, vive a Roma. Laureato al DAMS con 110 e lode, si sta specializzando in Informazione, editoria e giornalismo presso l'Università degli studi Roma Tre. E' appassionato di politica, cinema, letteratura e teatro. Mail: antonio.atte@termometropolitico.it. Su Twitter è @Antonio_Atte
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