Jobs Act, renziani e minoranza trovano l’accordo: niente fiducia alla Camera. Insorge Ncd

Pubblicato il 13 Novembre 2014 alle 13:26 Autore: Antonio Atte

Tensione all’interno del Pd sul tema del Jobs Act. Ieri sera, nel corso della direzione, la sinistra dem ha sottolineato la necessità di apportare sostanziali modifiche alla riforma del lavoro. Ma il responsabile economico del partito, Filippo Taddei, intervenendo alla trasmissione Omnibus di La7, ha ribadito con fermezza la linea del premier. Alla fine si è scelta la linea morbida con il governo che di fatto rinuncia alla fiducia sul testo della riforma e accoglie alcune modifiche sull’Articolo 18 proposte dalla minoranza. Nello specifico si tratta della reintroduzione della reintegra anche nei casi di licenziamenti disciplinari, oltre che in quelli discriminatori.

Sacconi: “Convocare vertice di maggioranza”

“Il Pd non ha ancora la maggioranza assoluta nelle due Camere, nelle quali peraltro non è ancora stato superato il sistema paritario”, dice Maurizio Sacconi parlando dell’intesa raggiunta nel Pd. “Nel Partito democratico – osserva il capogruppo di Ncd al Senato – coabitano oggi le tesi più conservatrici con quelle più innovative e la qualità dell’equilibrio che si produce al suo interno non è per nulla scontata. Il Pd non ha ancora la maggioranza assoluta nelle due Camere, nelle quali peraltro non è ancora stato superato il sistema paritario. Anche se sarà dirimente il decreto delegato dedicato alla regolazione del nuovo contratto a tempo indeterminato, il Nuovo Centrodestra vuole discutere ora in una riunione di maggioranza le eventuali modifiche alla delega”. Il ministro Maria Elena Boschi ha però smentito la necessità del vertice a breve.

Taddei: “Fiducia possibilità concreta”

“Io sono responsabile economia e lavoro per il Pd – dice Taddei – e mi attengo alle decisioni della segreteria del Pd che ha votato un Odg in Direzione che mi impegna politicamente. Sul licenziamento ci sono tre possibilità molto semplici: nessun reintegro per licenziamenti economici, reintegro in caso di discriminanti illegittimi e reintegro per specifici casi di licenziamento. Questo è l’Ordine del giorno votato dal partito e questo vale a prescindere cambi qualcosa nella legge delega”.

Sul Jobs Act in commissione gravano ben 550 emendamenti. E un voto di fiducia sul provvedimento alla Camera – sostiene Taddei – “è una concreta possibilità ed è l’orientamento del Presidente del Consiglio. Il dibattito è in corso ma contano i tempi e i risultati”.

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Fassina: “Non voterò fiducia su delega in bianco”

A Taddei ha replicato Stefano Fassina, ospite ad Agorà: “Non voterò la fiducia su una delega in bianco”. “Noi – prosegue l’ex vice-ministro – non vogliamo rallentare le riforme, però vogliamo migliorarle”. “Siamo andati in direzione, qualcuno ha parlato, anche se ha avuto poco senso, ma abbiamo voluto dare ancora una volta il nostro contributo per cercare di fare le riforme, ma di farle bene. La direzione – afferma Fassina – deve essere un luogo per discutere, per confrontarsi e non per fare degli show.

Abbiamo insistito sulle modifiche del Jobs Act che così come è rischia di aggravare solo la precarietà, oltre a portare gravi problemi di demansionamento”. “In questi ultimi mesi chi ha avuto posizioni diverse da Renzi è stato etichettato come gufo, come attento alla poltrona, mentre invece c’è solo la voglia di migliorare le riforme. Mettere una fiducia in bianco su una delega che riguarda i diritti fondamentali dei lavoratori diventa a mio parere un problema di rilievo costituzionale. In un clima così complicato come quello che stiamo vivendo sarebbe una forzatura, negare la possibilità di discutere – conclude – allontana ancora di più dalle istituzioni i cittadini”.

L'autore: Antonio Atte

Classe '90, stabiese, vive a Roma. Laureato al DAMS con 110 e lode, si sta specializzando in Informazione, editoria e giornalismo presso l'Università degli studi Roma Tre. E' appassionato di politica, cinema, letteratura e teatro. Mail: antonio.atte@termometropolitico.it. Su Twitter è @Antonio_Atte
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