Il ministro Gentiloni: “Italia resta fortemente europeista”

Pubblicato il 15 Novembre 2014 alle 18:10 Autore: Emanuele Vena
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Isis, Ucraina e tanto altro. Il neo ministro degli Esteri Paolo Gentiloni – che sostituisce Federica Mogherini dopo la nomina ad Alto Rappresentante della politica estera per l’Ue – risponde ai temi caldi della politica estera italiana in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera.

Gentiloni e il ruolo dell’Italia

Per il ministro l’Italia è e resta “un Paese europeista, fedele ai valori occidentali, internazionalista e aperto, che non vuole chiudersi nel protezionismo, ma promuove gli scambi, è favorevole a un’immigrazione regolata, partecipa alle missioni di pace e sicurezza”. Con particolare attenzione al Mediterraneo: “ce lo chiedono i Paesi dai Balcani al Nord Africa”.

Il giudizio non varia quando si parla del premier: “Io credo che Matteo Renzi sia europeista super convinto e abbia esportato questo spirito, contribuendo alla stabilità europea. Il modo in cui in Italia si è riusciti a costruire consenso, non solo elettorale, attorno a una linea di riforme e impegno europeo, ha fatto bene all’intera Ue. Ho registrato notevole interesse verso il nostro premier, sia tra i progressisti che tra i moderati. La dialettica su singole questioni non va confusa con il dato di fondo”. L’Europa però va cambiata, perchè “noi rispettiamo tutte le regole, ma il problema della crescita riguarda tutti, inclusa la Germania”.

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Gentiloni e l’Ucraina: “Non fa parte della Nato”

Il nuovo responsabile della Farnesina dice la sua sulle frizioni tra Ucraina e Russia, cercando una posizione mediana: “Accanto alla necessaria fermezza, occorre tenere aperti tutti i canali diplomatici e cercare una soluzione politica in grado di garantire l’autonomia dell’Ucraina, ma anche il ruolo di un grande Paese come la Russia. È illusorio pensare che la situazione possa risolversi solo con le sanzioni“. Quando il tema coinvolge anche la Nato, Gentiloni precisa: “l’Ucraina non fa parte della Nato. E l’Italia dà per scontata questa non appartenenza anche per il futuro”.

Isis, Libia e Marò

Il responsabile della Farnesina parla anche del ruolo della penisola nella lotta all’Isis: “L’Italia partecipa politicamente e sostanzialmente alla coalizione globale anti-Isis. Siamo presenti alle riunioni, inviamo materiali, armi, effettueremo voli di ricognizione. Non prendiamo parte ai bombardamenti, del resto non potremmo farlo senza mandato parlamentare, ma in verità solo pochi Paesi lo fanno”.

Gentiloni affronta anche il tema della crisi libica: “Non dobbiamo rassegnarci al rischio che la divisione diventi permanente e degeneri in piena guerra civile. Bernardino Leon, l’inviato delle Nazioni Unite, ha un compito difficile, ma è la strada su cui insistere, rafforzandola. I Paesi in grado di farlo, l’Italia in prima fila, devono esercitare una funzione di moderazione e influire sulle nazioni vicine o collegate, come Egitto, Algeria, Emirati, Turchia. In più l’Onu deve rimettere tutti a un tavolo: gli europei e i soggetti regionali interessati. Da solo, facendo la spola, Leon non può farcela”.

Presente poi l’immancabile domanda sui marò: “Come ho ribadito anche ai due fucilieri di Marina, sulla questione c’è il massimo impegno del governo, sia sul piano dell’assistenza legale che su quello politico-diplomatico”.

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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