Ferguson, il poliziotto non sarà incriminato: proteste negli Stati Uniti

Pubblicato il 25 Novembre 2014 alle 08:11 Autore: Redazione
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Darren Wilson, il poliziotto che lo scorso 9 agosto a Ferguson, nel Missouri, sparò al diciottenne afroamericano Michael Brown, uccidendolo, non sarà incriminato. Lo ha deciso il Gran Giurì: “Prove insufficienti”. La decisione ha scatenato la rabbia dei residenti di Ferguson che si sono riversati in strada. Il presidente Obama ha lanciato appelli alla moderazione.

L’inchiesta

Il Gran Giurì è arrivato alla conclusione che non ci sono prove sufficienti. Sono stati ascoltati una sessantina di testimoni, sono stati analizzati dei video. Il procuratore Robert McCulloch ha fornito ai giornalisti che assiepavano l’aula di tribunale la ricostruzione di quanto accaduto lo scorso agosto. L’inchiesta federale andrà avanti, dicono da Washington.

Le proteste

Per le strade di Ferguson la rabbia è riesplosa nel giro di poche ore. Alcune auto della polizia sono state date alle fiamme. Una pizzeria è stata distrutta. Altri edifici sono stati danneggiati. Un poliziotto è rimasto ferito a colpi di pistola in un sobborgo di St. Louis, non lontano da Ferguson. Le autorità hanno istituito una no-fly zone sulla contea del Missouri. Il governatore dello stato, il democratico Jay Nixon, ha ordinato l’invio di altri uomini della Guardia Nazionale.

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Ma la protesta non si è fermata ai confini di Ferguson: manifestazioni e tensione ci sono state anche in altre città del paese come Atlanta, Seattle, Detroit, Chicago, dove migliaia di persone sono scese in strada. Lo slogan: “Hands up, don’t shoot” (mani alzate, non sparate). Di fronte alla Casa Bianca si sono radunate circa 300 persone al grido di “’No Justice, No Peace”. A New York il ponte di Brooklyn, quello di Manhattan e quello di Triborough sono stati chiusi al traffico a causa dei manifestanti. A Los Angeles i dimostranti hanno bloccato la superstrada 110: molte persone si sono stese sull’asfalto.

Le parole di Obama

“Siamo una nazione basata sullo Stato del diritto, dobbiamo accettare il fatto che questa è stata la decisione del Gran giurì” ha dichiarato il presidente Obama. “Ci sarà gente arrabbiata. Ma mi unisco alla famiglia Brown nel chiedere manifestazioni pacifiche”. Obama si è rivolto sia ai manifestanti sia ai poliziotti: “Non si possono fare progressi lanciando bottiglie. Ma esorto la polizia alla moderazione, lavori con la comunità locale, non contro. Sappia distinguere i pochi violenti dai tanti che vogliono fare ascoltare la propria voce”.

La reazione della famiglia

Il padre di Michael Brown si è detto devastato. “Siamo profondamente delusi per il fatto che l’assassino di nostro figlio non dovrà rispondere delle sue azioni” ha commentato la famiglia, chiedendo ai manifestanti scesi in strada di non agire in modo violento.

L’America e il razzismo

La rabbia scatenata nel paese dalla decisione del Gran Giurì rimette sotto i riflettori il problema irrisolto dell’integrazione e del razzismo negli Stati Uniti. “Dobbiamo riconoscere che questa non è solo una questione che riguarda Ferguson, ma l’America” ha detto Obama, non nascondendo che “c’è una questione reale nel paese”, una “profonda sfiducia tra la polizia e la comunità afroamericana, l’eredità di una lunga storia di discriminazione nel nostro paese. È necessario riconoscere come la situazione di Ferguson parla all’intero paese e mostra le sfide che dobbiamo ancora affrontiamo come nazione”.

Immagine in evidenza: Wikipedia Commons

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