Marino: “I debiti di Roma? Colpa di Alemanno”

Pubblicato il 29 Novembre 2014 alle 13:23 Autore: Felice Tommasino

La questione delle multe, la famosa Panda Rossa e la rivolta di Tor Sapienza non sembrano aver scalfito le certezze del sindaco di Roma. Ma il Pd chiede una “nuova agenda” e Ignazio Marino non può ignorare tale richiesta.

Il sindaco di Roma non si nasconde e dice: “Il colpo alla barra di timone rispetto alla politica che mi aveva preceduto l’ho dato netto chiamando la Guardia di Finanza e gli ispettori del Mef affinché venissero a certificare i libri del Campidoglio”. E aggiunge: “Li abbiamo ospitati su mio invito per quattro mesi e l’anno scorso hanno scritto il documento che ieri Repubblica ha riassunto”.

Tra il 2009 e il 2012 quasi 600 milioni all’anno per salvare Roma

E, proprio incalzato da Repubblica, viene fatto notare al sindaco che lo Stato ha versato nelle casse di Roma 580 milioni di euro all’anno dal 2009 al 2012 per risanare i conti. Ma ciò nonostante, nel 2013, anno in cui Marino è salito al Campidoglio, sono serviti altri 600 milioni. Soldi provenienti dalle tasche dei contribuenti italiani. Soldi in più che non trovano riscontro in un miglioramento di servizi per i cittadini. Marino si difende: “L’analisi è corretta e infatti tutti quei soldi quando io sono stato eletto, anche quelli del 2013, li aveva già sperperati Gianni Alemanno, anche con società, che io ho dismesso, come Atac Patrimonio, dove l’ad grazie ad Alemanno aveva quasi mezzo milione di euro l’anno di salario”. E ancora: “Quella società e quel salario li ho immediatamente cancellati. Ma, come fa un chirurgo, prima si esegue la diagnosi e poi si applica la terapia”.

E i soldi per l’Atac non sembrano mai bastare. Il comune di Roma ha sottoscritto un impegno per altri 77 milioni dopo la causa persa con la società che si occupa delle linee periferiche, la Tpl. E la continua necessità di denaro ha convinto il sindaco Marino a portare “le carte al Procuratore Capo Pignatone”.

marino

L’impegno di Marino: “Dismettiamo 25 aziende inutili”

L’obiettivo è risanare i conti e per questo Marino, nel piano concordato con Palazzo Chigi, ha sottoscritto un impegno preciso: “Dismettiamo 25 aziende non strategiche e non utili ai cittadini di Roma e attraiamo danaro per investimenti e posti di lavoro”.

L’applauso del Pd all’assemblea programmatica

Il sindaco di Roma non manca di sottolineare anche quelli che sono stati i suoi meriti: la trascrizione dei matrimoni gay, che non ha causato poche discussioni, il crono programma per la costruzione dello stadio e l’allentamento del patto di Stabilità. Orgoglioso, Marino dichiara: “Ieri all’assemblea programmatica del Pd ho ricevuto un applauso caloroso che mi ha molto, molto emozionato”. E a quell’applauso si è unito anche Pippo Civati che sul sindaco di Roma ha detto: “Marino ha fatto cose molto radicali: dai rifiuti alla viabilità, alla gestione di alcune centrali di potere, ha abolito un sacco di partecipazioni”. Il parlamentare Pd lancia anche una stoccata a Renzi: “Se il Pd a livello nazionale facesse quello che ha fatto Marino a Roma altro che spending review di Cottarelli”. E su Marino aggiunge: “Sono cose che forse non sono immediatamente percepite dai cittadini ma che per uno sguardo come il mio che ovviamente è romano solo qualche giorno alla settimana sono segnali importanti”.

L'autore: Felice Tommasino

Classe 1991, cilentano. Laureando in Editoria e Pubblicistica all'Università degli Studi di Salerno. Su Twitter @felicetommasino
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