Mafia Capitale, Renzi rottama il Pd romano: “Orfini sarà commissario”

Pubblicato il 4 Dicembre 2014 alle 10:58 Autore: Antonio Atte

“Io sono sconvolto. Sono sconvolto perché vedere una persona seria come il procuratore di Roma parlare di Mafia è una cosa che mi colpisce molto”. Renzi, ospite ieri sera a Bersaglio Mobile, ha commentato così il terremoto politico scatenato dall’inchiesta “Mondo di mezzo” su Mafia Capitale, che ha finora portato a 37 arresti e fatto finire nel registro degli indagati un centinaio di persone, tra cui l’ex primo cittadino di Roma Gianni Alemanno.

Mafia Capitale, Renzi: “Orfini commissario del Pd romano”

“Naturalmente – ha proseguito il premier – vale per tutti il principio di presunzione di innocenza”, ma “certe vicende fanno rabbia” e “credo che i politici romani debbano fare una riflessione profonda su quello che sta accadendo in quella realtà. Ovviamente l’epicentro di tutto è l’amministrazione di Alemanno, ma non mi pare di poter dire che alcuni del Pd romano possano tirarsene fuori allegramente”.

“Oggi ho accolto la disponibilità del segretario del Pd romano Cosentino, che è una persona seria, a fare un passo indietro e ho proposto il commissariamento del Pd di Roma nella persona di Matteo Orfini, che è il presidente del partito”.

“Il Pd – conclude Renzi – non aspetta che le sentenza vadano avanti per cercare di prendere atto di quello che succede al proprio interno. Poi, da presidente del Consiglio, mi auguro che si faccia giustizia al più presto”.

Mafia Capitale, Marino: “Stima per Orfini”

Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha accolto positivamente la scelta di affidare il commissariamento del Pd romano a Matteo Orfini: “Ho stima personale, avendoci lavorato insieme cinque anni in Commissione d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale, per Lionello Cosentino. Ho stima personale per Matteo Orfini che conosco credo da circa 16 anni perché lo conoscevo da prima di trasferirmi in Italia. Quindi sono due persone con cui ho lavorato e sono certo che continuerò a farlo bene”. “Ieri sera ci siamo scambiati dei messaggi con Matteo Orfini e credo lo vedrò in giornata, non so se prima o dopo l’incontro con i consiglieri che ho convocato in Campidoglio”.

“Il commissariamento è un segnale molto chiaro all’opinione pubblica e ai nostri militanti della volontà di voltare pagina”, ha commentato il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini. “Fatti di questo tipo – dice il numero due dei democratici riflettendo sull’inchiesta romana – ci dicono che dobbiamo avere molta, molta attenzione sui comportamenti ma anche nella selezione dei nostri rappresentanti. Il Pd non è però quello che emerge dalle notizie di questi giorni”. “È necessario distinguere il buono dal cattivo, non fare di tutta l’erba un fascio”. E sottolinea: “c’è un ragionamento complessivo che deve essere fatto: un partito deve avere al proprio interno dei sensori che si mettono in moto quando ci sono situazioni che non sembrano corrette. Deve fare riflettere il fatto che la corsa alle preferenze – avverte Guerini – può anche portare a patologie”.

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Jobs Act, Renzi: “Sindacati scioperano contro chi ha tagliato le tasse”

Nel corso della trasmissione condotta da Enrico Mentana, Renzi ha avuto modo di fare il punto della situazione sul Jobs Act, che è appena diventato legge dopo il via libera definitivo del Senato: “Negli ultimi mesi sono stati creati 100 mila posti di lavoro” ma nei sei anni precedenti “ne abbiamo persi un milione”.  “Abbiamo cercato di iniziare a bloccare la fuoriuscita di posti di lavoro – ha detto – e lo abbiamo fatto con realtà come Gela, Piombino, Terni, Trieste”. Ma, spiega il premier, “manca la ripartenza” e per questo occorre “un piano industriale per il paese”.

Puntuale la stoccata ai sindacati: “Non tratto con i sindacati sulle leggi, c’ho già deputati e senatori figuriamoci se sulle leggi mi metto a trattare anche con i sindacati. Chi sciopera il 12 dicembre dice che sciopera contro il governo che ha dato gli 80 euro e non contro chi li ha tolti, sciopera contro chi ha tolto i co.co.co e co.co.pro e non con contro chi li ha messi, contro il governo che ha ridotto le tasse e non contro chi le ha alzate”.

Patto del Nazareno e dopo-Napolitano

Immancabile il passaggio sul Patto del Nazareno e sulla partita per la successione al Colle. Nel patto siglato con Berlusconi – chiarisce Renzi – non c’è nessuna voce su un’eventuale “agilità politica” dell’ex premier, né un accordo per il successore di Napolitano. “Il presidente della Repubblica bisogna sceglierlo tutti insieme, dovrà avere il massimo consenso possibile. Io credo che con i Cinque stelle sarà possibile”.

L'autore: Antonio Atte

Classe '90, stabiese, vive a Roma. Laureato al DAMS con 110 e lode, si sta specializzando in Informazione, editoria e giornalismo presso l'Università degli studi Roma Tre. E' appassionato di politica, cinema, letteratura e teatro. Mail: antonio.atte@termometropolitico.it. Su Twitter è @Antonio_Atte
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