Plus/Minus: alti e bassi della NBA

Pubblicato il 15 Dicembre 2014 alle 09:38 Autore: Marco Minozzi
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Arriva il Natale, e siamo tutti più buoni. Per questo anche noi riserveremo qualche attenzione in più ai nostri “plus” e qualcuna in meno agli altri “minus”. Ma non stavolta! A Natale mancano ancora dieci giorni!

PLUS

1) Golden State Warriors. Cavalcano la più lunga striscia di vittorie consecutive aperta della lega con 15 successi inanellati al momento in cui scriviamo. Prima qualcuno vociferava di un record figlio di scontri con squadre non irresistibili. Ora hanno schienato anche Houston e Dallas, due candidate al titolo. Steve Kerr al primo anno da coach direi bene.

2) Cleveland Cavs. Pian piano stanno venendo fuori come ci si aspettava. Non sono ancora nella loro versione definitiva probabilmente, se è vero che quasi tutte le voci di mercato li vedono coinvolti, e qualcosa faranno da qui a fine marzo. Intanto però otto vinte nelle ultime dieci e la vittoria in casa di Toronto, la prima forza attuale ad est. Livelli di guardia in tutto il paese settati su DEFCON 2.

3) John Wall & Chris Paul. Anche se avrebbero enormi argomenti a riguardo, due dei migliori play della lega non sono qui per un fatto di statistiche, ma per la grande umanità dimostrata in due occasioni diverse. Wall dopo la vittoria in doppio overtime contro Boston era in lacrime. Dedicava la sua (mostruosa) gara alla bimba che aveva conosciuto e aiutato da diversi mesi. Poche ore prima il tumore maligno che la affliggeva se l’era portata via. Paul invece ha ospitato alla sua partita un ragazzino che aveva perso la mamma per lo stesso motivo della bimba di cui sopra, regalandogli qualche momento di conforto quando dopo la tragica perdita. Rispetto.

4) Marco Belinelli. Altro momento di orgoglio italico, col nostro Marco che ha viaggiato per diverse partite oltre i 18 punti di media con percentuali favolose (oltre il 50% da 2 e il 64% da 3), ripagando ancora una volta la fiducia di Popovich (e Messina) quando lo ha chiamato in causa. I suoi Spurs hanno regolato Memphis fuori casa, quando i Grizzlies avevano ancora il miglior record della lega. Occhio.

5) James Harden. La guardia di Houston è al momento il miglior marcatore della lega a oltre 26 di media per sera. I razzi texani sono otto vinte e due perse nelle ultime dieci pur senza il loro centro titolare Howard femo ai box per infortunio. Anche coach McHale sembra fare meno peggio del solito. Iniziano anche loro a fare paura?

MINUS

1) Brooklyn Nets. La bomba della settimana. Dopo appena una stagione in cui per provare a vincere il titolo hanno ammassato veterani e relativi contrattoni, a scapito di una infinità di scelte future, la dirigenza ha deciso di cambiare drasticamente rotta e ha messo ufficialmente sul mercato TUTTI i suoi migliori giocatori. Deron Williams, Brook Lopez e Joe Johnson nel giusto contesto potrebbero ribaltare diversi equilibri. Attesi sviluppi.

2) Indiana Pacers. Non sembra esserci pace per la franchigia di Indianapolis. Le striscie di sconfitte più lunghe si sono interrotte quasi tutte. La sola che resta ancora aperta rimane la loro, con otto. Il rientro di David West non ha sortito gli effetti desiderati. Tra risollevarsi (ad Est) e fare i play off, o mandare in vacca la stagione, il confine è sottilissimo. I tifosi però non la prendono molto bene se la squadra non ci mette almeno tutto quello che può. Questi sono Hoosiers, eccheccavolo!

3) Miami Heat. Altra squadra decisamente rinnovata, più che nel numero di giocatori, nella sostanza, perché se perdi il miglior giocatore della lega gli equilibri si modificano eccome. Nononstante siano ampiamente in corsa però, non stanno nè brillando nè convincendo, soprattutto per qualche sconfitta di larghe proporzioni. Spoelstra resta il coach più criticato tra quelli che hanno fatto quattro finali (consecutive) NBA, e quest’anno deve dimostrare moltissimo. Diciamo che al momento sono a metà del guado per il post LeBron.

4) Danilo Gallinari. “dovessi descriverle come giochiamo, non saprei da dove cominciare. Cambiamo ogni volta, in questo momento non abbiamo un nostro marchio di fabbrica”. L’ala di Denver vive un momento difficile, con un minutaggio ridotto a meno di 18 minuti di media in campo, e la squadra come sottolinea anche lui ancora non ha una sua identità. Tutta colpa di coach Shaw?

5) Phoenix Suns. Alla quarta persa di fila, incluso soprattutto un ko sanguinoso contro i Pistons. Se vai a caccia di un posto ai play off ad ovest non ti puoi permettere queste battute d’arresto. In più voci di corridoio danno già pronto sul mercato Isiah Thomas, acquisito in estate con un contratto piuttosto oneroso. Che abbiano intuito anche in Arizona che avere tre play che vogliono sempre la palla in mano potrebbe generare qualche conflitto? Vedremo.

Chiudiamo infine con un grande in bocca al lupo a DeMarcus Cousins, centro di Sacramento di cui avevamo parlato nel numero scorso. Purtroppo la franchigia ha reso noto che lo stop del suo centro è legato ad una meningite virale che lo terrà fuori a tempo indeterminato. Forza DMC!