Chi vincerebbe adesso con il nuovo Italicum-Espositum?

Pubblicato il 22 Gennaio 2015 alle 18:20 Autore: Piotr Zygulski
emendamenti italicum

Simulazione: chi vincerebbe le elezioni politiche se si andasse al voto adesso in base al nuovo sistema elettorale cosiddetto Italicum? Nel corso dell’approvazione della nuova legge elettorale al Senato è passato l’emendamento “super-canguro” n. 1.103 del senatore PD Esposito, stabilendo, tra le altre cose:

d) i seggi sono attribuiti su base nazionale con il metodo dei quozienti interi e dei più alti resti;

e) accedono alla ripartizione dei seggi le liste che ottengono, su base nazionale, almeno il tre per cento dei voti validi, salvo quanto stabilito ai sensi della lettera a) ;

f) sono attribuiti comunque 340 seggi alla lista che ottiene, su base nazionale, almeno il 40 per cento dei voti validi o, in mancanza, a quella che prevale in un turno di ballottaggio tra le due con il maggior numero di voti, esclusa ogni forma di collegamento tra liste o di apparentamento tra i due turni di votazione;

i) la Camera dei deputati è eletta secondo le disposizioni della presente legge a decorrere dal 1º luglio 2016

Questo emendamento non sostituisce il testo di articoli, ma con un escamotage detto “super canguro” viene posto a premessa dell’intera legge al fine di rendere inammissibili tutta una serie di migliaia di emendamenti presentati. Di fatto, i principi dell’emendamento sono in aperta contraddizione con gli articoli successivi del vecchio Italicum, ma le cose dovrebbero chiarirsi nelle successive votazioni articolo per articolo.

Dando per certo che i cardini dell’Espositum abbiano soppiantato quelli dell’Italicum, ed in attesa che l’iter si concluda, Termometro Politico ha effettuato una stima del riparto seggi con il nuovo sistema Espositum se le forze politiche ottenessero un consenso pari alla media degli ultimi sondaggi al 19 gennaio. Dai grafici salta subito agli occhi la predominanza numerica in Parlamento del primo partito. A seconda dei risultati del ballottaggio il Partito Democratico o il MoVimento 5 Stelle farebbero in Parlamento la parte del leone mentre tutti gli altri avrebbero una rappresentanza molto più modesta.

Distribuzione seggi alla Camera dei Deputati con ipotesi legge elettorale Italicum-Espositum e vittoria del PD al ballottaggio

Distribuzione seggi alla Camera dei Deputati con vittoria del PD al ballottaggio

Distribuzione seggi alla Camera dei Deputati con ipotesi legge elettorale Italicum-Espositum e vittoria del M5S al ballottaggio

Distribuzione seggi alla Camera dei Deputati con vittoria del M5S al ballottaggio

Nell’ipotesi adottata in questa simulazione, dei 12 seggi della circoscrizione estero vengono attribuiti 4 al PD, 4 a Forza Italia e 4 al M5S; i deputati del Trentino Alto-Adige sono inclusi nella cifra del Partito Democratico.

Media sondaggi al 19 gennaio 2015

Media sondaggi al 19 gennaio 2015

Questo terzo grafico elaborato sulla base della media sondaggi al 19 gennaio rappresenta un’ipotetica distribuzione con un sistema ideale proporzionale puro, quindi con disproporzionalità tendente a zero.

Il nuovo sistema Italicum-Espositum è formalmente un proporzionale, perché per la distribuzione dei seggi (con la considerevole eccezione del partito vincente) utilizza il metodo dei quozienti interi e più alti resti, con sbarramento al 3%. La soglia è leggermente inferiore al 4% delle europee e del Porcellum per le liste non coalizzate, quindi permetterebbe in linea teorica a un numero maggiore di partiti la rappresentanza in parlamento, ma il forte premio di maggioranza, analogo a quello del Porcellum, ha un impatto considerevole sulla disproporzionalità tale da renderlo, nella sostanza, un maggioritario. Nel caso al ballottaggio vincesse la lista che al primo turno aveva preso meno voti dell’altra, la forzatura in senso disproporzionalistico sarebbe ancora più forte. Già visivamente è possibile rendersi conto di ciò confrontando il grafico della media sondaggi con i due possibili esiti della legge elettorale Italicum-Espositum.

Se invece vogliamo essere più precisi possiamo calcolare alcuni indici di disporporzionalità (ossia il divario tra percentuale di voti e percentuale di seggi) approfonditi teoricamente in quest’altro articolo. Il Lijphart  misura l’entità del premio di maggioranza: se vincesse il PD al ballottaggio gli verrebbero “regalati” 18 punti percentuali per raggiungere quota 55% di seggi, nel caso  vincesse il M5S il premio sarebbe di circa 35 punti, che sono più dell’effettiva consistenza numerica elettorale. Il più complesso indice Gallagher – che, dalla minima disproporzionalità a quella massima, va da 0 a 100 – varrebbe 13,8 nel caso il PD vincesse il ballottaggio e 27,3 se lo vincesse il M5S. Come riferimento possiamo prendere il Porcellum alle elezioni del 2013 quando il Gallagher segnava quota 17,3, o la legge elettorale delle europee che lo scorso maggio aveva un Gallagher minimo, pari a 3,5. Dall’indice Sainte-Laguë, misura relativa che però può tendere a infinito, si potrebbero avere valori tra il 15 (vittoria PD al ballottaggio) e il 73 (vittoria M5S), in questo caso elevatissimo. Con il Porcellum nel 2013 il medesimo indice era pari a 34,7 e nel 2008 valeva 11,1; alle ultime europee del 2014 era 8 mentre in quelle precedenti del 2009 aveva assunto il valore di 17,2.

In parte, ovviamente, dipende dallo scenario politico: attualmente in Italia ci sono 4,6 “partiti effettivi” (anche questo rilevabile dal grafico qui sopra della media sondaggi), secondo la formula di dispersione di Laakso-Taagepera, un dato in crescita rispetto allo scorso anno dovuto principalmente al rafforzamento della Lega Nord. Possiamo ipotizzare che dietro al sensibile abbassamento della soglia di sbarramento – dall’8% per i partiti non coalizzati (con il vecchio Italicum) al 3% – potrebbe nascondersi un tentativo di ridimensionare la fetta della Lega Nord, ormai sopra il 10%, ampliando il numero di coloro che si contendono la torta dei seggi della minoranza; lo stesso danno – allo stato di cose presenti – verrebbe subito da Forza Italia.

Volendo accennare ad alcune considerazioni meno tecniche e più politiche si può rilevare come, in base alle attuali intenzioni di voto, con nuovo sistema elettorale Forza Italia non avrebbe possibilità di concorrere al premio di maggioranza. In quest’ottica per Berlusconi forse sarebbe auspicabile un ‘predellino bis‘, cioè l’operazione che vide fondersi Forza Italia, Alleanza Nazionale e altri piccoli partiti moderati in un unico soggetto politico, così che il centrodestra possa presentarsi sotto un un’unico simbolo in grado di andare al ballottaggio il PD. Se con il Nuovo Centrodestra è stato instaurato un certo dialogo anche in prospettiva del Quirinale, sembra invece assai difficile che la Lega Nord possa rinunciare a presentarsi con il suo simbolo, anche perché una cosa simile non è avvenuta neppure nei tempi di accordo migliore tra le due forze politiche. E anche Fratelli d’Italia sembrerebbe intenzionata a dare picche. Se la strada del ‘predellino bis pare poco praticabile – probabilmente perché, a differenza dell’altra volta quando il centrodestra era in piena forma, ora alla vittoria di Berlusconi non credono più neppure gli stessi alleati – un’altra via potrebbe essere quella di una nuova coalizione fondata sulle ‘primarie del centrodestra‘, ma anche queste continuano a incontrare l’ostacolo della contrarietà di Berlusconi.

Va però precisato che, con il premio di maggioranza attribuito alla lista e non alla coalizione, differentemente da quanto avviene con gli apparentamenti nei ballottaggi alle elezioni amministrative, in questo caso il sostegno di altre forze politiche al secondo turno avrà valenza meramente simbolica: potranno certamente aspirare a qualche ministero, ma non avranno il potere di mettere in minoranza il governo in Parlamento. Sono da escludersi quindi i ‘ricatti’ dei partiti coalizzati come quelli avvenuti con Bossi o Casini, anche se saranno sempre possibili correntismi e scissioni come quella di Fini. Tutto sommato, i giochi si faranno al primo turno, quando i partiti dovranno partire già in condizione di autosufficienza e con il massimo del potenziale elettorale.

In conclusione – a prescindere dalle questioni che riguardano le preferenze e i capilista bloccati, che riguardano un altro ordine di considerazioni – con questa legge elettorale gli effetti disproporzionali dipendono in massima parte dal premio di maggioranza, che può essere più o meno ampio a seconda delle percentuali ottenute al primo turno. A fronte di tutto questo, l’eventuale ballottaggio cerca di suggellare con il consenso popolare una quota premiale la cui attribuzione spesso potrebbe sembrare forzata o eccessiva.

L'autore: Piotr Zygulski

Piotr Zygulski (Genova, 1993) è giornalista pubblicista. È autore di monografie sui pensatori post-marxisti Costanzo Preve e Gianfranco La Grassa, oltre a pubblicazioni in ambito teologico. Nel 2016 si è laureato in Economia e Commercio presso l'Università di Genova, proseguendo gli studi magistrali in Filosofia all'Università di Perugia e all'Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), discutendo una tesi su una lettura trinitaria dell'attualismo di Giovanni Gentile. Attualmente è dottorando all'Istituto Universitario Sophia in Escatologia, con uno sguardo sulla teologia islamica sciita, in collaborazione con il Risalat Institute di Qom, in Iran. Dal 2016 dirige la rivista di dibattito ecclesiale Nipoti di Maritain. Interessato da sempre alla politica e ai suoi rapporti con l’economia e con la filosofia, fa parte di Termometro Politico dal 2014, specializzandosi in sistemi elettorali, modellizzazione dello spazio politico e analisi sondaggi.
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