Mattarella al Colle: il centrodestra si è rotto

Pubblicato il 1 Febbraio 2015 alle 16:52 Autore: Alessandro Genovesi
centrodestra

Si è già detto e scritto molto sull’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale. Di come sia stata una grande vittoria del premier Matteo Renzi e una considerevole scoppola, l’ennesima negli ultimi tempi, per l’attempato Silvio Berlusconi. Tutto vero. Ma c’è dell’altro: checché se ne dica, il profilo politico e umano di Mattarella ha indispettito e non poco il centrodestra nel suo complesso: il nuovo Capo dello Stato può essere tranquillamente ascritto alla pattuglia dei cattolici democratici (in senso lato e stretto, vista la sua appartenenza al PD).

Mattarella al Colle – Centrodestra all’attacco

Fumo negli occhi per la destra democristiana, che ha ancora il dente avvelenato per i fatti del 1994-1995, quando Mattarella ruppe con Buttiglione (“El General Roquito”) e, assieme a Gerardo Bianco, portò il Partito Popolare (in cui muoveva i primi passi un giovanissimo ragazzo fiorentino, Matteo Renzi) ad allearsi con il PDS. E allora sono naturali le reazioni provenienti da quegli ambienti, non solo politici. Il direttore di Libero Maurizio Belpietro usa toni sprezzanti: “Sergio Mattarella è un esemplare di cattocomunista sopravvissuto alla prima Repubblica, una specie di Rosi Bindi senza gonnella e senza la verve della presidentessa dell’antimafia”. Poi però riconosce che il centrodestra si è praticamente suicidato, gestendo la successione di Napolitano in maniera quantomai dilettantesca. Perdendo, oltre che la partita, anche la faccia. Non si può infatti considerare diversamente l’inversione di rotta del Nuovo centrodestra nel giro di poche ore: prima no a Mattarella, poi forse, infine sì, spaventato dai rischi di provocare una crisi di governo.

presidente della repubblica sergio mattarella

Sergio Mattarella

Il leader Angelino Alfano oggi ha provato a smorzare i toni, in un’intervista al Corriere della Sera. “Non abbiamo voluto consegnare Mattarella alla sinistra e all’estrema sinistra. Il nostro voto ha permesso a Mattarella di avere un pezzo di area moderata. Il giudizio vero si potrà dare nelle prossime settimane o mesi, quando si vedrà se sulla riforma costituzionale esiste la forza parlamentare per andare avanti. Vale a dire se Renzi troverà la forza fuori dalla maggioranza di governo, se il patto del Nazareno terrà”.

Dopo Sacconi e Saltamartini, però, il partito del ministro degli Interni perde anche un grande vecchio come Giuliano Cazzola. “Mattarella – afferma Cazzola – appartiene alla congrega di quanti esprimono una riserva morale nei confronti del centrodestra. E ce lo troviamo al Quirinale. Ma questo è un problema dell’ex Cav che si è fidato troppo del Royal baby. Io capisco che il Ncd, alla fin dei conti, non aveva alternative. Ma non si può agevolare e proteggere una svolta autoritaria di un ragazzotto furbo più che intelligente, fortunato più che capace. Io, almeno, alla mia età, con la mia storia, non ci sto più”.

Mattarella al Colle – Forza Italia nel baratro

Se Ncd piange, Forza Italia non ride. Il partito di Berlusconi si è squagliato, con ben 38 grandi elettori che, disobbedendo alle indicazioni di scuderia (scheda bianca), hanno votato Mattarella. Chi sono? Uomini di Raffaele Fitto? Il diretto interessato smentisce: “È un tentativo di complotto ai miei danni. Basta controllare nei video i tempi di permanenza nelle cabine elettorali. Ora – dice piuttosto Fitto – vanno azzerati i vertici di Forza Italia. Basta con i badanti che decidono per tutti. E basta nazarenate”. Sarà. Certo è che la guerra intestina agli azzurri va avanti ormai da molti mesi e non è affatto da escludere che la fronda fittiana abbia voluto fare un dispetto al Cav.

L’affaire Mattarella ha rimesso in discussione anche le alleanze. Con il segretario della Lega Nord Matteo Salvini che chiude le porte ad un’affiliazione con Ncd in Veneto: “Come faccio – ha detto Salvini – ad avere una dignità e una coerenza? Oggi chi sta portando avanti leggi sull’immigrazione che sono incompatibili con il disegno della Lega e con la volontà dei veneti non può ripresentarsi in Veneto alleato della Lega. Preferisco perdere qualche voto che fare ammucchiate”. Il caos è grande e per la destra italiana si profila un lungo tragitto tra cocci e macerie. Dovrà affrontare una ricostruzione della propria identità, oltre che della leadership, che per ora è anni luce da qualunque confronto con Matteo Renzi.

L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
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