INTERVISTA Stefano Pedica (Pd): “Io, rottamatore prima di Renzi”

Pubblicato il 19 Febbraio 2015 alle 18:23 Autore: Gabriele Maestri

Da un paio di anni guida il Cantiere democratico, ora parte del Partito Democratico (di cui vorrebbe rappresentare il “pensatoio” per discutere dei problemi e risolverli), ma la sua esperienza parlamentare è stata tutta nell’Idv e prima ha lavorato al fianco di Cossiga e D’Onofrio.

Stefano Pedica non è in parlamento dall’inizio del 2013, ma fin dai primi mesi della legislatura lavora per la costruzione di un nuovo centrosinistra. Si identifica molto nelle battaglie e nelle idee di Renzi, anche se – intervistato da noi – rivendica la primogenitura di quella che l’ha portato alla ribalta: “Ho sempre combattuto i ‘soliti noti’ in Parlamento, io ho lottato ancora prima di Renzi per la rottamazione”. E oggi, come continua a lottare?

pedica cantiere democratico

Pedica, lei è stato per due legislature in Parlamento con l’Italia dei valori e da quasi due anni guida il Cantiere democratico all’interno del Pd. A che serve un “cantiere” nel partito?

Il Cantiere è un’area del Partito democratico, una delle circa diciotto che sono presenti all’interno. Ognuna rappresenta chi la parte buona, chi la parte meno buona del partito. Cantiere democratico è nato dai fuoriusciti dell’Idv e anche di altri partiti che non si riconoscevano più in una politica “vecchio stampo”, di partiti minori, etc. Bisognava andare oltre, seguire un progetto che mi ha stimolato molto: quello dell’attuale presidente del Consiglio e segretario Renzi, cioè andare oltre i partiti. Per questo ho voluto rappresentare all’interno del Pd un’area tematica, che si occupi delle idee, un pensatoio che dia soluzioni a temi che negli anni il partito in genere non è riuscito a “portare a termine”.

L’idea, come suggerisce la parola “cantiere”, è quella di costruire un nuovo centrosinistra all’interno del Pd, insieme a Campo democratico di Goffredo Bettini, ad Area dem di Dario Franceschini, di cui tra l’altro facciamo parte. C’è tutto questo insieme di aree che vogliono dare un contributo non sul piano del tesserificio, su cui altri hanno puntato, ma su quello delle idee: vogliamo darle al governo, alla regione, al comune… anche confrontandoci in maniera aspra, ma per raggiungere l’obiettivo di soddisfare i cittadini sui temi che spesso nelle aule non sono discussi.

cantiere democratico pedica

E’ più uno strumento che una corrente, dunque?

Non è una corrente, è un’area che non si interessa di potere, poltrone o tessere, ma dei problemi. Per fare una buona politica bisogna anche avere interlocutori che siano veri, che non pensino al potere ma al bene del paese. Io mi ritrovo in quel segmento, a lottare nelle periferie, a parlare con le istituzioni per capire bene come sfruttare i fondi europei (e non per fare demagogia): da lì vogliamo costruire progetti che facciano arrivare finanziamenti e alla fine portino lavoro. Tutte soluzioni che nel governo Renzi si perseguono, per dare speranza e lavoro ai giovani: ecco perché io mi sposo molto con questo esecutivo.

Stiamo ufficialmente per diventare la sezione tematica del Pd, sarà ufficializzato a fine marzo; intanto martedì vedremo il viceministro dei trasporti Nencini, il 3 marzo incontreremo il sottosegretario alla giustizia Cosimo Ferri per parlare dei problemi della giustizia. Noi ci siamo inseriti appunto in questi segmenti, in quello delle idee e in quello europeo, perché era vuoto; gli altri ambiti, quelli in cui si briga e si litiga per poltrone e tessere, non ci interessano.

cossiga pedica

Il suo approdo al Pd può destare a qualcuno curiosità, visto il suo iter politico, dalla Dc al Ccd (quindi non proprio a sinistra), dall’Udr di Cossiga alla Dc di Rotondi, fino all’Idv, per poi arrivare a Centro democratico e infine ai dem: come si tiene questo percorso?

Il percorso è comunque moderato. Fa piacere sentire che ho passato tutti questi partiti: a me personalmente non risulta, avendolo vissuto personalmente… Io vengo da un centrosinistra che inizia con Francesco Cossiga presidente del Consiglio (centrosinistra di demitiana memoria), poi ho seguito come segretario particolare Francesco D’Onofrio, ministro e costituzionalista, poi sono tornato con Cossiga nell’Udr e poi sono tornato nel centrosinistra. Il discorso di Rotondi, Mastella, … mi suona e mi è sempre suonato nuovo, io sono rimasto fedele al progetto iniziale della mia storia politica, che si chiama Francesco Cossiga. Il tutto è politicamente più semplice di tutte queste “transumanze” che mi attribuiscono: poi io sono stato in un unico partito quando sono stato eletto per vari anni al Parlamento.

Cioè l’Italia dei valori…

Già; quando è venuta meno l’Idv sono entrato nel partito in cui mi rappresentavo da sempre, cioè nel centrosinistra, in cui è rimasto solo il Pd. L’ho fatto sposando il progetto della rottamazione: chi mi conosce politicamente, sa che nella mia vita ho sempre combattuto i “soliti noti” nei seggi del Parlamento, io ho lottato ancora prima di Renzi per la rottamazione: lui parlava la mia stessa lingua e non ho fatto altro che sposarlo in pieno.  Io mi trovo benissimo in quella linea di rottamazione: quando non sarà più una politica di rottamazione, mi vedrà escluso dalla politica in generale.

donadi pedica

Lei però se non sbaglio, tra l’Idv e il Pd, è stato referente per il Lazio di Centro democratico, o così almeno risultava dal sito di Cd…

Ecco, chiariamo anche questo. Quando siamo andati via dall’Italia dei valori, con Massimo Donadi e altri, abbiamo fondato l’associazione Diritti e libertà. Ci fu però l’imposizione da parte di Bersani e del Pd, affinché ci si unisse ad altri partiti minori all’interno di un progetto che stesse all’interno della coalizione di centrosinistra. Così Donadi ha fatto l’accordo col partito di Tabacci; il nostro, però, era solo un accordo elettorale, poi ognuno se ne tornava a casa sua. Non c’è mai stato un passaggio in un partito, Centro democratico non aveva un coordinamento regionale; io ero il coordinatore regionale uscente dell’Idv, perciò avevo quell’esperienza e ho continuato per portare alle elezioni quel cartello, che non mi ha visto protagonista perché sapevo che non c’era la possibilità di essere eletto, ma ho comunque dato il mio contributo al centrosinistra per battere il centrodestra. Niente di più di questo. La mia vita politica è fatta di tre persone: Francesco Cossiga, il mio maestro di politica; Francesco D’Onofrio, costituzionalista e padre della legge 241/1990 sulla trasparenza del procedimento amministrativo; Antonio Di Pietro, che mi ha chiamato a organizzare l’Idv a livello nazionale, cosa che ho fatto dal 2005 al 2012, portando il partito anche all’11% a Roma.

Secondo lei Matteo Renzi le sta azzeccando tutte o potrebbe migliorare in qualcosa, come segretario Pd e come Presidente del Consiglio?

Pensando alla segreteria Pd, credo che ci voglia più collaborazione tra tutti, da esponenti della minoranza e della maggioranza, ma vanno ascoltati, non delegittimati, soprattutto quando c’è la diretta streaming che tutti vedono. Quanto alla Presidenza del Consiglio, bisogna stare attenti a non fregiarsi solo degli 80 euro, che risalgono quasi a un anno fa, ma fare qualcosa che ancora non si vede per le imprese, i giovani e la ricerca. So che è difficile, che è un momento particolare e c’è anche la minaccia terroristica; tuttavia Renzi ha messo al fuoco tantissimi argomenti e credo che piano piano riesca a portarli avanti grazie alla forza di tutti e non alla delegittimazione o alla presentazione di emendamenti volti a un ostruzionismo che non conviene a nessuno. Occorre una politica che dia speranza, all’interno del programma di Renzi, soprattutto su famiglia, lavoro e giovani.

renzi pedica

Non è che, per lei, Renzi ogni tanto esagera un po’? Un tantino antipatizzante lo appare…

Guardi, sullo scontro con i sindacati non mi sono trovato d’accordo e ho avuto modo di comunicarglielo. Non si deve fare una battaglia contro alcune anime del centrosinistra, come quella della Cgil: casomai va fatto con quelle del centrodestra. Per quanto riguarda il “patto” del Nazareno, visto anche com’è andato a finire, avrei preferito non farlo: se però la storia politica ci porta a parlare anche di quel patto che è finito come è finito, beh, ben venga la storia politica. Io faccio comunque il tifo per un risultato che dia una certezza per quello che riguarda la legge elettorale, per la riforma del Titolo V; occorre togliere i finanziamenti alle Regioni, che stanno diventando enti che distribuiscono solo denaro magari ai “soliti noti” e non pensando ai cittadini. Sono attento a questo e se mi capita lo dico a lui e ai parlamentari: ho la fortuna di entrare in Parlamento e vederli in Transatlantico a parlare tra loro, così dico come la penso.

Questo suo impegno a favore delle idee potrebbe essere riconosciuto anche con una candidatura?

Sono uno di quelli che ha sempre sostenuto che chi non viene eletto non deve andare a pietire dal partito di appartenenza per ottenere un incarico retribuito: se uno ha il lavoro torna a fare quello, se non ce l’ha si iscrive nelle liste di collocamento. Io sono ritornato alla mia società, curo sempre i rapporti istituzionali, metto il mio impegno politico a disposizione della comunità e del partito. Tre giorni fa ero a Magliano Romano per bloccare la discarica, le persone avevano me come rappresentante e porto avanti questa battaglia. La politica è fatta anche di questo, di presenza nel territorio; ho visto altri colleghi ex parlamentari che sono andati a chiedere un posto di lavoro o un incarico, magari perché non avevano lavoro o la loro era una famiglia numerosa. Questo non lo farò mai, voglio essere sereno con la mia gente; se poi sarò premiato, sarà in funzione del mio lavoro. Io ho fatto due legislature, avevo detto che dopo due mandati occorre dare spazio agli altri; se uno ha lavorato bene può andare al governo o ricoprire un ruolo all’interno del partito, se c’è la disponibilità.

Qual è il pregio maggiore di Renzi, secondo lei?

Sicuramente l’età, dà anche la speranza a quei giovani che vedono in un ragazzo ormai quarantenne una persona dalle idee chiare, che non si fa ricattare , ha tanti programmi da portare a termine e si assume le sue responsabilità. E’ questo il lato positivo che la gente sta apprezzando.

mafia capitale roma al voto ma pd blinda marino in caso di elezioni

L’impegno di Cantiere democratico è rivolto anche a Roma: di cosa ha bisogno la Capitale ora?

Innanzitutto tenga conto che Cantiere democratico è nazionale: abbiamo un assessore in Puglia e vari eletti in altre regioni. Certo, su Roma, come movimentista e conoscitore della politica romana, fungo da pungolo portando come esempio quello che ho fatto a suo tempo, mettendoci la faccia su tanti argomenti, andando nelle periferie a parlare con la gente e a risolvere i problemi, cercando di dialogare con le autorità che quei problemi invece non li affrontano. Da due anni dico all’amico Ignazio Marino che occorre lavorare sull’ambiente, sul territorio (c’è troppo degrado), sulla sicurezza. Ci sono piste ciclabili in disuso, penso a quella della Balduina inaugurata circa un anno fa e ora in condizioni disastrose, senza manutenzione; c’è lo scandaloso ritardo della Panoramica, per cui dopo un anno di pioggia che ha fatto franare una parte di montagna non si può avere ancora la strada che porta da piazzale Clodio fino alla Balduina con una corsia sola e non con due.  A Tor Bella Monaca, a Tor Sapienza, al Serpentone c’è un degrado totale, con l’impossibilità dei cittadini di sentirsi parte dello Stato: quando vado là, mi dicono che ogni giorno si scrivono la Costituzione perché lo Stato li ha abbandonati.

Lei è intervenuto anche sulla proposta di zoning all’Eur in tema di prostituzione, esprimendosi in modo molto negativo. Perché?

Io sono stato l’unico a intervenire fin dall’inizio: nel Pd c’è stato un silenzio imbarazzante su questa proposta di “ghettizzazione” delle “strade a luci rosse”. Subito dopo il vicesegretario nazionale e altri hanno sentito il bisogno di esprimersi allo stesso modo, fino ad arrivare al blocco di questa iniziativa malsana. Ma non è la sola idea malsana: lo è anche il progetto dell’assessore Francesca Danese di impiegare i rom per la raccolta differenziata o di dare loro una casa se hanno i requisiti, cosa che mi pare difficile vista la loro natura. Di tutte queste cose io e il mio gruppo discutiamo con il Pd, io sono parte della direzione regionale del Lazio e anche lì si discute. Se devo dire una cosa, non mi tiro indietro; anche nel Pd credo ci vorrebbe meno ipocrisia e più sincerità.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
Tutti gli articoli di Gabriele Maestri →