Cicchitto e Quagliariello (Ncd) scrivono a Berlusconi

Pubblicato il 30 Aprile 2014 alle 14:23 Autore: Daniele Errera

Traditori, ma non troppo. E’ questo il principio della lettera che Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello hanno scritto a Silvio Berlusconi. Una missiva riportata dall’Huffington Post.

I due esponenti di Nuovo Centrodestra (ex Pdl, come noto) scrivono all’ex premier esigendo che “venga ristabilita la verità dei fatti”. I due partono mettendo le mani avanti, come a dimostrare la fedeltà per l’uomo che ha creato il centro destra: scrivono dell’ingiustizia “tanto della sentenza Mediaset quanto dell’applicazione retroattiva della legge Severino”. Poi tornano a mesi fa quando “un manipolo di traditori (parlano di loro stessi) si sono adoperati presso i carnefici (i giudici, come ovvio nella letteratura berlusconiana) per rallentare la corsa del treno e hanno lavorato l’intera estate per fornire a Berlusconi una batteria di difesa tecnica che una volta tanto ha reso alla controparte la vita più difficile invece che agevolarle il compito”.

E Quagliariello/Cicchitto parlano ancora della fedeltà di quei ‘traditori’, allora ancora membri integranti del Pdl. Il tema diventa la ‘grazia’: “i presupposti vi erano la scorsa estate e, nonostante tutto, vi erano ancora in autunno, anche grazie a una paziente opera di tessitura e di continua ricucitura ad opera dei soliti traditori”. Fino al momento in cui l’allora ancora Cavaliere decise di togliere la fiducia a Letta, dividendo così le strade del centro destra in due diverse forze politiche: Forza Italia all’opposizione e Nuovo Centrodestra leale al Governo.

Quindi tornano sul concetto di ‘re assoluto’. Un concetto di prima età moderna che impone la via della giustizia del re, il quale non può sbagliare se non a causa dei cattivi consigli dei ‘fedeli’. E qui comincia l’attacco dei due esponenti di Ncd verso questi pessimi consiglieri: “qualche cattivo consigliere ha indotto Berlusconi a sottovalutare la portata del gesto che avrebbe potuto ottenere”. Ancora: “avevamo sempre ritenuto che la più grave responsabilità del disastro fosse da imputare non al presidente Berlusconi ma a quanti quelle leggende metropolitane gliele avevano raccontate, gettando consapevolmente sale sulle ferite di una persona provata da una persecuzione giudiziaria senza precedenti”.

Alla fine, però, colpo di scena: l’infallibilità berlusconiana viene meno. “viene invece il sospetto – scrivono gli ex Pdl – che Berlusconi ci abbia messo pesantemente del suo e che, dopo aver dato sempre la colpa agli altri per tutto ciò che in questi vent’anni non ha funzionato, della distruzione provocata debba assumersi la sua consistente quota di responsabilità”. Insomma, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. E basta parlare, chiedono Cicchitto e Quagliariello, di ‘traditori’ o ‘traditi’: “a questo punto resta soltanto da augurarsi che, quando la verità verrà a galla come Berlusconi insiste a chiedere, venga a galla tutta intera”.

Daniele Errera

L'autore: Daniele Errera

Nato a Roma classe 1989. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali con la tesi "Dal Pds al Pd: evoluzione dell'organizzazione interna". Appassionato di politica, ha ricoperto vari ruoli nel Partito Democratico e nei Giovani Democratici. E' attivo nell'associazionismo territoriale.
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